domenica 16 febbraio 2020

Richard Yates, "Revolutionary Road", Minimum Fax


 Oggi voglio occuparmi di un romanzo che, dopo decenni di semi-oblio, è stato riscoperto nei primi anni del nuovo millennio, per arrivare a essere considerato da buona parte della critica uno dei classici americani del Novecento: Revolutionary Road di Richard Yates.
 La vicenda narrata ci porta negli Stati Uniti, a metà degli anni cinquanta, dove Frank ed April Wheeler - marito e moglie intorno alla trentina, con due figli - conducono un'esistenza apparentemente in tutto e per tutto simile a quella delle altre coppie giovani e meno giovani che vivono a Revolutionary Road, la strada appartata di un grazioso quartiere residenziale in un comune suburbano nella parte meridionale del Connecticut, non lontano dall'area metropolitana di New York. 
 Frank lavora nell'ufficio commerciale di una grande azienda che produce macchine calcolatrici - la stessa azienda in cui, per anni, ha lavorato suo padre, anche se il giovane vi è arrivato autonomamente e quasi per caso -, ma, con sprezzante noncuranza, considera il suo un impiego stupido e provvisorio, perché ha sempre dichiarato di avere altre aspirazioni.
 La bella April è colta e sa recitare ma, come la maggior parte delle mogli di Revolutionary Road, bada alla casa e ai figli.
 Fra Frank e April, che quando si sono conosciuti immaginavano un'esistenza meno ordinaria, i litigi sono frequenti: April è spesso insoddisfatta, e tende a scaricare sul marito il proprio malcontento, mentre Frank, sconcertato dalle ubbie della moglie e annoiato dalle incombenze in ufficio, non trova di meglio che cercare una via di fuga dalle sue frustrazioni nel rapporto adulterino con una giovane collega, Maureen Grube.
 L'idea che invece April concepisce per uscire dall'impasse in cui versa il suo rapporto con Frank è assolutamente radicale: abbandonare gli Stati Uniti e l'esistenza meschinamente borghese in cui è impegolata per trasferirsi in Europa - preferibilmente a Parigi - insieme al marito e ai figli. Una volta raggiunto il vecchio continente, lei cercherà un lavoro presso gli uffici di rappresentanza diplomatica degli Stati Uniti, e lascerà a Frank il tempo di trovare la strada giusta per realizzarsi.  
 L'uomo, sebbene intraveda delle difficoltà evidenti nel piano della moglie, viene dapprima contagiato dall'inedita vitalità da cui vede animata April; quando però, per via di una fortuita combinazione di eventi, l'azienda per cui lavora gli prospetta allettanti possibilità di carriera e, contemporaneamente, April rimane nuovamente incinta, l'idea di abbandonare gli Stati Uniti, ai suoi occhi, perde tutto il suo fascino.
 Da quel momento in avanti, tutti i suoi sforzi saranno volti a manipolare la volontà di April facendo leva sulle sue debolezze emotive, sulle remore derivanti dall'infanzia difficile che la donna ha vissuto e sui condizionamenti sociali che la fanno esitare di fronte all'eventualità dell'aborto a cui vorrebbe ricorrere per liberarsi delle pastoie della gravidanza e di una nuova maternità.

Richard Yates

 Frank riuscirà a scongiurare la partenza per l'Europa, ma pagherà un prezzo altissimo per la sua ipocrisia: perderà l'amore di April, la quale, sentendosi in trappola, tenterà di procurarsi da sola quell'aborto per cui i termini previsti dalla legge sono ormai scaduti; l'emorragia conseguente al maldestro intervento su di sé le sarà fatale.
 Revolutionary Road, a mio parere, è il romanzo della vacuità: l'incapacità dei personaggi di comprendere se stessi e chi sta loro accanto, e l'inconsistenza delle motivazioni coscienti che determinano il loro agire e li inducono a prendere decisioni sbagliate è pari solo alla profondità della loro intima sofferenza. 
 Helen Givings - l'agente immobiliare vicina di casa di Frank e April - è tormentata dalla pazzia del figlio, ma il suo tormento si trasforma nell'ossessione per il decoro che la provocatoria mancanza di discrezione del folle John inevitabilmente compromette.
 Shep Campbell - che insieme alla moglie Milly costituisce l'unica coppia davvero amica dei Wheeler a Revolutionary Road - è contrariato dal proprio matrimonio sbagliato e dallo struggente desiderio per la sensuale April ma, credendo di compiere un atto d'amore nei confronti della donna, finisce per approfittarsi di lei acuendo il suo malessere.
 Frank pensa di amare sinceramente sua moglie, ma la tradisce, la tratta come una sciocca e si rivela totalmente incapace di mettersi nei suoi panni, tanto da diventare il principale responsabile della crisi che la condurrà alla morte.
 April stessa accarezza vagamente il sogno di una vita diversa e migliore, ma coltivando un'immagine stereotipata e sostanzialmente bugiarda di sé e del marito finisce per non riconoscersi più nel proprio modo di pensare e per cadere in balia delle proprie disperate emozioni. 
 In un impianto narrativo forse un po' troppo schematico, quello che il libro riesce a rappresentare magnificamente è la capacità del conformismo di rendere banale - e, in una certa misura, falso - anche l'anticonformismo che ad esso si contrappone (è forse il caso di ricordare che, quando il testo fu pubblicato per la prima volta in Italia per i tipi di Garzanti nel 1964, uscì con il titolo I non conformisti). 
 Anche stilisticamente il romanzo non è superlativo, eppure contiene alcune pagine a mio avviso fra le più belle della letteratura americana dal dopoguerra in avanti: i passi che riportano la descrizione del ritorno a casa di Frank dopo la morte di April e dei momenti di incantata incredulità che l'uomo sperimenta mentre riordina la propria abitazione vuota e in disordine sotto la guida della voce della moglie che sembra persistere negli ambienti in cui è stata viva fino a poche ore prima sono eccezionalmente efficaci e straordinariamente commoventi. 
 Basterebbero questi, da soli, a giustificare l'inserimento di Revolutionary Road nel novero delle opere di cui è giusto serbare la memoria.   

Voto: 7,5 

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