domenica 29 aprile 2018

Luca Ricci, "Gli autunnali", La nave di Teseo


 Gli autunnali è la storia di una stramba ossessione erotica che si innesta sull'abulica stanchezza di uno scrittore di mezza età, prigioniero di una sorta narcisismo decadente, di uno stato d'animo incline a un autocompiacimento insieme cinico e malinconico, che gli rende difficile continuare a scrivere romanzi, e indirizza su un binario morto il suo rapporto con la moglie Sandra.
 Tutto comincia all'inizio del mese di settembre quando, in una Roma immersa nell'atmosfera tiepida e voluttuosa di fine estate, il protagonista-narratore - che ha un figlio già grande che studia all'estero, e vive di collaborazioni giornalistiche ed editoriali e comparsate televisive, grazie alla fama ottenuta con i libri pubblicati in passato - si accorge che il suo matrimonio si è ridotto a un noioso ménage ormai incapace di dargli gli stimoli e le soddisfazioni di cui è in cerca; questo, nonostante Sandra sia ancora decisamente una bella donna.
 Glielo fa notare anche Gittani, l'amico di sempre, anche lui scrittore, anche lui in crisi espressiva ed esistenziale, che tradisce la moglie Carla, ricoverata in un hospice per malati terminali, con Maria, la piacente infermiera che quotidianamente l'assiste. Del resto Gittani è la persona meno indicata per dare al nostro consigli improntati a un pragmatico buon senso: ad accomunare i due amici, infatti, sono lo snobismo e l'ostentato disprezzo per tutto quanto possa apparire ordinario, esteticamente poco rilevante, o semplicemente "normale". Un edonismo del tutto autoreferenziale e un sarcasmo onnipervasivo sembrano le uniche modalità di rapportarsi con il reale che i due ritengano degne di considerazione; tanto che nell'antico sodale il protagonista finisce per trovare soltanto un uditore curioso e divertito delle proprie disavventure sentimentali e una morbida sponda per le proprie stravaganze.  
 Gittani non batte ciglio di fronte alla deriva psicologica che si innesca quando l'amico, un giorno, scopre su una bancarella di libri usati una monografia di Amedeo Modigliani, e sfogliandola viene letteralmente folgorato da una fotografia di Jeanne Hébuterne, la ragazza ritratta in numerosissimi quadri dal pittore, che ne fece la sua musa e la sua compagna di vita. Il legame fra i due era così stretto che, quando Modigliani morì di Spagnola, Jeanne si suicidò, nonostante fosse incinta al nono mese, gettandosi da una finestra del quinto piano dell'appartamento dei genitori.
 Sulla base di quella sola fotografia, il protagonista concepisce per Jeanne Hébuterne un amore ardente e impossibile, capace di superare il secolo che li separa, e in grado di riaccendere, grazie a una specie di bizzarro transfert, i suoi appetiti nei confronti del corpo di Sandra, che ha smesso da tempo di toccare. Il problema è che mentre fanno l'amore, a lui sembra di sentire sul letto, accanto a loro, il piede nudo di Jeanne Hébuterne; e non importa che con ogni probabilità si tratti del gatto entrato di soppiatto in camera dalla porta che dà sul terrazzo...
 Superata questa prima fase di originale eccitazione, il protagonista si riallontana da Sandra, e con una scusa (sostiene di avere bisogno di isolamento e concentrazione per concepire il suo prossimo romanzo) si ritira a passare le notti nella stanza lasciata libera dal figlio Maurizio, solo con la foto di Jeanne, a coltivare le sue complicate fantasie.
 La situazione cambia decisamente quando, una sera, Sandra invita a cena la cugina Gemma, assai più giovane di lei, con cui un tempo passava lunghe estati al mare. Incredibilmente, Gemma non solo risulta essere il ritratto perfetto di Jeanne Hébuterne, ma intrattiene anche una tormentata relazione con Clemente, un pittore dallo stile di vita decisamente bohémien dal quale ha scoperto da poco di aspettare un bambino. 
  
 Luca Ricci

Con la scusa di farsi fare un ritratto da Clemente - novello Modigliani - il protagonista entra in casa della coppia e, appena intuisce l'esistenza di qualche attrito fra Gemma e il suo compagno, ne approfitta per sedurre la donna di cui, a dispetto della parentela con Sandra, diviene l'amante; nemmeno in questo caso si tratta di un legame semplice però, perché Gemma, alle prese con la gravidanza, è riluttante al cospetto degli assalti amorosi del suo nuovo, imbarazzante partner, e finisce per imporgli una specie di castità forzata.   
 Così, il protagonista si ritrova a restare accanto a Gemma per adorarla, per accarezzarla, per annusarla, per accompagnarla alle visite ginecologiche che monitorano lo sviluppo intrauterino di un figlio non suo. A permettergli di sfogare i suoi istinti sessuali più impellenti e aggressivi ci penserà Kainene, una prostituta nigeriana che vive non lontano dall'abbaino di Sandra. Su Kainene egli si accanirà con una violenza sadica che finirà per andare ben oltre il furioso spirito di rivalsa e la ricerca di nuove emozioni, sconfinando nella brutalità incontrollata; costretta a sottostare in lunghe sedute alla frusta, la ragazza, che dapprima aveva pure apprezzato le perversioni del suo raffinato cliente, finirà per prendere paura, ribellandosi e scomparendo dalla circolazione.
 A questo punto, l'ossessione d'amore del protagonista-narratore si è spinta tanto in là da rasentare la follia e da essere quasi ingestibile: perfino al Gittani egli fatica a raccontare quanto gli sta succedendo.
 Quando Gemma viene a sapere che Clemente è sparito dalla circolazione, gli chiede infatti di provare a rintracciarlo. Ma nel momento in cui egli lo trova in casa di altri artisti, il pittore è tanto stordito dalle droghe che ha assunto che il protagonista crede che sia morto; e, tornando a casa dalla sua donna, concepisce una malsana fantasia: si convince che Gemma sia destinata a ripercorrere realmente le orme di Jeanne Hébuterne, e a uccidersi - incinta - una volta venuta a sapere della morte di Clemente. Addirittura le apre la finestra e la invita a buttarsi di sotto dal quinto piano! A questo punto Gemma, resasi pienamente conto della sua instabilità mentale, non può che cacciarlo di casa.
 Il protagonista decide allora di sposare in tutto e per tutto la causa di Jeanne Hébuterne, quella vera; tanto più che la moglie Sandra pare essersi raffreddata nei suoi confronti, per via dell'infatuazione che la sospinge verso un nuovo condomino, un uomo misterioso che ha l'abitudine di spiarla da una delle finestre del suo appartamento che danno sul cortile interno del condominio. 
 Vendicare Jeanne significa punire Amedeo Modigliani, colpendo ciò che è rimasto di lui nel mondo: le sue opere d'arte. Il protagonista arriva così a concepire e a pianificare un attentato nello spazio espositivo in cui è organizzata una mostra monografica dedicata al pittore; solo la prontezza di Nadia - una fedele lettrice dei suoi romanzi che, con la complicità di Gittani, aveva tentato di intrecciare una relazione con lui e ne era stata respinta - consente ai servizi di sicurezza presenti sul posto di individuarlo e di neutralizzarlo. 
 Per il protagonista si aprono allora le porte del carcere di Regina Coeli, dove Gittani - che nel frattempo ha perso la moglie Carla, e ha lasciato l'infermiera Maria, nelle braccia della quale, si scopre, Carla stessa l'aveva spinto - si reca a visitarlo; ma la follia sembra ormai essersi completamente impadronita di lui, portandolo a credere che tutto il suo complicato delirio sia stato indotto grazie a un piano ben architettato dall'amico, intenzionato a sottrargli la moglie Sandra, di cui sarebbe stato segretamente innamorato. 
 Il libro vorrebbe essere una raffinata messa in scena in chiave postmoderna della sempiterna capacità della passione d'amore di volgersi repentinamente dall'agonia all'euforia, dalla tragedia alla commedia, dalla doppiezza all'autenticità. 
 Ma l'esperimento assolutamente non riesce: l'autore non dà mai l'impressione di governare con disinvoltura la sostanza del racconto, gigioneggia con i tempi narrativi e con il parallelismo fra il degenerare della passione del protagonista e l'avanzare dell'autunno, costruisce personaggi tanto poco credibili quanto irritanti, fatica a conquistare il lettore e finisce per lasciare che tutta la vicenda diventi schiava di un simbolismo abbastanza schematico e superficiale.
 La correttezza - e, a tratti, la ricercatezza - della scrittura potrebbe sembrare la maggiore virtù del testo, se la sua pulizia non desse l'impressione di nascondere l'incapacità di modulare davvero stile e tono della narrazione. 
 Ne viene fuori un romanzo banale, pretenzioso, insopportabilmente estetizzante, la cui lettura non viene aiutata da qualche sciatteria redazionale di troppo, insolita per la casa editrice responsabile della pubblicazione.

Voto: 5 -

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