domenica 23 settembre 2018

Jesmyn Ward, "Salvare le ossa", NN Editore


 Bois Sauvage, delta del Mississippi, anno 2005. In una regione che da sempre costituisce una delle zone economicamente più depresse degli Stati Uniti, i Batiste rappresentano un paradigma esemplificativo quasi perfetto della tipica famiglia povera del sud del Paese: afroamericani, vivono da ormai tre generazioni nella zona boschiva del Bayou, in una depressione naturale del terreno chiamata "la Fossa", dentro una sgangherata casa di legno sospesa sopra una piattaforma di cemento non lontano dalle misere abitazioni di molte altre famiglie di neri e dalle fattorie appena più confortevoli di alcuni bianchi, determinati a difendere le loro proprietà e il loro relativo benessere anche con le armi, se necessario.
 Claude, il padre, mantiene la famiglia con umili lavori saltuari e piccoli espedienti, è spesso dedito al bere, ma soprattutto è impegnato costantemente nei preparativi necessari per affrontare un catastrofico uragano che potrebbe investire la regione, come già accaduto molti anni prima; soltanto che quasi tutti gli uragani annunciati negli ultimi tempi dai mass media o arrivano sul delta del Mississippi ormai depotenziati o, all'ultimo momento, deviano verso la Florida, tanto da far apparire la ricorrente preoccupazione di Claude qualcosa di assai simile a una nevrosi. 
 La moglie dell'uomo è morta sette anni prima nel dare alla luce il suo quarto figlio Junior; così, i tre figli più grandi - nati in precedenza a un anno di distanza l'uno dall'altro - sono cresciuti senza mamma e con l'incombenza di accudire il fratellino. 
 Ora Randall, che ha diciassette anni, pensa per lo più a giocare a basket - sport in cui eccelle - insieme agli amici big Henry, Manny e Marquise, si allena in maniera scrupolosa e spera di ottenere dalla high school che frequenta una borsa di studio per partecipare al Summer Camp che rappresenta un'occasione per mettersi in luce agli occhi degli osservatori delle principali squadre universitarie.
 Skeetah, invece, ha sedici anni, muscoli perfettamente disegnati, un carattere introverso e difficile, e un cane da combattimento che pare essere la sua principale ragione di vita: si tratta di China, una feroce femmina di pitbull che ha appena avuto dei cuccioli, e che Skeet accudisce come se fosse una fidanzata o una figlia. Presto China sarà di nuovo in grado di combattere, e Skeet conta, grazie alla forza e all'abilità del suo cane, di guadagnare i soldi necessari a iscrivere Randall al Summer Camp anche qualora non ottenesse la borsa di studio.
 Di appena un anno più piccola di Skeet e a lui legatissima è Esch, che con i suoi quindici anni cresce nel ricordo dolce e doloroso della madre, a cui assomiglia moltissimo, e sperimenta con crescente consapevolezza tutte le implicazioni della sua fiorente femminilità: fra i miti greci che studia a scuola, a impressionarla è principalmente quello di Medea, con tutti i contraddittori aspetti della sua multiforme identità, che la vede figlia, sorella, moglie, madre, femmina pazza per amore, donna tradita e traditrice, strega, assassina, amante abbandonata e disperata, causa del suo male, vittima inconsolabile e irredimibile della sua stessa vendetta.

Jesmyn Ward

 Esch, in preda al risveglio dei sensi che accompagna l'adolescenza, si è concessa con estrema naturalezza e senza pensarci troppo a diversi amici dei fratelli, cucendosi addosso la fama di ragazza leggera; si è però infine innamorata di Manny, bellissimo col suo sorriso luminoso, il suo corpo scolpito, la sua pelle di mulatto la cui lucentezza sembra esaltarsi ai riflessi del sole. L'amore per Manny brucia dentro le viscere di Esch, incurante del fatto che il giovane condivida una roulotte con un'altra ragazza, incapace di riconoscere come l'oggetto del suo desiderio sia interessato solo al sesso, e tenda impunemente ad approfittarsi di lei. Tanto che la ragazza, sventuratamente, di Manny finisce per restare incinta.
 Esch, con le sue insicurezze, il suo dramma silenzioso e tutta la poesia e il candore del suo sguardo, è anche la voce narrante attraverso la quale la storia ci viene raccontata. Ognuno dei dodici capitoli di cui si compone il romanzo corrisponde a una giornata di quella seconda metà del mese di agosto del 2005 che culminerà con l'abbattersi sulle coste della Louisiana del terribile uragano Katrina: la catastrofe - quasi una nemesi - tanto attesa da Claude, e finalmente giunta per sconvolgere ogni cosa e non lasciare più nulla come prima.
 L'alluvione portata da Katrina, infatti, distruggerà buona parte delle abitazioni seminate nel Bayou, compresa la casa dei Batiste, che riusciranno fortunosamente a salvarsi dal disastro, ma perderanno China, trascinata via dalla corrente; Skeet non saprà rassegnarsi alla sua scomparsa, e la cercherà per giorni nel bosco, fra gli alberi abbattuti, i rottami, le macerie. 
 Esch, dal canto suo, si renderà finalmente conto del carattere autodistruttivo della sua passione per Manny e, pur portando in grembo suo figlio, lo lascerà andare per la sua strada; si accorgerà invece delle attenzioni delicate prestate a lei e alla sua famiglia da big Henry, il più gentile, massiccio, riservato fra gli amici di Randall, l'unico che non l'abbia mai ridotta a un pretesto per sfogare i propri appetiti erotici.
 Il libro è decisamente bello: sul palpitante cuore selvaggio costituito dal complesso dei temi trattati viene costruita una narrazione a suo modo sofisticata, dove lo sviluppo della vicenda si sposa con l'affiorare di un sostrato simbolico a cui il punto di vista interno di Esch - al contempo ingenuo e disincantato - sa donare una assoluta concretezza.
 Alcuni dei personaggi che agiscono nel romanzo appaiono memorabili: al di là della protagonista-narratrice Esch, vale la pena di citare big Henry, i due fratelli Randall e (soprattutto) Skeet, Manny - bello e inarrivabile come un dio greco agli occhi di Esch -, e anche la cagna China, volitiva, spietata, fiera come l'eroina di un poema epico.  
 La scrittura stessa di Salvage the Bones (primo capitolo di una trilogia), le cui varie sfumature, via via popolaresche e colte, sono rese molto bene dalla traduzione di Monica Pareschi, è tutt'altro che banale: una prova meritevole della massima attenzione nel panorama della prosa americana contemporanea. 

Voto: 7

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