domenica 13 settembre 2020

Sara Loffredi, "Fronte di scavo", Einaudi

  Il romanzo consta della storia di un uomo e dei suoi tormenti incastonata nella più grande avventura di una delle maggiori imprese ingegneristiche dell'Italia novecentesca: la realizzazione del traforo del Monte Bianco, il tunnel stradale lungo 11,6 km che si sviluppa sotto la più alta montagna d'Europa, concepito nel 1946 da Dino Lora Totino e realizzato fra gli anni cinquanta e gli anni sessanta per collegare Italia e Francia (lasciandosi simbolicamente alle spalle gli orrori della Seconda guerra mondiale e celebrando una nuova stagione di pace e prosperità per il continente intero).
 Protagonista e narratore della vicenda raccontata è Ettore, un ingegnere milanese trentacinquenne specializzato nella realizzazione di gallerie che, nel maggio 1961, viene chiamato a lavorare al cantiere che due anni prima si è aperto a Courmayerur, in località Entrèves. Ettore è un figlio d'arte: secondogenito di uno stimatissimo professionista milanese scomparso quand'egli era ancora un ragazzo, ha intrapreso la carriera che era stata pensata per il fratello maggiore Giovanni, dopo che quest'ultimo ha dapprima deciso di sottrarsi all'ombrello protettivo del genitore scegliendo gli studi di economia, e poi - forse schiacciato dai sensi di colpa in seguito alla morte del padre - si è chiuso in un silenzio sempre più impermeabile, fino a non parlare più del tutto e a essere ricoverato in una clinica per malati psichiatrici.
 Il tempo della storia va dal maggio del 1961 all'agosto del 1962, quando l'ultimo diaframma di roccia cade, l'escavazione della galleria termina e le due squadre di lavoro italiana e francese si incontrano come stabilito a metà del percorso. Da quel momento ci vorranno ancora quasi tre anni prima che l'opera venga ufficialmente inaugurata e aperta al traffico automobilistico; e tuttavia la narrazione si proietta principalmente non verso il futuro ma verso il passato, guardando agli antefatti che precedono l'inizio dell'escavazione da una parte, e ai momenti decisivi del processo di crescita di Ettore dall'altra.
 Per il protagonista, oltre ai passaggi nodali della morte del padre e dell'impazzimento del fratello ha contato soprattutto la fase dell'amore per la bella Giulia, una contadina sua coetanea che a quattordici anni, all'epoca dello scoppio della guerra, egli frequentava al paese sul lago di Como del quale il padre era originario e dove la sua famiglia aveva comprato una villa in cui passare le vacanze. 
 La sensualità travolgente e il vitalismo di Giulia hanno "salato il sangue" per sempre ad Ettore; ma la memoria della ragazza è per lui legata soprattutto all'"incidente" che li ha visti protagonisti. In seguito alle loro prime timide, travolgenti e appassionate esperienze erotiche, infatti, Giulia è rimasta incinta, con grande scandalo degli adulti, e da quel momento in avanti le rispettive famiglie hanno impedito ai due ragazzi di continuare a vedersi. 
 Poi è venuta la guerra, la morte del padre, la vendita della villa sul lago; Ettore ha perso la possibilità di avere qualsiasi contatto con Giulia, e solo anni dopo, quasi per caso, è venuto a sapere della morte di parto della ragazza, mentre stava per dare alla luce il suo terzo figlio. Il rammarico, la tristezza profonda e un soffocante senso di oppressione per tutto ciò che è avvenuto hanno poi portato Ettore a decidere di non sposarsi mai e a rifiutare legami stabili.
 
Sara Loffredi
 
  Accade però che nel cantiere del traforo il passato di Ettore paia ripresentarsi inopinatamente nelle vesti di Nina, una delle donne che servono alla mensa destinata a operai e dirigenti. Nina, lecchese d'origine e milanese d'adozione, è in fuga da un amore impossibile che l'ha portata lontano da suo marito, per legarsi a un medico (anch'egli sposato) dell'ospedale del capoluogo meneghino in cui prestava servizio come infermiera. Trasferitasi a Courmayeur, ha portato con sé il figlio piccolo, Arturo detto Artù. 
 Il fascino malinconico di Nina - con tutto il carico di sofferenze dovute a una storia proibita che si porta dietro - e la vispa curiosità di Artù conquistano Ettore, dividendolo dal migliore amico che si è fatto Courmayeur: Hervé, il capocantiere, che ha insegnato al protagonista ad amare e a vivere la montagna, e che è anch'egli innamorato della donna.
 Il tarlo interiore di Ettore, i fantasmi del suo passato, i suoi sentimenti contrastanti verso Nina ed Hervé, l'idea che sia impossibile amare senza violare si legano in maniera quasi archetipica alla sensazione che il tunnel che si sta scavando costituisca un abuso nei confronti della sacra intangibilità della "Regina bianca" delle Alpi. Questa sorta di ossessione arriva a togliere il sonno al protagonista, a riempirlo di un terrore superstizioso che rischia addirittura di farlo impazzire. Ad aiutarlo è un singolare personaggio, il gigantesco e barbuto Samiel, uno dei misteriosi rabeilleur della valle, un guaritore capace di sistemare tanto un'articolazione fuori posto quanto una mente afflitta da una sofferenza di cui non si conosce l'origine.
 Fra gli incidenti che funestano il cantiere e la corsa per arrivare prima dei francesi alla "progressiva" 5800, punto di arrivo dell'escavazione dal versante italiano del traforo, Ettore riuscirà a poco a poco a fare pace con se stesso e con l'amico Hervé, e a placare gli spettri che gli si agitano dentro. Anche Nina, dopo aver rischiato di morire sotto una gigantesca valanga, riuscirà a riprendere possesso della propria vita, anche se il suo nuovo inizio porterà lei e Artù lontano da Ettore.
 L'aspetto più interessante del libro è la sua capacità di raccontare il lavoro anche dal punto di vista tecnico (i rilievi compiuti dalle cime alpine dal geometra Alaria con il teodolite; il fronte di scavo con il carroponte, la trivellazione della parete, l'inserimento dell'esplosivo al plastico; il drenaggio dell'acqua che si infiltra nella roccia; la convessità da conferire al letto del tunnel; la rimozione dei detriti; la messa in sicurezza e l'armatura delle pareti; il procedere dei lavori a sezione parziale, ecc.), cosa che avviene molto raramente nell'ambito della letteratura italiana.
 I personaggi più riusciti sono forse quelli del capocantiere Hervé e del rabeilleur Samiel; quest'ultimo avrebbe forse meritato un maggiore sviluppo. 
 La storia d'amore fra Ettore e Nina, poi, inserita probabilmente per rendere più facilmente palatabile il romanzo per il lettore medio, sa un po' troppo di sceneggiato televisivo per integrarsi al meglio nel corpo scabro della narrazione assumendo un rilievo davvero significativo nell'ambito dei valori letterari che vengono estrinsecati.

Voto: 6 +

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