sabato 24 agosto 2019

Francesco Longo, "Molto mossi gli altri mari", Bollati Boringhieri


 Tramato di richiami simbolici e di riferimenti letterari, Molto mossi gli altri mari si muove sul crinale tra il libro di memorie e il Bildungsroman
 La storia è ambientata nella baia di Santa Virginia, immaginaria località balneare non troppo lontana da Roma (città in cui vivono molti dei personaggi del romanzo, abituati a passare l'estate al mare, e che risulta facilmente raggiungibile in giornata prendendo il treno), descritta però come se si trovasse in un altrove remotissimo, quasi isolata in una mitica California (nei mesi freddi la Capitale sembra galleggiare in un'altra dimensione, e grandi mareggiate sferzano il litorale dove gruppi di appassionati praticano il surf su onde altissime).
 Protagonista e narratore della vicenda è Michele, che della compagnia di ragazzi abituati a riunirsi ogni estate a Santa Virginia è l'unico a risiedere stabilmente lungo la costa. 
 Il tempo del racconto vede un Michele già adulto - ormai intorno alla trentina - che, in un'epoca a noi molto prossima, nei giorni che segnano il termine della stagione della villeggiatura, tra la fine di agosto e l'inizio di settembre, rievoca le estati di molti anni prima, quelle che vanno dalla preadolescenza alla prima giovinezza della maggior parte dei personaggi, abbracciando il periodo della scuola superiore e dell'Università: le estati del suo amore a lungo cullato e mai pienamente sbocciato per Micol, un'incantevole coetanea di origine ebraica e dall'aria lievemente esotica, la cui famiglia è proprietaria di una delle ville che sorgono dietro la spiaggia. 
 Mentre Michele racconta, si creano le condizioni affinché la grande compagnia di un tempo - composta da giovani diventati quasi tutti abili praticanti del surf - si possa ritrovare per un'ultima volta a Santa Virginia, in occasione di una mareggiata che si annuncia irripetibile: incontriamo così Silvia, la più bella, bionda ed elegante, forse un po' ammaccata per le delusioni patite crescendo; Guido, il leader carismatico del gruppo, avvenente e volitivo, storico fidanzato di Silvia (poi lasciata per una bella spagnola), sempre brillante e sempre alla ricerca di nuove esperienze, protagonista dell'introduzione del surf nella baia dopo alcuni mesi passati all'età di diciott'anni a San Diego; il Cicogna, il più colto e studioso di tutti, spalla ideale di Guido all'ombra del quale ha sempre vissuto; Margherita, svagata e sognante, diventata famosa con il cinema e la pubblicità; e poi Valentina, e Cristiano Bodoni, e Luca Pacchetti, e Gabriele, e molti altri. Ma, soprattutto, è attesa Micol, eclissatasi da tanto tempo, e ora, a quanto sostiene Silvia, in procinto di sposarsi e di trasferirsi a Tel Aviv. 

Francesco Longo

 Il progressivo aumento dell'altezza delle onde e il crescere della tensione, mano a mano che si avvicina il climax della mareggiata e del racconto, scandiscono la narrazione delle annate che nel passato si sono succedute a Santa Virginia, comunque sempre dominate dall'attrazione di Michele per Micol, spesso così vicina, forse a tratti persino innamorata, eppure sempre inafferrabile, perché impegnata con altri, perché persa in sogni indecifrabili, perché immersa in una vita diversa, perché affascinata da qualcosa di ulteriore, di impersonale, di grande, di vago, di irriducibile all'amore che Michele prova per lei.
 Il finale inopinatamente tragico coinciderà con la caduta dell'ultima illusione, quella che Micol possa, quasi fuori tempo massimo, decidere di legare le proprie chimere alla domesticità dell'universo del protagonista.
 A Francesco Longo riesce una fusione che, a tutta prima, parrebbe molto difficile: quella fra Big Wednesday e Il giardino dei Finzi-Contini: il mito della prova suprema, che compendia e chiude la giovinezza, con le sue meravigliose aspirazioni e le sue utopie destinate a cadere, coniugato alla storia di un amore profondo che le circostanze, la storia, il destino, la propria inadeguatezza e l'umore stravagante e l'estrosa astrattezza delle fantasticherie dell'amata rendono impossibile.
 La Micol di Longo non presenta certo la complessità di quella di Bassani, ma con la sua eccentrica svagatezza ha fascino da vendere; il cimento finale dei personaggi di questo romanzo non possiede la grandiosità leggendaria di quello messo in scena da John Milius, ma riesce comunque a fungere da potentissimo centro di gravità narrativo, proiettando in una dimensione in qualche modo epica le piccole vicende personali dei personaggi di Molto mossi gli altri mari.
 Lo stile fluido ed efficace, governato dall'autore con grande consapevolezza, inoltre, rende la lettura sicuramente piacevole e a tratti anche appassionante, grazie al richiamo irresistibile che l'invito all'immedesimazione in una giovinezza inventata riesce a esercitare sulla maggior parte di noi.

Voto: 6,5 

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