domenica 25 marzo 2018

Marco Balzano, "Resto qui", Einaudi


 Resto qui è una storia di resistenza di fronte all'identità negata, ai soprusi del potere, ai tradimenti degli affetti, alle offese degli anni che passano, alla disperazione dei sogni crollati: ai dolori del tempo che ci è dato in sorte e a quelli che la vita comporta in sé. 
 Trina, la protagonista, è la figlia di un falegname di Curon - ultimo comune della Val Venosta prima del confine con l'Austria - che, alla presa del potere da parte di Mussolini, si accinge a conseguire il diploma per poi diventare maestra elementare.
 L'avvento del fascismo, però, stravolge i suoi piani: il programma di "italianizzazione" delle valli popolate da cittadini di lingua tedesca impedisce alla ragazza di accedere all'insegnamento; solo attraverso i corsi clandestini che, grazie alla copertura del parroco, si tengono in gran segreto in scantinati o abitazioni private per insegnare il tedesco ai bambini del paese, Trina può dar seguito alla propria vocazione.
 Le scuole clandestine comportano però grossi rischi per le famiglie degli studenti e per gli insegnanti che, se colti in flagrante dai carabinieri o dai fascisti, rischiano l'arresto e il confino. E' quello che succede a Barbara, un'amica di Trina, fermata nel corso di un'irruzione della polizia fascista nella sua "classe", che viene sradicata dalla sua valle e confinata a Lipari.
  Privata della possibilità di realizzare il suo sogno di diventare maestra, Trina accetta di sposare l'unico uomo che abbia mai guardato, Erich Hauser, un giovane contadino che frequenta la bottega di suo padre e gli è amico. Erich è biondo, serio, forte, gentile, ma parco di parole e di sorrisi: la ragazza ne è incuriosita, attratta, rassicurata. Dall'unione di Trina ed Erich nasceranno presto due bambini, Michael e Marika; Trina si sentirà fin da subito legatissima soprattutto a quest'ultima.
 Le gioie e le fatiche della maternità, però, non bastano ad attenuare l'indignazione al cospetto dei soprusi perpetrati dai fascisti nei confronti dei valligiani; l'ultimo e il più grave è costituito dal progetto di costruzione di una grande diga a valle del paese, per creare un bacino artificiale capace di alimentare le centrali idroelettriche destinate a fornire alle fabbriche sorte in Sud Tirolo l'energia necessaria alla loro operatività. Il problema è che l'invaso sommergerà gran parte dell'abitato di Curon e di Resia, senza alcun riguardo per i contadini che vi risiedono e per la loro storia.
 Solo le tumultuose vicende che investono l'Europa negli anni trenta del Novecento rallentano e poi bloccano del tutto i lavori già iniziati nel cantiere stabilito dove sorgono i verdi pascoli sui quali sono abituate a brucare l'erba mucche, pecore e capre.
 Paradossalmente, a ridare una speranza agli altoatesini di lingua tedesca contro la spocchiosa invadenza dei fascisti è la conquista del potere da parte di Adolf Hitler e la prospettiva della costituzione di un Grande Reich germanico in funzione "antitaliana".
 Ma quando, dopo l'Anschluss dell'Austria alla Germania, Hitler e Mussolini stringeranno un accordo per risolvere l'annosa questione dell'Alto Adige attraverso le cosiddette opzioni (per cui, alle popolazioni di lingua tedesca e ladina, fu data la possibilità di scegliere se restare cittadini italiani continuando a risiedere nei propri luoghi d'origine, ovvero optare per il trasferimento nei territori del Reich con un indennizzo e la concessione di un'abitazione e di un appezzamento di terreno), Erich e Trina sceglieranno di rimanere a Curon, attirando su di sé la riprovazione e persino il disprezzo di amici e parenti"opzionisti"; troppo forte, del resto, è il loro attaccamento al borgo natio.
 Alla vicenda delle opzioni finisce per legarsi il dolore più grande della vita di Trina: i suoi cognati - la sorella di Erich e suo marito, fervente nazista - decideranno di partire e, senza dire nulla a nessuno, forse con il consenso della bambina, porteranno con sé Marika, la figlia di Trina, sottraendola nottetempo alla madre.

Marco Balzano

Trina non vedrà più Marika, e la ferita del furto della bambina non si rimarginerà mai nell'animo della protagonista, rimanendo la più profonda e bruciante, nonostante tutte quelle, terribili, che le vicende degli anni successivi le riserveranno. Tanto che Trina passerà la vita a pensare a Marika e a sognare di rivolgersi a lei; la storia stessa raccontata nel libro si immagina narrata da Trina in prima persona alla figlia, come una lunga missiva mai spedita.
 A confronto del dolore irrimediabile provocato dalla sparizione di Marika, persino quello dato a Trina dallo scoppio della guerra e della partenza, insieme a tutti gli altri uomini abili, del marito Erich sembra passare in secondo piano.
 Nel clima di angustie e ristrettezze del periodo bellico, Trina - ridotta a occuparsi da sola della casa e del bestiame - finisce per indurirsi e per inselvatichirsi; intorno a lei, la desolazione delle famiglie, sempre più numerose, che al fronte hanno perso un congiunto.
 Miglior sorte tocca a Erich che, ferito a una gamba in Grecia, viene rispedito a casa affinché si ristabilisca. E tuttavia anche il ritorno di Erich è amaro: prostrato dagli orrori a cui è stato costretto ad assistere, l'uomo deve prendere atto con costernazione che suo figlio Michael è diventato un fanatico nazista, che guarda al Fuhrer come a una specie di divinità, del tutto ignaro dei crimini e delle angherie perpetrate in guerra dai seguaci di Hitler.
 Così, dopo l'armistizio dell'8 settembre, quando le truppe tedesche occupano in forze l'Alto Adige, Michael prende la decisione di arruolarsi volontario nella Wehrmacht per lavare l'onta della mancata adesione della sua famiglia al Reich ai tempi delle opzioni, mentre Erich diserta e, insieme a Trina, si rifugia con altri sbandati in uno dei masi più alti, presso le cime innevate delle montagne, verso il confine con la Svizzera.
 Sono mesi di fame, di stenti, di angoscia; i frequenti rastrellamenti dei tedeschi, che bruciano i rifugi dei disertori e fucilano chiunque dia loro ospitalità, costituiscono un costante motivo di preoccupazione. Ed è solo per caso che, proprio quando la guerra si avvia alla sua conclusione, Erich e Trina riescono a sfuggire a una di queste incursioni, nel corso della quale viene interamente sterminata la famiglia che ha accettato di accoglierli.
 Passata l'euforia per la conclusione del conflitto, neppure il dopoguerra porta davvero la pace: da una parte persistono i motivi di discordia tra Erich e Michael, tornato anch'egli incolume dalla guerra, e dura nei genitori il doloroso ricordo di Marika, di cui più nulla si è saputo; dall'altra, come se nulla fosse cambiato dai tempi del fascismo, le istituzioni della nuova Italia repubblicana riprendono e assecondano il vecchio progetto della Montecatini che prevede la costruzione in valle della diga, a dispetto delle stalle, delle case, della vita dei contadini.
 Di fronte all'avanzare sempre più rapido dei lavori (per i quali le imprese di costruzione utilizzano veri e propri eserciti di manovali reclutati nelle regioni più povere dell'Italia meridionale e stipati in misere baracche, del tutto analoghe a quelle destinate durante la guerra alla custodia dei prigionieri), Erich si trasforma in un vero e proprio attivista: si mette a studiare l'italiano per meglio comprendere documenti e carte bollate, mobilita il parroco, il Vescovo, i Sindaci dei comuni vicini, riesce persino a ottenere che una delegazione di valligiani sia ricevuta in udienza privata da Pio XII. Eppure tutto questo non basta a fermare il passo di un progresso crudele di cui solo i poveri devono pagare il prezzo, e di cui solo altri godranno i benefici.
 Curon e Resia verranno demoliti e sommersi; solo il campanile della vecchia chiesa resterà in piedi, spuntando - scenograficamente malinconico - dalla superficie dell'acqua dopo l'allagamento del bacino artificiale.
 Erich non sopravviverà all'ultima, definitiva sconfitta, e morirà di notte, nel suo letto, nel 1953. Invece Trina, imperterrita, continuerà a vivere nel bilocale a lei assegnato dalla Montecatini, tornando al suo originario mestiere di maestra, fedele per sempre alle sue radici, alla memoria dei suoi cari, alla storia dei suoi luoghi, ostinata a resistere, a prendersi cura di sé fino alla fine, a lottare a prescindere da tutto.
 Marco Balzano con questo bel romanzo, esemplarmente incastonato nella storia tormentosa del Novecento, di un'Italia fatta di schegge di antiche contese, di rancori localistici, di contrasti mai sopiti - e nel contempo pieno di echi e di richiami all'attualità -, dimostra di aver raggiunto la piena maturità artistica.
 La voce femminile di Trina, originale protagonista-narratrice, è sobria, limpida, misurata, intima, credibile. Come gli altri protagonisti dei romanzi di Balzano, è un essere umano che vive il suo tempo e che, con mite ostinazione, a partire dalla sostanza autentica dei propri affetti, cerca di mantenere intatto il legame le proprie radici, e di comprenderle fino in fondo per ricavarne la forza - magari anche staccandosene - di andare avanti e di ritagliarsi il proprio posto nel mondo.
 Davvero bella la copertina, con un'immagine assolutamente riconoscibile ma non convenzionale del lago di Resia.

Voto: 7  

domenica 18 marzo 2018

Andrew O'Hagan, "La vita segreta. Tre storie vere dell'era digitale", Adelphi

 

 Quali sono le caratteristiche precipue della socialità digitale, quel vasto campo di relazioni che costituisce l'ingombrante portato emotivo, culturale e politico della realtà virtuale, e che - negli ultimi anni - ha assunto sempre maggiore peso nella vita di ciascuno di noi, fino a incidere in maniera significativa sulla definizione della nostra percezione del mondo esterno e persino della nostra identità personale?
 Io ne isolerei fondamentalmente tre: la prima e più evidente è l'isteria, derivante dall'oscillazione tra il puntuale senso di onnipotenza che l'utilizzo degli strumenti informatici infondono nel singolo utente, e la ricorrente impressione dell'inconsistenza e dell'irrilevanza dell'individuo - costantemente esposto al confronto con la comunità degli utenti e con il loro punto di vista prevalente - al cospetto della collettività digitale; del resto, dove non esiste uno spazio privato e protetto di libera sperimentazione e di graduale maturazione della personalità individuale, la tendenza non può che essere quella di annichilire qualsiasi deviazione dalla norma stabilita dalla maggioranza.
 La seconda è costituita dal manicheismo, per cui ogni posizione tende a radicalizzarsi eliminando qualsiasi sfumatura e incorporando un giudizio morale.
 La terza è l'autonomia delle dinamiche che sostanziano il mondo digitale rispetto a quelle del mondo reale, di cui la socialità digitale tende a ricalcare le logiche, obliterandone però categorie e significati.
 Tutte queste caratteristiche sono perfettamente rappresentate in questo interessantissimo libro di Andrew O'Hagan, costituito da tre storie che sono a tutti gli effetti dei reportage da una terra che tutti frequentiamo e che, in qualche modo, crediamo di conoscere, ma della quale non è stata ancora concretamente tracciata una dettagliata carta geografica.
 Il primo racconto prova a mettere a fuoco la controversa figura di Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, del quale O'Hagan alcuni anni fa fu incaricato da un grosso editore di scrivere l'autobiografia in qualità di ghost writer.
 L'incarico portò lo scrittore scozzese a vivere e lavorare per alcuni mesi gomito a gomito con Assange (che allora non si era ancora rifugiato nell'ambasciata ecuadoregna a Londra, ma risiedeva nel Regno Unito in libertà vigilata), allo scopo di conoscerlo a fondo, di entrare in sintonia con lui per interpretarne nella maniera più fedele pensieri e intenzioni, per dar voce a beneficio del pubblico a tutti i suoi ricordi, per farsi specchio della sua personalità. 
 Nonostante i buoni propositi manifestati da Assange e i lauti anticipi a lui versati dall'editore, il progetto non andò in porto: il celebre programmatore australiano si mostrò insopportabilmente instabile dal punto di vista emotivo, recalcitrante di fronte agli impegni che aveva consapevolmente assunto, indicibilmente egocentrico, irresponsabile verso chiunque lo circondava, sostanzialmente inaffidabile. 
 L'immagine che viene fuori dell'uomo capace di mettere in scacco con le sue rivelazioni i servizi segreti di mezzo mondo, di imbarazzare i capi delle Forze armate e lo stesso Presidente degli Stati Uniti, di far credere che la trasparenza fosse il principale portato etico dell'era di Internet, è tutt'altro che positiva: drogato di celebrità, ossessionato dai suoi nemici, forse schiacciato dal compito di cui si sente investito (quello di denunciare le malefatte dei Governi, di riportare alla luce la polvere nascosta sotto il tappeto dai detentori del potere), Assange appare un bambino capriccioso, un logorroico, un maleducato, un superficiale, un individuo semi-autistico preoccupato unicamente di stupire continuamente i suoi interlocutori per nutrire il suo mito, ma in sostanza incapace di fare i conti con se stesso e i propri limiti. 
 Per O'Hagan questo complesso di atteggiamenti è in parte consustanziale alla personalità di Assange, in parte derivante dalle manie di persecuzione introiettate da un individuo che in effetti è uno degli uomini al mondo più odiati e più esposti a possibili persecuzioni giudiziarie.
 Un ritratto certo significativo e forse emblematico del personaggio è perfettamente compendiato da queste poche righe dell'autore: "Non avevo mai incontrato un uomo con una così buona causa e una così cattiva predisposizione all'ascolto, e neppure il capo di un'organizzazione con una tale, inesauribile capacità di preoccuparsi dei suoi nemici e di sbadigliare in faccia alla gente". 
 La seconda storia proposta è in realtà il resoconto di un esperimento: adottando le modalità operative di quegli agenti di polizia o dei servizi segreti che conducono lunghe operazioni sotto copertura - che assumono l'identità di bambini realmente esistenti ma morti precocemente, sviluppandone con assoluto realismo la biografia fittizia per infiltrarsi senza destare sospetti nel tessuto di grosse organizzazioni criminali, o nelle strutture di Stati stranieri -, Andrew O'Hagan prova a prendere a prestito l'identità di un certo Ronnie Pinn, deceduto nel 1984 a soli 20 anni, per dare vita a un personaggio capace di possedere uno statuto di realtà perfettamente autonomo e assolutamente credibile nel mondo digitale. Il redivivo Ronnie Pinn assume così la facoltà di inoltrarsi nei meandri del cosiddetto "deep web" o "dark web", quel livello della Rete in cui, senza temere troppo intrusioni delle autorità di polizia, ci si può procurare armi, sostanze proibite o si può trovare occasione di dare sfogo alle proprie perversioni sessuali senza preoccuparsi di ciò che è legale e ciò che non lo è.  

 Andrew O'Hagan

 L'operazione riesce perfettamente: Ronnie Pinn si procura un passaporto, un conto in banca, e ricostruisce una biografia che va oltre quella mattina di un giorno d'estate in cui fu trovato morto per overdose nel suo appartamento; Pinn assume anche una personalità sua, intervenendo sui social media, esprimendo le proprie opinioni, maturando i propri gusti personali. E poi, immergendosi nelle profondità del Web, riesce a procurarsi senza troppi problemi della droga e persino un'arma che gli viene recapitata a casa da un corriere un pezzo alla volta.
 Al termine dell'esperimento, O'Hagan fatica addirittura a cancellare le tracce del passaggio di Ronnie Pinn nell'era digitale; qualche frammento dei suoi interventi continuerà a lungo a galleggiare nel mare magnum di Internet. Così, la visita dell'autore, una mattina del dicembre 2014, alla madre del vero Ronnie Pinn, fortunosamente rintracciata dopo mesi di ricerche, appare quasi un risarcimento per l'abuso compiuto, e un omaggio - venato però di ironia - al "vecchio" mondo reale.
 L'ultimo racconto è forse quello più intrigante, e narra il tentativo di dare finalmente un volto e un nome a Satoshi Nakamoto, lo pseudonimo dietro il quale si nasconde l'inventore di Bitcoin, la tecnologia che sta alla base della più famosa criptovaluta al mondo. 
 Tutto ha inizio nel 2015, quando Craig Wrigth, un brillante e poliedrico informatico australiano, è costretto a una rocambolesca fuga dal suo Paese natale (prima verso la Nuova Zelanda, poi verso Londra) dopo l'irruzione delle autorità fiscali negli uffici di una sua società a Sydney. L'Australian Taxation Office sospetta Wright di aver compiuto imponenti operazioni finanziarie in criptovaluta eludendo la tassazione vigente.
 Alcune riviste specializzate cominciano allora a ventilare l'ipotesi che le transazioni sospette rilevate dalle autorità siano avvenute utilizzando una chiave di accesso alla bolckchain identificabile con la "firma digitale" usata da Satoshi Nakamoto per il primo spostamento di valore in criptovaluta risalente al 3 gennaio del 2009.
 A questo punto intervengono grosse società e facoltosi uomini d'affari che, dando credito all'ipotesi che Craig Wright sia in effetti Satoshi Nakamoto, rilevano tutte le sue società cariche di debiti, riempiono di soldi il programmatore australiano, e si incaricano di gestire e promuovere tutti i brevetti che egli tiene nel cassetto in cambio della pubblica dimostrazione di incarnare il mitico Nakamoto. A raccontare la lucrosa operazione (Matthew e McGregor, i principali investitori, che si propongono di mettere in contatto Wright con colossi come Uber e Google, stimano il valore del giro d'affari che la rivelazione metterebbe in moto in 1 miliardo di dollari...) viene chiamato proprio Andrew O'Hagan.
 O'Hagan comincia dunque a frequentare Wrigth per raccogliere informazioni dettagliate sull'uomo che promette di diventare un mito assoluto dell'era digitale, al pari di Tim Berners-Lee o di Robert Calliau. 
 Craig Wright appare nelle descrizioni dell'autore un personaggio estremamente brillante e pieno di energia: incapace di comunicare - se non attraverso excursus matematici e serie di algoritmi incomprensibili ai più -, pieno di quei complessi che spesso attanagliano i nerds, Wright è però un vulcano di idee e un mostro di cultura, capace di spaziare dall'informatica alla fisica alla filosofia alla storia delle religioni.
 Parlando con lui, confrontando le sue affermazioni con quelle di altri esperti, lo scrittore si convince che Wrigth sia realmente Satoshi, sebbene la sua ricorrente reticenza su talune questioni lo metta talvolta in allarme.
 Del resto, nessuno di coloro che sono intorno a lui sembra nutrire il benché minimo dubbio sul fatto che Craig Wright e Satoshi Nakamoto siano la stessa persona: persino una prima dimostrazione avvenuta in privato sembra andare a buon fine.
 Così, appare semplicemente catastrofico il fallimento da parte di Wright della prova decisiva effettuata davanti ai giornalisti di mezzo mondo: catastrofico per Wright, e catastrofico per chi ha investito su di lui svariati milioni di dollari. 
 Pretendendo di firmare un movimento di criptovaluta con la chiave digitale utilizzata da Satoshi Nakamoto nel 2009, infatti, Craig Wright commette un errore così marchiano da lasciare il sospetto che la sua, più che una truffa, possa essere un consapevole rifiuto di palesarsi per quello che è.
 Forse, l'ossessione per l'anonimato, così radicata nel mondo pseudo-anarchico dei maghi del web, ha fatto premio in lui su qualsiasi altra considerazione; molti indizi suggerirebbero che egli ha fatto realmente parte del gruppo di persone celate dietro il nome di Satoshi Nakamoto; il problema è che per le logiche del Web, un fallimento è definitivo e non si può riscattare: Craig Wright, agli occhi della comunità digitale, è ormai bollato come un impostore, anche se forse non lo è realmente o non lo è fino in fondo (nell'ipotesi che dietro Satoshi non si celi una sola persona ma un complesso di programmatori capaci di collaborare a distanza tra loro).
 Il libro è sicuramente godibile, scritto in uno spigliato stile giornalistico, seppur con qualche impuntatura dovuta all'inevitabile utilizzo, in alcuni passaggi, di qualche tecnicismo del gergo informatico.
 Se un difetto si può trovare, esso sta nel fatto che la scrittura di O'Hagan dia a tratti l'impressione di incorporare quell'aria di presunzione tipica degli hacker e, in generale, dei protagonisti della rivoluzione informatica; ma questo non sporca lo sforzo dell'autore di mettersi al servizio dell'onestà intellettuale per illustrare fedelmente al lettore quanto ha potuto scoprire nel corso della sua affascinante esplorazione del mondo digitale e dei suoi protagonisti.
 Bruttino e poco significativo, devo dire, soltanto il titolo.

Voto: 6,5

sabato 10 marzo 2018

Aurélie Fleschen-Portuese, "Psicobiotici", Red Edizioni


(recensione di Laura Uva, neurobiologa)

 La naturopatia, quando non si traduce in pratiche alternative alla medicina ufficiale, ma integra dati scientifici fondati su evidenze sperimentali con abitudini dettate da un assoluto buon senso, allo scopo di definire uno stile di vita sano ed equilibrato, può produrre a beneficio del grande pubblico osservazioni degne del massimo interesse.
 E' il caso di questo piccolo testo opera di Aurélie Fleschen-Portuese, naturopata diplomata presso l’istituto Superiore di Naturopatia a Parigi, e membro della Federazione Francese delle Scuole di Naturopatia e delle associazioni professionali di Omnes e Aphn.
 Con un linguaggio semplice, l’autrice fornisce delle nozioni di base utili per introdurre al lettore il mondo del microbiota (definito anche "flora intestinale"), ovvero l’insieme dei microrganismi (soprattutto batteri) che sono presenti nel nostro intestino e che vivono in simbiosi con il nostro organismo.
 Ogni essere umano ospita almeno 160-200 tipi tra le 1000 diverse specie batteriche. 
 Il microbiota di ciascuno di noi inizia a formarsi al momento della nascita, si modifica attraverso l’allattamento e lo svezzamento, per poi completare il suo sviluppo verso i due anni di età.
 Naturalmente, esso potrà ulteriormente modificarsi in base all’alimentazione e allo stile di vita.
 La salute del microbiota è importante perché esso svolge un ruolo essenziale nella digestione, nell’assorbimento e nell’eliminazione degli alimenti, per la produzione di vitamina D, per un buon funzionamento del sistema immunitario e per numerosi altri processi da cui dipende il nostro benessere.
 Dal microbiota, Fleschen-Portuese parte per elaborare il concetto di psicobiotici. Cosa si intende per psicobiotici? Da tempo ormai si parla dell'intestino come di un secondo cervello, e dell’esistenza di un asse microbiota-intestino-cervello. Gli psicobiotici sono quei batteri intestinali che svolgono un ruolo benefico sulla nostra salute mentale, e la psicomicrobiotica è lo studio dell’interazione tra il microbiota intestinale e il cervello. Per fare un esempio, il 95% della sintesi di serotonina, il cosiddetto ormone della felicità, è sostenuto dal microbiota. Quindi, un microbiota in salute fa sentire bene il suo ospite.
 L’alimentazione, ovviamente, è fondamentale per la salute del microbiota e l’autrice fornisce un elenco di alimenti utili al suo benessere. Tra questi alimenti, vi sono i prebiotici, ovvero le fibre vegetali solubili, non digeribili dall’uomo, di cui i batteri benefici del microbiota intestinale (i cosiddetti “probiotici”) si nutrono.
 La scoperta del primo probiotico va attribuita al biologo russo premio Nobel per la Medicina Mecnikov, che nel 1907 scoprì i benefici dovuti al Lactobacillus bulgaricus contenuto nel latte fermentato assunto da una popolazione bulgara rurale, caratterizzata da un’aspettativa di vita insolitamente alta per quei tempi.
 Lo yogurt fu il primo alimento probiotico commercializzato in Francia dalla Danone. Molto interessante è il paragrafo sui latticini, in particolare sullo yogurt, con informazioni curiose proprio sulla sua storia e la sua produzione.

Aurélie Fleschen-Portuese

 Tra gli alimenti che invece alterano la flora intestinale vi è lo zucchero raffinato. Si stima che in Italia il consumo pro capite di zucchero raffinato sia di 27 Kg/anno, cioè 3 volte la quantità consigliata dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Il consumo di zucchero raffinato, affaticando il pancreas - che deve contrastare l'aumento della glicemia mediante la produzione di insulina e aumentando il grado di acidità nell’organismo - crea stress fisiologico e mentale. Gli sbalzi di glicemia e la sensazione di malessere che ne conseguono determinano uno stato di nervosismo e di dipendenza dallo zucchero bianco.
 Tra i tipi di grassi da evitare vi sono quelli saturi e i trans; mentre utili sono gli omega 3, presenti ad esempio nel pesce.
 Vi sono terapie farmacologiche che possono avere effetti negativi sulla flora intestinale: ovviamente, le terapie antibiotiche, ma anche gli antiinfiammatori non steroidei (FANS) e le chemioterapie.
 Gli antibiotici sono i nemici dei batteri per eccellenza. Il problema, però, non sta tanto negli antibiotici assunti (correttamente) in caso di infezione (a cui si può affiancare l’assunzione di probiotici), quanto negli antibiotici nascosti negli alimenti di origine animale. Anche per tale via, fra l'altro, si è generato il serio problema dell’antibiotico-resistenza.
 La soluzione proposta dall’autrice è quella di rinforzare il nostro organismo allo scopo di “essere soggetti il meno possibile alle infezioni, di potenziare le difese immunitarie, di sviluppare al massimo la vitalità, di permettere all’innata intelligenza del nostro corpo di esprimersi in tutto il suo potenziale, ancora in parte sconosciuto”.
 Anche l’attività fisica è importante per l’equilibrio del microbiota, poiché favorisce la crescita dei batteri utili e la diversificazione dei ceppi presenti nella flora intestinale.
 L’autrice conclude sottolineando il ruolo della naturopatia (che significa "sentiero della natura"), che consiste nell'educare gli individui a seguire le leggi naturali per assecondare e favorire il loro stato di salute.
 Il libro ha un'impostazione tutta divulgativa, e si legge molto velocemente. La trattazione discorsiva viene completata da schede per l’approfondimento di alcuni argomenti, da qualche ricetta, da consigli pratici e da un breve glossario. Il testo è corredato anche da piccoli disegni efficaci e divertenti, che rappresentano icasticamente i batteri e alcuni degli alimenti consigliati.

Voto: 6