domenica 19 maggio 2019

Fabio Bacà, "Benevolenza cosmica", Adelphi


 Libro assai curioso.
 Kurt O'Reilly, a poco più di trent'anni, occupa già un posto da dirigente all'Ufficio nazionale di statistica, a Londra. Ricco, brillante, cinico quanto basta per svolgere il suo lavoro con il necessario distacco e per guardare alle risultanze delle sue ricerche con un pizzico di scetticismo, ha lavorato sodo per arrivare dove si trova, anche se non si direbbe, vista la neghittosa disinvoltura con cui tende a passare le sue giornate tenendosi lontano dai doveri d'ufficio.
 Anche sul versante famigliare - pur essendo sposato già da tempo con una donna bella, affascinante e originale, che si interessa di psicologia utilizzando per le proprie indagini metodi molto poco ortodossi, e che ha appena scritto un libro di grande successo -, Kurt tutto sembra tranne che un uomo capace di gestire i propri affetti con un minimo di autodisciplina e di senso di responsabilità: lui ed Elizabeth, preso atto delle difficoltà incontrate nel conciliare le rispettive abitudini, vivono ora in appartamenti distinti dello stesso stabile, di cui il padre di lei è proprietario. Non che per questo l'affetto reciproco sia venuto meno; anzi, dal punto di vista dell'intesa sessuale, il loro rapporto non è mai stato così appagante come ora, almeno quando riescono a incontrarsi!
 Del resto, l'esperienza ha insegnato a Kurt a diffidare di quanto di rassicurante pare esserci nell'adozione di uno stile di vita in tutto e per tutto "normale". L'incidenza dell'imponderabile è costantemente in agguato nella vita di ciascuno di noi, come ben dimostra il bizzarro incidente in cui, alcuni anni prima, sono morti suo fratello e uno dei suoi migliori amici; quest'ultimo ucciso da uno pneumatico staccatosi dal carrello dell'aereo da turismo pilotato dal fratello di Kurt, poi schiantatosi a sua volta sulla piatta superficie di un laghetto nel maldestro tentativo di effettuare un atterraggio di emergenza.
 E tuttavia la coscienza di statistico del protagonista è oltremodo turbata quando egli si rende conto che, da qualche mese, la fortuna letteralmente lo perseguita, dando luogo a una serie di occorrenze positive che, nel loro accumularsi, eccedono a tal punto qualsiasi legge probabilistica da risultare inquietanti: più le donne che incontra sono belle, più appaiono eroticamente disponibili nei suoi confronti; più sono strampalati i suoi investimenti in borsa, maggiore sembra la probabilità che si risolvano in guadagni clamorosi; più Kurt si comporta svogliatamente sul lavoro, maggiori sono gli elogi e le proposte di promozione che riceve.
 Perfino gli incidenti si tramutano in situazioni insensatamente positive; ad esempio, quando si ritrova in balia di un folle che, dopo aver sequestrato una ragazza, lo minaccia con un coltello, e uno dei tiratori scelti mobilitati dalla polizia, tentando di colpire il sequestratore, lo ferisce di striscio a un braccio, Kurt finisce per ricevere, oltre alle scuse ufficiali di Scotland Yard, un risarcimento di centinaia di migliaia di sterline.

Fabio Bacà

 Gli amici a cui Kurt confessa il suo "problema" sospettano dapprima che sia in preda a una crisi da stress dovuta al superlavoro, poi cominciano a preoccuparsi seriamente per la sua salute mentale. Ma anche gli psichiatri che si lascia convincere a consultare non hanno rimedi da proporgli per guarire dal suo male.
 L'ultima risorsa a cui infine ricorre - una ex modella, proprietaria di un'importante casa di moda ed esperta di discipline filosofiche orientali - gli offre una chiave di lettura della sua situazione che sembra a tutta prima la più strampalata: se si ragiona non in termini di destino o di volontà divina come farebbe un occidentale, bensì di karma, e dunque di considerazione della propria sorte come risultanza dell'interazione del proprio agire con la somma dei debiti e dei crediti "contratti" col mondo, si deve ipotizzare che alla straordinaria fortuna che ha baciato Kurt corrisponda la straordinaria sfortuna che ha colpito uno degli individui con i quali il protagonista si trova a interagire nella sua quotidianità. Per sanare l'anomalia basterebbe riconoscere e incontrare questo individuo per concedergli il proprio aiuto e saldare così il debito contratto con la sorte.
 Ma chi è costui? Dopo aver provato a seguire un paio di false piste, Kurt, ormai scoraggiato, viene a capo del suo problema quando, tornando a casa, scopre che la moglie Elizabeth si è sentita male ed è stata trasportata in ospedale da un'ambulanza. Precipitatosi al Pronto Soccorso, Kurt riceve la sconvolgente notizia che la moglie è incinta ormai da quindici settimane, e che la gestazione della bambina che porta in grembo si presenta incredibilmente problematica, tormentata dall'accumulo di una serie di sfortunate anomalie. Dunque è la figlia nascitura la "gemella karmica" del protagonista? E' lei l'occasione per saldare il debito straordinario che Kurt ha contratto con la sorte?
 La risposta è implicita nel finale: uscito dall'ospedale dopo la visita ginecologica, Kurt viene colpito dallo specchietto retrovisore della sua Porsche, schizzato verso la sua testa dopo che un drone di Amazon è precipitato sul tettuccio dell'automobile distruggendola. Finito in coma, il protagonista si risveglierà solo cinque mesi dopo, in coincidenza con la nascita della sua bambina, vivaddio perfettamente sana. L'incidente a lieto fine lo dispone a qualsiasi sacrificio a favore della figlia appena conosciuta, eppure già amatissima.
 Il libro si presenta come una sorta di divertissement filosofico che si cerca di vivacizzare con uno sviluppo narrativo piuttosto singolare, di rendere interessante mettendo in scena personaggi bizzarri e anticonformisti, di impreziosire con l'utilizzo di uno stile ricercato - specie dal punto di vista lessicale - ai limiti dell'autocompiacimento erudito.
 L'effetto complessivo non è sgradevole, anche se, dal punto di vista letterario, qualche perplessità permane per via del netto scollamento - nei toni e nei modi - tra la parte finale e il resto del romanzo, per l'artificiosa inverosimiglianza con cui sono risolti alcuni passaggi, per la repentina conversione della Weltanschauung del protagonista dallo scetticismo allo spiritualismo, dal nonsense agnostico al sentimentalismo esistenzialistico.
 Su ogni altra considerazione sembra prevalere la volontà di stupire e di piacere.

Voto: 6 -

domenica 5 maggio 2019

Irmgard Keun, "Una bambina da non frequentare", L'Orma


 Irmgard Keun è una scrittrice pochissimo conosciuta in Italia, ma capace di guadagnarsi una notevole considerazione nell'Europa degli anni venti e trenta del Novecento. Nata a Berlino nel 1905, e in seguito cresciuta a Colonia, legata sentimentalmente ad Alfred Doblin e poi a Joseph Roth, Keun vide i suoi libri classificati dal regime nazista come "nocivi e inopportuni"; le vigorose proteste con cui reagì alla propria messa all'indice le costarono addirittura l'arresto e, una volta rilasciata dalle autorità, decise di espatriare.
 Una bambina da non frequentare (Das Madchen, mit dem die Kinder nicht verkehren durften) è precisamente opera degli anni dell'esilio, e venne pubblicato per la prima volta in Olanda nel 1936. Questo curioso libro, ambientato nella Colonia degli anni 1918-1919 - dunque nel periodo drammatico a cavallo della fine della Prima guerra mondiale - vede come protagonista-narratrice una ragazzina che con la propria incorreggibile indisciplina e la propria innata turbolenza finisce per ridicolizzare tutti i luoghi comuni sull'educazione dell'infanzia, e per mettere inconsapevolmente in discussione parecchi dei pregiudizi su cui si basa la vita degli adulti della sua epoca.
 Apparentemente la protagonista è solo una classica monella, la versione femminile di un personaggio che è quasi un cliché della letteratura ottocentesca. In realtà la sua fisionomia presenta caratteristiche decisamente originali: appartiene infatti non al sottoproletariato (come norma vorrebbe), bensì a una famiglia borghese (suo padre è un commerciante, lo zio è un disegnatore satirico che lavora per alcuni grossi giornali; la sua famiglia tiene in casa una cameriera, Elise, e i genitori dei suoi amici sono medici e avvocati...), e le sue monellerie non sono frutto di una malizia acquisita in virtù di una precoce, occasionale conoscenza delle astuzie della vita; anzi, il suo agire è sempre improntato a un'assoluta ingenuità, che si traduce in un candore sfacciato capace di smascherare le assurdità che tutti coloro che le stanno intorno, ligi alle regole e condizionati dal senso comune, non riescono a riconoscere.

 Irmgard Keun

 Il testo non propone neppure un vero e proprio sviluppo narrativo, e si risolve in una serie di quadri, di episodi significativi, di varianti situazionali dell'atteggiamento istintivamente oppositivo della ragazzina rispetto ai suoi conoscenti ai suoi insegnanti, ai suoi genitori, che si traducono in una galleria di storture evidenti nella mentalità degli adulti, nel loro comportamento, nelle ricadute sociali del loro modo di agire.
 Così, il rifiuto di mostrare dolore per la morte di un'anziana e sconosciuta insegnante (come pretenderebbero le altre docenti) consente di mettere in luce il perbenismo e l'ipocrisia che caratterizzano le istituzioni educative; la conclamata antipatia e gli scherzi provocatori nei confronti della madre di una compagna piena di arie permettono di stigmatizzare la meschinità di tanti ricchi borghesi; la lettera infantile scritta all'imperatore - come si usava far fare ai bambini con l'intento di compiacere il sovrano - diventa un atto d'accusa contro gli stupidi sacrifici richiesti alla popolazione per sostenere la guerra, e fa emergere in maniera lampante la falsità miseranda della retorica bellica; il maldestro tentativo di liberarsi della corpulenta zia Millie incoraggiandone il fidanzamento con un giovane uomo finisce per stigmatizzare l'artificiosità della dialettica erotica fra gli adulti.
 Con tutto ciò, la protagonista non cessa di essere una bambina, con paure, preoccupazioni, gioie, speranze, aspirazioni da bambina. Tutte cose che, per contrasto, fanno risaltare con evidenza ancora maggiore l'atto di denuncia delle sciocche contraddizioni del mondo adulto implicito in tante sue monellerie.
 Nonostante la distanza siderale di un romanzo del genere dalle mode letterarie contemporanee, il testo risulta di notevole interesse, oltre che per la sua singolarità, perché riproduce la critica di un acuto sguardo infantile rivolto ai difetti di una società dalla grettezza della quale tanto male scaturirà, sancendo alcune delle fasi più cupe della storia recente dell'umanità.

Voto: 6