domenica 2 giugno 2019

Annie Ernaux, "La vergogna", L'Orma


 In questo piccolo libro - scritto poco dopo la metà degli anni Novanta, ma pubblicato solo ora in Italia - si trova tutta Annie Ernaux: la sua disarmante sincerità, la sua capacità unica di sovrapporre e far convivere il presente e il passato, e di far sentire il passato vivo e vero quanto e più del presente; l'abilità nel far vibrare in maniera straordinaria la corda della nostalgia, per poi far dimenticare la nostalgia con una tempesta di emozioni di segno diverso, risorgenti e soverchianti.
 La vergogna a cui si fa riferimento nel titolo deriva da un episodio traumatico a cui Annie fu costretta ad assistere nel giugno del 1952, l'estate dei suoi dodici anni: la sera di una giornata serena, un litigio fra i suoi genitori degenerò in un impensabile accesso d'ira da parte di suo padre, che arrivò vicinissimo ad assassinare sua madre.
 La madre, all'interno della coppia, era la personalità dominante, e quello scoppio di rabbia fu con ogni probabilità dovuto all'accumularsi nel padre di un malcontento inespresso, ad anni di segrete frustrazioni. La Ernaux, però, carica quel ricordo di implicazioni diverse e ulteriori, di carattere emotivo e simbolico. 
 L'episodio, infatti, getta un'ombra sinistra su tutto quello che la piccola Annie e i suoi genitori tentavano con tutte le loro forze di sembrare, e che in realtà - come appare chiaro oggi - non erano. Infatti, in un mondo in cui le classi sociali erano ancora ben distinte e quasi impermeabili una rispetto all'altra, e tutto quello che era raffinato, decente, decoroso, accettabile moralmente, "perbene" veniva definito con estrema precisione, considerato di per sé un valore, e riferito in maniera esclusiva alle qualità intrinseche al modo di essere della borghesia, ogni scostamento dal codice di comportamento così costruito diventava una palese sconvenienza, un inequivocabile segno di appartenenza all'universo degli "inferiori".

 Annie Ernaux
 
 Così, nella memoria della scrittrice, il tentativo di uccisione della madre da parte del padre fa risorgere l'incubo dell'esclusione sociale, l'inquietante prospettiva che, nella sua mente di ragazzina, associava lei e la sua famiglia alla degradazione implicita, ad esempio, in un celebre fatto di cronaca nera che ebbe luogo in quella stessa estate 1952, il cosiddetto "affaire Dominici": lo sterminio di un gruppo di campeggiatori inglesi nel sud della Francia di cui fu accusato Gaston Dominici, un vecchio contadino di origine italiana.
 Per via dello stesso meccanismo, la sgradevole sensazione di appartenere al novero degli indegni e dei reprobi finisce per investire molti altri ricordi di quella stagione: le giornate passate nel collegio religioso nel quale Annie studiava, e in cui le compagne appartenevano a famiglie più distinte della sua; i rapporti quotidiani con i modesti avventori della bottega di alimentari e del bar dei suoi genitori, che riverberavano su di lei la loro grossolanità; i tanti particolari umilianti di un pellegrinaggio a Lourdes effettuato in compagnia del padre e di altri fedeli più abbienti di loro.
 E nonostante nella mentalità di Annie Ernaux, nel suo modo di vedere e giudicare gli altri non vi sia traccia di classismo, è come se i tabù legati al mondo da cui ella proviene continuino a essere emotivamente consustanziali alla rievocazione del passato da essa vissuto.
 Da tutto questo nasce uno strano cortocircuito: la Annie di oggi non riconosce se stessa nei pregiudizi della ragazzina che è stata, e ha quasi l'impressione di descrivere la vita vissuta da qualcun altro; eppure l'angoscia di allora persiste nell'animo della donna adulta che è diventata.
 Può l'indagine meticolosa del tempo andato fare luce su questa misteriosa commistione di sentimenti? Se procedendo esclusivamente per via razionale, attraverso l'analisi di ciò che è stato, è difficile formulare una spiegazione convincente, forse può aiutare a capire qualcosa di più l'esperienza del racconto: la ri-creazione, grazie alla scrittura e a beneficio esclusivo del lettore, di una realtà altrimenti inattingibile, relegata inesorabilmente nel novero delle cose che non sono più in grado di toccarci nel profondo e di suscitare le nostre emozioni.
 E' questa la magia che, ancora una volta, riesce alla penna di Annie Ernaux.

Voto: 6,5

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