domenica 22 agosto 2021

Matteo Codignola, "Cose da fare a Francoforte quando sei morto", Adelphi

 Inevitabilmente, a poco tempo dalla scomparsa di Roberto Calasso, la recensione di un libro di Matteo Codignola - cugino di secondo grado ed editor al servizio della casa editrice del nume tutelare e direttore di Adelphi - non può che diventare l'occasione per commemorare uno dei personaggi più importanti dell'editoria italiana degli ultimi cinquant'anni. Tanto più se questo libro è un fantasioso memoriale delle esperienze accumulate dall'autore frequentando la Buchmesse, la Fiera del libro di Francoforte, il più importante avvenimento "diplomatico-commerciale" per gli specialisti del settore.
  Come Codignola confessa, il libro avrebbe potuto intitolarsi Avventure nel commercio della carta, dietro la suggestione delle Adventures in the Skin Trade di Dylan Thomas. Il registro scanzonato e l'ironica (e autoironica) sprezzatura che improntano il racconto hanno poi suggerito una soluzione diversa e comicamente surreale.
 Il libro si compone di due divaganti pezzi narrativi e da una (malinconica) conclusione. Tutti gli aneddoti rievocati sono tessuti sul telaio di un umorismo colto ed elegante, e vengono sviluppati con l'informale, digressiva naturalezza di una chiacchierata. Fra i personaggi che vengono chiamati in causa - molti dei quali citati attraverso perifrasi, ma ben riconoscibili a chi abbia un minimo di familiarità con l'editoria italiana - quello comicamente più efficace è senz'altro Basso: fotografo di scrittori, amico del protagonista-narratore, e inseparabile compagno dei suoi viaggi in auto verso Francoforte attraverso la Svizzera, Basso svolge sempre la funzione dell'eroe anticonformista che, con la sua tendenza a non rispettare le regole e le buone abitudini, mette in moto la macchina di piccole grandi avventure. 
 Come quando, maldestramente, cerca di convincere - usando un inglese approssimativo e degli ammicchi classicamente mediterranei - due severi gendarmi dall'aspetto tutt'altro che rassicurante (i "cetnici") a chiudere un occhio di fronte alla patente sventuratamente scaduta dell'autista-narratore.
 O come quando, in piena Buchmesse, contravvenendo all'etichetta delle trattative fra agenti letterari e case editrici per l'acquisto dei diritti dei libri di un autore "nuovo", irrompe nello stand di un'importante casa editrice tedesca per cercare di sapere quanto è stato offerto per l'ultimo titolo di uno scrittore che anche Adelphi sta pensando di mettere sotto contratto. 
 O, ancora, come quando, in chiusura di rassegna, convince il narratiore ad accompagnarlo presso lo stand di una casa editrice specializzata in testi fotografici per fare incetta, senza dare troppo nell'occhio, di saggi gratuiti.
 Lo strano titolo deriva da un episodio bizzarro capitato alcuni anni fa, quando alla Fiera si presentò un piccolo editore di cui i giornali avevano erroneamente diffuso la notizia della morte; la sua epifania generò un generale sconcerto fra coloro che lo conoscevano (o credevano di averlo conosciuto...). 

Matteo Codignola

Nel libro Calasso compare semplicemente come l'Editore: figura autorevole dotata di un sano pragmatismo e di un intuito notevole, votato a riconoscere e ad aggiudicarsi il libro che non si può perdere (memorabile la scena in cui conduce le trattative per mettere sotto contratto un importante scrittore emergente - riconoscibile in Emmanuel Carrère - rinchiuso in uno sgabuzzino per formulare la giusta offerta).
 In una recente intervista, Codignola descrive Roberto Calasso come un personaggio assai meno snob di come la stampa lo ha sempre dipinto, interamente votato al libro come indispensabile strumento di riflessione sulla realtà e di approfondimento delle sue possibili interpretazioni. Per ogni argomento di attualità culturale o di interesse generale, la sua domanda era: "abbiamo il libro?".
 Questo ritratto aggiunge malinconia a malinconia, laddove la conclusione del testo (intitolata significativamente Addio a tutto questo) suona un po' come un congedo da un modo di fare editoria che va scomparendo, soprattutto dopo le incertezze instillate dalla pandemia e dai suoi strascichi nella nostra economia e, un poco, nel nostro stesso modo di intendere la vita associata.
 
In poche parole: a poco tempo dalla scomparsa di Roberto Calasso, il libro di Matteo Codignola - editor e cugino di secondo grado del nume titolare di Adelphi - non può che diventare l'occasione per commemorare uno dei personaggi più importanti dell'editoria italiana degli ultimi cinquant'anni. Tanto più visto che questo libro è un fantasioso memoriale delle esperienze accumulate dall'autore frequentando la Buchmesse, la Fiera del libro di Francoforte, il più importante avvenimento "diplomatico-commerciale" per gli specialisti del settore. Una sfumatura malinconica finisce così per colorare il testo, laddove la sua conclusione suona un po' come un congedo da un modo di fare editoria che rischia di scomparire.
 
Voto: 6,5

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