domenica 5 maggio 2019

Irmgard Keun, "Una bambina da non frequentare", L'Orma


 Irmgard Keun è una scrittrice pochissimo conosciuta in Italia, ma capace di guadagnarsi una notevole considerazione nell'Europa degli anni venti e trenta del Novecento. Nata a Berlino nel 1905, e in seguito cresciuta a Colonia, legata sentimentalmente ad Alfred Doblin e poi a Joseph Roth, Keun vide i suoi libri classificati dal regime nazista come "nocivi e inopportuni"; le vigorose proteste con cui reagì alla propria messa all'indice le costarono addirittura l'arresto e, una volta rilasciata dalle autorità, decise di espatriare.
 Una bambina da non frequentare (Das Madchen, mit dem die Kinder nicht verkehren durften) è precisamente opera degli anni dell'esilio, e venne pubblicato per la prima volta in Olanda nel 1936. Questo curioso libro, ambientato nella Colonia degli anni 1918-1919 - dunque nel periodo drammatico a cavallo della fine della Prima guerra mondiale - vede come protagonista-narratrice una ragazzina che con la propria incorreggibile indisciplina e la propria innata turbolenza finisce per ridicolizzare tutti i luoghi comuni sull'educazione dell'infanzia, e per mettere inconsapevolmente in discussione parecchi dei pregiudizi su cui si basa la vita degli adulti della sua epoca.
 Apparentemente la protagonista è solo una classica monella, la versione femminile di un personaggio che è quasi un cliché della letteratura ottocentesca. In realtà la sua fisionomia presenta caratteristiche decisamente originali: appartiene infatti non al sottoproletariato (come norma vorrebbe), bensì a una famiglia borghese (suo padre è un commerciante, lo zio è un disegnatore satirico che lavora per alcuni grossi giornali; la sua famiglia tiene in casa una cameriera, Elise, e i genitori dei suoi amici sono medici e avvocati...), e le sue monellerie non sono frutto di una malizia acquisita in virtù di una precoce, occasionale conoscenza delle astuzie della vita; anzi, il suo agire è sempre improntato a un'assoluta ingenuità, che si traduce in un candore sfacciato capace di smascherare le assurdità che tutti coloro che le stanno intorno, ligi alle regole e condizionati dal senso comune, non riescono a riconoscere.

 Irmgard Keun

 Il testo non propone neppure un vero e proprio sviluppo narrativo, e si risolve in una serie di quadri, di episodi significativi, di varianti situazionali dell'atteggiamento istintivamente oppositivo della ragazzina rispetto ai suoi conoscenti ai suoi insegnanti, ai suoi genitori, che si traducono in una galleria di storture evidenti nella mentalità degli adulti, nel loro comportamento, nelle ricadute sociali del loro modo di agire.
 Così, il rifiuto di mostrare dolore per la morte di un'anziana e sconosciuta insegnante (come pretenderebbero le altre docenti) consente di mettere in luce il perbenismo e l'ipocrisia che caratterizzano le istituzioni educative; la conclamata antipatia e gli scherzi provocatori nei confronti della madre di una compagna piena di arie permettono di stigmatizzare la meschinità di tanti ricchi borghesi; la lettera infantile scritta all'imperatore - come si usava far fare ai bambini con l'intento di compiacere il sovrano - diventa un atto d'accusa contro gli stupidi sacrifici richiesti alla popolazione per sostenere la guerra, e fa emergere in maniera lampante la falsità miseranda della retorica bellica; il maldestro tentativo di liberarsi della corpulenta zia Millie incoraggiandone il fidanzamento con un giovane uomo finisce per stigmatizzare l'artificiosità della dialettica erotica fra gli adulti.
 Con tutto ciò, la protagonista non cessa di essere una bambina, con paure, preoccupazioni, gioie, speranze, aspirazioni da bambina. Tutte cose che, per contrasto, fanno risaltare con evidenza ancora maggiore l'atto di denuncia delle sciocche contraddizioni del mondo adulto implicito in tante sue monellerie.
 Nonostante la distanza siderale di un romanzo del genere dalle mode letterarie contemporanee, il testo risulta di notevole interesse, oltre che per la sua singolarità, perché riproduce la critica di un acuto sguardo infantile rivolto ai difetti di una società dalla grettezza della quale tanto male scaturirà, sancendo alcune delle fasi più cupe della storia recente dell'umanità.

Voto: 6

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