lunedì 17 aprile 2017

Kent Haruf, "Le nostre anime di notte", NN Editore


 Una sera di maggio, a Holt in Colorado, poco prima del tramonto, Addie Moore - la vedova settantenne di Carl -  suona alla porta del suo vicino di casa, Louis Waters, anch'egli vedovo (di Diane, che Addie considerava sua amica) e praticamente suo coetaneo, per fargli una proposta semplice e imbarazzante: dal momento che sono entrambi soli, perché non passare le notti insieme?
 Non si tratta di sesso - chiarisce la donna di fronte allo sconcerto dell'uomo - ma di "attraversare le notti insieme", parlando e facendosi compagnia nello stesso letto, per vincere la solitudine, perché "la notte è il momento peggiore".
 Louis ci pensa su e accetta: dalla sera dopo comincia a recarsi a casa di Addie, con un sacchetto di carta che contiene il pigiama e lo spazzolino da denti. Prima i due bevono un bicchiere - di vino lei, di birra lui -, poi si preparano per la notte, si coricano sotto le coperte una accanto all'altro e, al buio, cominciano a parlare. E, una volta che il ghiaccio è rotto, parlano di tutto: di cose senza importanza, della vicina di casa, di cosa pensano una dell'altro, dei loro rispettivi coniugi e della passata vita coniugale.
 Louis racconta ad Addie dell'avventura di quarant'anni prima con una giovane collega (insegnante come lui nel liceo locale) e delle conseguenze che essa ebbe sulla vita della sua famiglia. Addie racconta a Louis della tragica morte della figlia primogenita Connie, investita da un'auto mentre giocava di fronte alla loro casa, e degli effetti di quella tragedia sul marito Carl, trasformatosi dall'uomo premuroso che era prima in un individuo freddo, distaccato, anaffettivo, ormai disinteressato alla moglie da ogni punto di vista.
 A poco a poco la confidenza cresce: Addie e Louis cominciano a comprendersi davvero; ora si tengono per mano mentre sono a letto insieme. La gente di Holt, che in qualche modo è venuta a sapere della loro frequentazione, chiacchiera sgradevolmente alle loro spalle, allude a una storia vagamente boccaccesca, ma loro si disinteressano completamente dei pettegolezzi, del tutto consapevoli di sé, soddisfatti della loro innocenza ed ebbri di una nuova libertà.
 L'idillio sembra dover subire una battuta d'arresto quando, in seguito a una violenta lite fra i suoi genitori e alle difficoltà sul lavoro del padre, a casa di Addie si trasferisce temporaneamente il nipote Jamie, il figlio di suo figlio Gene, che ha sei anni e pare subire tutto il disagio delle turbolenze a cui è sottoposto il suo nucleo famigliare. In realtà, Jamie diventa inopinatamente un collante capace di rinsaldare ancora di più il rapporto fra Addie e Louis: i due anziani gli sanno donare l'attenzione e la serenità che il bambino non ha mai trovato a casa sua, e Jamie li ricambia con un affetto sincero.

Kent Haruf con la seconda moglie Cathy, a cui Our souls at night è dedicato

 E ben presto, a coronamento di un amore ormai pienamente sbocciato, fra i due arriva anche il sesso: ciò che tutta Holt supponeva che Addie e Louis facessero da tempo giunge come l'approdo più naturale di un percorso lungo e bello.
 Purtroppo, però, il perbenismo e le paure inconfessate di cui è ostaggio la mentalità dominante non riescono a sopportare quella felicità "scandalosa"; la censura sociale, in questo caso, cammina sulle gambe del figlio di Addie, Gene, che accusa Louis di mirare soltanto ai soldi della madre e di essere stato di cattivo esempio per Jamie, e arriva a minacciare Addie di non farle più vedere il nipote nel caso in cui non accettasse di troncare di netto la sua imbarazzante relazione.
 Il tempo e le circostanze avverse, poi, paiono completare la distruzione di ciò che Addie e Louis avevano costruito con tanto coraggio e tanta cura: un giorno Addie, mentre sta passeggiando per il centro di Holt, scivola dal bordo di un marciapiede e si procura una frattura all'anca; Gene decide allora di trasferirla all'ospedale di Denver, e poi di sistemarla per la riabilitazione in una residenza assistita lì vicino, che - una volta rimessasi - le darà la possibilità di stare vicina ai suoi famigliari prendendosi cura del nipote, di avere tutta la libertà di movimento necessaria, e di trovare aiuto nel personale struttura in caso di necessità.
 Per Louis è certo un duro colpo, ma non è la fine di tutto: quasi di nascosto, come due ragazzi, Addie e Louis ricominciano a sentirsi, ogni sera, al telefono: per raccontarsi ogni cosa, e per sentirsi di nuovo vicini, finché durerà, o finché la notte non arriverà ad avvolgerli per sempre.
 Our souls at night, l'ultimo breve romanzo di Kent Haruf, pubblicato postumo, è un autentico piccolo gioiello. La prosa che lo sostanzia, magari meno rifinita rispetto a quella dei romanzi della celebre Trilogia della Pianura, ma ugualmente semplice e limpida, è lo strumento più efficace per raccontare una storia d'amore che possiede un'originalità, una profondità e una naturalezza tali da meritare di diventare classica.
 L'amore (e anche la sessualità) in età già avanzata vi trovano una rappresentazione quale io non ho mai incontrato in un'opera letteraria. La precarietà della vita umana - chiarissima ad Addie e Louis in virtù dell'esperienza accumulata- non impedisce loro in nessun modo di affermare la propria libertà e la propria volontà di stare insieme; semmai sono la grettezza e la meschinità degli uomini a costringerli ad affrontare ostacoli sempre nuovi, che rischiano di diventare insormontabili.
 Neppure l'ombra della morte, che in qualche modo incombe sulla relazione dei due protagonisti (e non può che essere così), riesce a togliere loro serenità e a incrinare la determinazione che mostrano nella ricerca della felicità.
 L'estrema prova letteraria di questo notevole scrittore, oltre a palesare una ormai assoluta padronanza dei registri espressivi sui quali la sua narrativa è sintonizzata, e del realismo descrittivo che dà forma al mondo che ha creato (Haruf, a un certo punto, arriva addirittura ad autocitarsi, lasciando che Addie parli di uno dei suoi romanzi ambientati nella contea di Holt), precisa definitivamente la sua visione della realtà; una realtà in cui gli uomini oppongono all'ignoto che li sovrasta e li trascende l'umile nobiltà e la purezza dei sentimenti e dei pensieri di cui, qualche volta, sono capaci.

Voto: 8 

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