domenica 22 settembre 2019

Luigi Guarnieri, "Forsennatamente Mr. Foscolo", La nave di Teseo


  Il libro è una originale biografia romanzata di uno dei nostri classici dell'Ottocento ultimamente meno letti e considerati, nonostante quella riconosciuta certificazione di valore costituita dal posto abitualmente occupato nel canone degli autori letterari che fanno parte dei programmi scolastici: Ugo Foscolo.
 Di Foscolo, in particolare, si ricostruisce l'ultima parte della vita, quella corrispondente agli undici anni - dal 1816 al 1827 - di esilio volontario a Londra, non senza puntuali incursioni nei periodi precedenti: quello dell'infanzia e della prima giovinezza a Zante; quello del trasferimento a Venezia, degli esordi letterari, dell'ingresso nei salotti aristocratici più in vista e degli amori tempestosi con alcune delle nobildonne più belle, brillanti e "convenientemente puttane" del bel mondo di fine Settecento; quello della tormentata redazione dell'Ortis, che a Foscolo diede fama e successo, ma non denaro; quello della stesura delle Odi e dei Sonetti, che consolidarono la sua notorietà; quello del servizio militare nella Grande Armata napoleonica; quello della composizione dei Sepolcri, suo capolavoro; quello dei contrasti prima con il regime di Napoleone (che gli costarono la cattedra di Eloquenza all'Università di Pavia), poi - dopo la sconfitta di Bonaparte a Lipsia e l'inizio della Restaurazione - con gli austriaci, che lo costrinsero a espatriare in Svizzera e più tardi addirittura oltremanica.
 In Inghilterra Foscolo venne accolto come una delle personalità più notevoli del proprio tempo, e gli furono aperte le porte delle case gentilizie più prestigiose; e tuttavia, la tendenza a vivere costantemente al di sopra delle proprie possibilità, l'esagerata considerazione di sé, la pretesa di guadagnare con la letteratura sfruttando un circuito editoriale del quale non solo non conosceva bene i meccanismi, ma non padroneggiava nemmeno alla perfezione la lingua d'elezione, e - infine - il temperamento tutt'altro che accomodante gli alienarono le simpatie di molti, lo isolarono sempre più, e lo sprofondarono in difficoltà economiche a tratti perfino drammatiche.

Luigi Guarnieri

 Costretto a cambiare spesso residenza e a nascondersi sotto falso nome per sfuggire ai creditori (che, a un certo punto, riuscirono anche a farlo incarcerare), tormentato dalle liti perpetue con i suoi editori, i suoi traduttori, i suoi finanziatori, restio a digerire il fatto che l'editoria è un'industria - e alle leggi della produzione industriale si deve piegare se vuole sopravvivere alle difficoltà del moderno mercato librario -, incapace di riconoscere i suoi lettori potenziali e di scrivere in maniera specifica per loro, fiaccato da una salute sempre più cagionevole, inviso a causa delle sue intemperanze anche a parecchi suoi connazionali (nonostante la gloria passata e la persistente notorietà), Ugo Foscolo condurrà a Londra e nei suoi sobborghi un'esistenza assai precaria e spesso oscura, allietata soltanto dalla presenza accanto a sé di Miss Floriana, la sua misteriosa figlia naturale destinata, dopo il decesso del poeta, a spegnersi a sua volta giovane, probabilmente di tisi. 
 Se al momento della morte la sua stella risultava vagamente appannata, Foscolo vedrà la propria popolarità crescere nuovamente nei decenni successivi alla scomparsa in virtù soprattutto della sua capacità di rappresentare lo "spirito italiano" in un'epoca, quale quella risorgimentale, affamata di glorie letterarie nazionali. 
 Così, nonostante la biografia a lui dedicata da Giuseppe Pecchio non gli rendesse certo onore (e anzi lo calunniasse in più punti), e nonostante un altro esule celebre, Giuseppe Mazzini, avesse disatteso il proposito - manifestato a più riprese a Quirina Mocenni Magiotti, la "donna gentile" con cui Silvio Pellico intrattenne una assidua corrispondenza, e che fu la più affezionata a Ugo tra le numerose nobildonne che Foscolo amò - di occuparsi in prima persona della ricostruzione dell'avventura umana del poeta, l'autore di A Zacinto entrò di diritto, in nome della vita e della letteratura, nel Pantheon degli indomiti eroi della nuova Italia. 
 Qualche anno dopo l'Unità, nel 1871, le sue spoglie mortali saranno finalmente trasferite dal piccolo cimitero di Chiswick, in cui erano state inizialmente tumulate, alla basilica di Santa Croce a Firenze.
 Il libro è pieno di curiosità e per molti versi anche godibile, ma non mi convince fino in fondo. Il tono che Guarnieri utilizza - certo per evitare i rischi, sempre in agguato per i biografi, dell'agiografia e della pedanteria - vuole essere palesemente leggero, magari anche scanzonato, ma finisce per essere invece inutilmente, forzatamente dissacrante. 
 Diciamo che il narratore applica alla trattazione del personaggio letterario di cui parla gli stessi criteri che un sito come - poniamo - Dagospia applica alla trattazione della politica: tutto tende ad essere messo in ridicolo o ridotto a pettegolezzo, quasi si avesse timore di essere presi per degli sprovveduti o dei bacchettoni nel momento in cui si discutesse di qualcosa con un minimo di serietà. 
 Questo gioco, protratto oltremisura e portato alle sue estreme conseguenze (per cui nulla sembra degno di essere sottratto al registro farsesco), oltre a risultare alla fine un po' stucchevole, induce il lettore a ricavare l'impressione che l'autore non creda davvero fino in fondo in quello che sta facendo.

Voto: 5,5 

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