domenica 7 maggio 2017

Alberto Negri, "Il musulmano errante", Rosenberg & Sellier


 Quando si parla della guerra in Siria, spesso, si fa riferimento ad essa come una sorta di guerra mondiale in miniatura. La definizione è quantomai banale; dal secondo dopoguerra in avanti, infatti, quasi tutti i conflitti locali con implicazioni sovraregionali sono stati, in un certo senso, delle guerre mondiali in miniatura.
 Io preferisco paragonare quello che sta avvenendo negli ultimi anni in Medio Oriente a ciò che accadde in Europa nella prima metà del XVII secolo. La guerra siriana, per me, è il perfetto corrispettivo contemporaneo di quella che fu nel Seicento la terribile Guerra dei Trent'anni: uno scontro di violenza inaudita, causato da un complesso intreccio di ragioni di ordine religioso, economico, ideologico, etnico e geopolitico difficilmente distinguibili le une dalle altre, con una serie di contendenti animati da tensioni e da scopi diversi, capaci di volta in volta di stipulare fra loro alleanze, o di romperle subitamente senza motivazioni del tutto comprensibili; e con la popolazione civile a subire le peggiori conseguenze della situazione.
 Questo saggio non troppo ordinato ma assai informato di Alberto Negri (uno dei maggiori esperti di politica internazionale, e di Medio Oriente in particolare) risulta preziosissimo per acquisire le basi che servono per cercare di interpretare le dinamiche della guerra in atto, almeno nei suoi principali lineamenti, lasciando definitivamente da parte le sciocche equazioni giornalistiche che tendono a equiparare tutte le numerose versioni dell'Islam, vedendo in esse solo l'innesco potenziale del fondamentalismo religioso e quindi, sempre e comunque, del terrorismo (un modo di leggere la realtà equivalente a quello di coloro che, a parti rovesciate, vedono negli occidentali soltanto dei "crociati"...).
 Innanzitutto Negri mette a fuoco un particolare che a molti sfugge: in Siria, con la dinastia degli al-Asad, sono al potere da quasi cinquant'anni gli alauiti, una setta la cui stessa appartenenza all'Islam è assai controversa dal punto di vista teologico. Essi danno vita a una religione misterica, i cui principi erano originariamente noti solo a pochi eletti, e professano credenze del tutto estranee all'Islam "ortodosso", come quella della metempsicosi (la trasmigrazione delle anime da un essere vivente all'altro attraverso la reincarnazione), che secondo alcuni costituirebbero delle vere e proprie eresie.
 Gli alauiti discendono da quelli che un tempo venivano chiamati nusayriti (dal fondatore Muhammad Ibn Nusayr, vissuto nel IX secolo), e sono una delle ultime sette dei Ghulat, i miscredenti musulmani che attribuivano ad Alì, cugino e genero di  Maometto, una natura divina, superiore a quella del Profeta medesimo.

Alberto Negri

 Vissuti sempre ai margini dell'Islam e relegati ai gradini più bassi della scala sociale, gli alauiti devono la propria fortuna, da una parte, al ruolo da essi rocambolescamente assunto nell'esercito all'epoca della decolonizzazione del territorio siriano, dall'altra al riconoscimento della legittimità del loro credo da parte degli ayatollah sciiti iraniani (in particolare di Musa Al-Sadr), che all'inizio degli anni settanta del Novecento (prima ancora della rivoluzione che li portò al potere nel proprio Paese) ammisero l'alauitismo nel novero delle varianti praticabili dell'Islam sciita.
 Da qui discendono le storiche ragioni dell'alleanza della Siria guidata dagli al-Asad sia con la Repubblica Islamica dell'Iran sia con il gruppo degli sciiti libanesi di Hezbollah; e così, naturalmente, si spiega anche la tradizionale inimicizia siriana con gli altri Paesi arabi a netta maggioranza sunnita, dall'Arabia Saudita, alla Libia, dalla Turchia all'Egitto (i sunniti non hanno mai smesso di considerare gli alauiti, in un certo senso, degli eretici).
 Il saggio di Negri procede per incursioni e approfondimenti che portano il lettore a conoscere particolari e personaggi poco noti del mondo islamico, come quando gli alauiti vengono accostati per alcuni versi alla minoranza turca degli aleviti, che non frequentano le moschee, non velano le donne, hanno riti propri e incarnano una versione dell'Islam molto più tollerante di quelle più diffuse e conosciute; o come quando vengono ricostruite le storie di Husayn al-Khasibi - colui che nel X secolo codificò i precetti "segreti" degli alauiti, e che ancora oggi riposa in una tomba presente all'interno della fortezza di Aleppo -, e di Soleyman Effendi, il "rinnegato" grazie all'opera del quale molti dei "misteri" degli alauiti sono venuti a conoscenza - a partire dalla fine dell'Ottocento - degli studiosi occidentali di storia delle religioni.
 Il pregio maggiore di questo libro è quello di stimolare nel lettore la curiosità di precisare meglio una realtà culturale con la quale - volenti o nolenti - abbiamo a che fare, ma che spesso tendiamo a scostare, o a giudicare inopportunamente attraverso generalizzazioni o sommari luoghi comuni.

Voto: 7   

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