giovedì 23 dicembre 2021

Patrick Modiano, "Inchiostro simpatico", Einaudi

 
 
  Inchiostro simpatico è uno dei romanzi più allegorici di Patrick Modiano: il protagonista-narratore si cala nelle vesti dell'investigatore privato che per un breve periodo fu da giovane a Parigi, e riflette sul piccolo incarico che gli fu affidato parecchi decenni prima dal suo datore di lavoro, il serafico Hutte, e che consisteva nel cercare di raccogliere notizie utili a ritrovare una ragazza scomparsa, tale Noelle Lefebre.
 L'indagine, all'epoca, non andò a buon fine; la ricerca minuziosamente descritta presso il Fermo Posta, nei locali frequentati dalla ragazza e nell'appartamento da lei occupato non ebbe alcun esito. Ma, nel racconto, i personaggi incontrati allora riprendono vita e assumono l'aspetto ambiguo e vibrante degli individui vivi e vitali, e Noelle acquista una concretezza che l'immagine sfuggente che dall'inchiesta si ricava parrebbe smentire.
 Il fatto è che, da allora, la figura ipotetica di Noelle Levebre si è fissata nella mente del protagonista e che, a intermittenza, il suo pensiero corre a lei, sebbene assai labili siano le tracce del suo passaggio a Parigi, inconsistenti le notizie reperibili nella vallata presso Annecy dalla quale la giovane proveniva e incerta la sua stessa identità: anche il nome - si scopre - potrebbe infatti essere frutto di fantasia.
 La narrazione si trasforma allora in un paradossale corpo a corpo con la realtà, a cui la memoria si sovrappone al punto tale da fare premio su di essa e da trasformarla. Da questo serrato confronto sorge un interrogativo pressante: se la memoria si basa su fondamenta precarie, cosa deve prevalere, cosa è giusto che prevalga, la suggestione di ciò che ricordiamo o un'indefinita sospensione del giudizio? Pur con mille cautele, Modiano ribadisce che sulla memoria occorre puntare, che con la memoria occorre sempre fare i conti, che il filo della memoria va seguito, perché l'alternativa non è una adesione più rigorosa alla verità; semmai è l'indifferenza. 
 
Patrick Modiano
 
 Così, sebbene il passare del tempo non consenta affatto di capire che fine abbia fatto Noelle, sebbene assolutamente irrilevanti siano le informazioni che negli anni arricchiscono la sua vicenda di dettagli secondari, sebbene sempre più sbiadita appaia la memoria di lei in chi ebbe la ventura di frequentarla, l'esigenza di arrivare a definirne l'identità è così ostinata da spingere il narratore a coglierne e a rappresentarne nella maniera più vivida il destino più verosimile. 
 Il finale del libro racconta di una donna che a Roma dirige una galleria d'arte fotografica, dove sono in mostra le foto che ritraggono luoghi e personaggi che con Noelle ebbero a che fare, e che viene interpellata da un misterioso visitatore francese (un alter ego del narratore?) che riesce a dare un nome a quei luoghi e a quei personaggi. I nomi fatti sembrano smuovere qualcosa nella gallerista, che un tempo fu di passaggio a Parigi, prima di trasferirsi in Italia e di cominciare una vita nuova, di assumere addirittura un'identità diversa da quella con cui era conosciuta da giovane e che ora quasi non ricorda più. Che sia lei Noelle Lefebre?
 Una risposta chiara a questa domanda capitale non arriva; eppure la suggestione di quest'ipotesi è tale che il narratore, e il lettore con lui, ne vengono irrimediabilmente risucchiati, tanto che, sotto i loro occhi, la supposizione assume di prepotenza uno statuto di realtà pari a quello che potrebbe essere suffragato dalla più granitica controprova.
 Di certo noi siamo ciò che ricordiamo, e insieme ciò che gli altri ricordano di noi; ma fino a che punto ciò che ricordiamo è, in realtà, soltanto ciò che crediamo di ricordare?

In poche parole: Inchiostro simpatico è uno dei romanzi più allegorici di Patrick Modiano: il protagonista-narratore si cala nelle vesti dell'investigatore privato che per un breve periodo fu da giovane a Parigi, e riflette sul piccolo incarico che gli fu affidato parecchi decenni prima, e che consisteva nel cercare di raccogliere notizie utili a ritrovare una ragazza scomparsa, tale Noelle Lefebre.
Il fatto è che, da allora, la figura ipotetica di Noelle Levebre si è fissata nella mente del protagonista, sebbene assai labili siano le tracce del suo passaggio a Parigi e incerta la sua stessa identità.
La narrazione si trasforma allora in un paradossale corpo a corpo con la realtà, a cui la memoria si sovrappone al punto tale da fare premio su di essa e da trasformarla. Da questo serrato confronto sorge un interrogativo pressante: se la memoria si basa su fondamenta precarie, cosa è giusto che prevalga, la suggestione di ciò che ricordiamo o un'indefinita sospensione del giudizio? Pur con mille cautele, Modiano sembra ribadire che sulla memoria occorre puntare, che con la memoria è indispensabile sempre fare i conti, che il filo della memoria va seguito, perché l'alternativa non è una adesione più rigorosa alla verità; semmai è l'indifferenza.  
 
Voto: 7

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