martedì 19 aprile 2022

Marilynne Robinson, "Jack", Einaudi

 
 Un uomo e una donna si ritovano per caso di notte dentro il cimitero di Saint Louis, nel Missouri, dove sono stati sorpresi dall'orario di chiusura dei cancelli. Lui vi cerca soprattutto requie dagli affanni quotidiani, e una salutare distanza dal consorzio umano, entro il quale non si è mai sentito perfettamente a suo agio; lei è assetata di poesia e di verità, di uno sguardo diverso sul mondo.
 I due si conoscono vagamente, sebbene i loro precedenti incontri non siano stati privi di sgradevoli malintesi, e forse avrebbero motivo di diffidare l'una dell'altro: lui è considerato da tanti - e ha finito per considerarsi egli stesso - un balordo, uno spostato, un inconcludente fannullone, addirittura un barbone; nonostante sia dotato di una spiccata sensibilità e di una cultura non comune, non ha mai combinato molto nella vita, e la sfortuna e la malevolenza altrui lo hanno addirittura condotto a fare esperienza della reclusione in carcere. Lei è una giovane insegnante di liceo con una rispettabilità da difendere, ma ha la pelle nera, e nell'America segregazionista della prima metà del Novecento questo costituisce già di per sé uno stigma di equivocità.
 L'uomo però è stato cortese con la donna, la prima volta che si sono incontrati; inoltre, sono entrambi figli di uomini di fede, di eminenti e stimati pastori di due diverse chiese protestanti, e hanno rapporti complessi con problemi fondamentali per qualunque religione, quali la dirittura morale e il senso di colpa.
 Può bastare questo terreno comune affinché, in quel contesto singolare, fra i due si instauri un timido ed elusivo discorso amoroso che, fra l'altro, costituirebbe un'aperta sfida alla legge, dato che il Missouri, all'epoca, vieta espressamente i matrimoni "interrazziali"?
 Da questa situazione, mirabilmente illustrata nella lunga e originalissima sequenza iniziale - intessuta di dialoghi e silenzi carichi di sottointesi e suggestioni -, la narrazione prende l'abbrivio. La notte pare cancellare le differenze (prima fra tutte, quella relativa alla diversa pigmentazione della pelle) e crea un raccolto senso di intimità; ma il sorgere del sole svela improvvisamente e impudicamente tutto ciò che si frappone alla realizzazione del sogno vago che sembrava poter prendere corpo tra le tombe. 
 I termini della questione presto si chiariscono: lui è Jack Boughton, viene da Gilead e, dopo tutti i guai in cui si è cacciato e tutto l'imbarazzo che ha provocato al padre e al fratello che caritatevolmente lo mantiene, ha come unica aspirazione quella dell'innocuità. Lei invece si chiama Della, viene da Memphis, è un'anima candida, altruista e curiosa, ma mai si metterebbe in una situazione capace di creare disagio alla sua famiglia.
 Nel mondo che viene disegnato, ogni guizzo di spontanea vitalità pare destinata ad affondare inesorabilmente nella palude del perbenismo, dello scrupolo moralistico, dell'ipocrisia, del pettegolezzo maligno, della paura del giudizio altrui.
 
Marilynne Robinson
 
 Eppure infinite sono le vie per le quali traggono alimento gli umani affetti; primo fra tutti l'amore, che nella scrittura di Marilynne Robinson non ha mai nulla di frivolo o boccaccesco, ma si sostanzia delicatamente di spiritualità e di concreta sensualità. 
 Jack, attratto come il ferro da un magnete, passa continuamente davanti alla casa di Della, preoccupato di cancellare qualsiasi traccia della cattiva impressione che potrebbe avere lasciato in lei non restituendole un libro preso a prestito. Della lo nota, è conquistata dai suoi timori, dalle sue attenzioni, dagli intravisti paesaggi della sua anima pura, lo incoraggia, lo invita in casa sua, ignora tutti coloro che le sconsigliano di frequentarlo - dalla coinquilina, alla zia, dalla sorella ai genitori -; se ne innamora, lo corteggia a sua volta, lo accoglie, accetta di essere con lui "una sola carne", a dispetto delle convenzioni sociali, delle leggi, della riprovazione cattiva dei buoni cittadini pieni di pregiudizi.
 Poi, improvvisamente, la ragazza scompare, e Jack crede di avere perso quella che dentro di sé ormai considera sua moglie, e che non ha paura di designare come tale, incurante del male che potrebbe venirgliene; e alla perdita è disposto a rassegnarsi, per il bene di lei.
 E tuttavia, secondo il precetto biblico, gli uomini non possono dividere ciò che Dio ha unito; Della è incinta, e Jack è destinato a ritrovarla, e la sconcertata famiglia di lei non può che prenderene atto.
 Non credo che esita oggi, nel panorama internazionale, altro scrittore in grado di tradurre in parole un universo psicologico con la stessa precisione che riesce a raggiungere Marilynne Robinson. Forse solo Proust era capace di una simile, completa immersione nel mondo suscitato dalla sua stessa penna. Di qui vengono anche la difficoltà del lettore nel seguire l'autrice fino in fondo nelle sue peregrinazioni, e il senso di saturazione che talvolta ne deriva. 
 Dai suoi libri, in fondo, emana lo stesso senso di una bellezza patente e irriducibile che deriva dallo studio di una reazione chimica, le cui dinamiche è difficile seguire passo passo e comprendere in tempo reale.
 
In poche parole un uomo e una donna si ritrovano per caso di notte dentro il cimitero di Saint Louis, nel Missouri, dove sono stati sorpresi dall'orario di chiusura dei cancelli. Lui vi cerca soprattutto requie dagli affanni quotidiani, e una salutare distanza dal consorzio umano, entro il quale non si è mai sentito perfettamente a suo agio; lei è assetata di poesia e di verità, di uno sguardo diverso sul mondo. 
I due si conoscono vagamente, sebbene i loro precedenti incontri non siano stati privi di sgradevoli malintesi, e forse avrebbero motivo di diffidare l'una dell'altro: lui è considerato da tanti - e ha finito per considerarsi egli stesso - un balordo, uno spostato, un inconcludente fannullone, addirittura un barbone; nonostante sia dotato di una spiccata sensibilità e di una cultura non comune, non ha mai combinato molto nella vita, e la sfortuna e la malevolenza altrui lo hanno addirittura condotto a fare esperienza della reclusione in carcere. Lei è una giovane insegnante di liceo con una rispettabilità da difendere, ma ha la pelle nera, e nell'America segregazionista della prima metà del Novecento questo costituisce già di per sé uno stigma di equivocità.
Da questa strana situazione prende l'abbrivio il delicato discorso amoroso che Marilynne Robinson intesse, mostrando per la restituzione del sentimento del sacro di cui l'anima puritana degli Stati Uniti è ambiguamente imbevuta la stessa finezza psicologica che Marcel Proust palesava nel descrivere i rapporti sociali nella Francia della sua epoca.

Voto: 7