La primavera possiede talvolta la
capacità di affinare la nostra sensibilità verso gli spazi aperti e la natura.
Mi è così venuta voglia di riprendere in mano e di riproporre un testo curioso,
che ho già avuto modo di recensire alcuni anni fa, all’epoca della sua prima pubblicazione
in Italia.
Vi sono persone che guardano gli
alberi come oggetti, semplici elementi di arredo del paesaggio naturale; altri
invece, con più acuta sensibilità, li considerano esseri strani e affascinanti,
capaci di suggerire agli uomini con la loro sola presenza la possibilità di un
modo di esistere diverso, semplice e misterioso. Questo secondo punto di vista
è di certo quello sposato dallo scrittore austriaco Rudi Palla, che in questo
libro colto, originale e bellissimo parla con competenza e passione di varie
specie arboree, delle loro caratteristiche scientifiche e della loro
avventurosa scoperta; di singoli alberi come fossero individui e delle storie
vere o leggendarie ad essi legate.
Incontriamo così l’Arbre du
Ténéré, nella Repubblica del Niger, l’unico presente per centinaia di
chilometri nel deserto del Sahara, l’unico riportato su cartine in una scala
nell’ordine dei milioni, preziosissimo punto di riferimento all’incrocio di
antiche vie carovaniere; almeno finché nel 1973, un camionista libico lo
investì abbattendolo.
Lo scrittore austriaco Rudi Palla
Ripercorriamo la rotta del
Bounty, che prima di diventare teatro del più celebre ammutinamento che la
storia della navigazione ricordi, veleggiò per mesi alla volta di Tahiti al
solo scopo di riportare in patria un congruo numero di esemplari dell’albero
del pane.
Riviviamo lo stupore di quei
pionieri che per primi s’imbatterono nelle gigantesche sequoie della
California, e rimasero increduli ed entusiasti di fronte agli alberi più
maestosi del pianeta.
E poi saggiamo la veridicità del
mito del platano di Ippocrate, sull’isola di Kos, alimentato dalla capacità di
vivere per migliaia di anni che solo gli alberi hanno. E ancora, esploriamo le
radici delle simbologie nate intorno alla palma e all’ulivo, alberi tanto
comuni quanto preziosi; impariamo ad apprezzare l’eleganza del pioppo,
l’utilità dell’abete, l’umile costanza del castagno.
Alla fine resta la voglia di uscire, di scegliersi il proprio albero preferito, e di studiarlo fino a sapere tutto di lui.
Alla fine resta la voglia di uscire, di scegliersi il proprio albero preferito, e di studiarlo fino a sapere tutto di lui.
Voto: 7