domenica 8 aprile 2018

Matsumoto Seicho, "Tokyo Express", Adelphi


 A sessant'anni dalla sua prima uscita, Adelphi propone al pubblico italiano uno dei libri più famosi di Matsumoto Seicho, autore di centinaia di romanzi e racconti gialli, considerato una sorta di Simenon giapponese.
 Tokyo Express (il cui titolo originale è Ten to sen) è un romanzo poliziesco che nulla concede alla moda del thriller, e anziché stimolare il lettore con un'azione dal ritmo incalzante e con il continuo ricorso a contenuti adrenalinici, tiene alta la tensione giocando sulle geometrie intellettuali che consentono, attraverso la pervicacia della logica, la tenacia del pensiero, la costanza della ragione, l'individuazione dei colpevoli del crimine che è stato consumato.
 La trama induce a una vera e propria immersione totale nella cultura e nella mentalità tradizionale giapponese, con la sua particolare concezione del ruolo della donna, con il suo spiccato senso dell'onore, con il suo assoluto rispetto delle gerarchie.
 Una mattina d'inverno, un operaio che si reca al lavoro scopre sulla spiaggia rocciosa che si affaccia sulla baia di Hakata - sull'isola di Kyushu, nei pressi di un vecchio santuario Kanpei - i corpi di un uomo e di una donna. L'uomo è vestito all'occidentale, la donna indossa un kimono da viaggio color ruggine sotto un soprabito; composti e perfettamente in ordine, sembra quasi che i due dormano tranquillamente.
 Basta poco alla polizia per scoprire che si tratta di Sayama Ken'ichi, Vicecapo di Sezione presso un Ministero recentemente investito da uno scandalo che vede i suoi dirigenti fortemente indiziati di corruzione, e di Otoki, una ragazza che lavora presso un prestigioso ristorante di Tokyo, il Koyuki, come cameriera e accompagnatrice dei clienti. Il ruolo di Otoki (il cui vero nome è Kuwayama Hideko, e che si è trasferita a Tokyo dalle campagne di Akita per cercare lavoro dopo la separazione dal marito) è simile a quello di una geisha: è chiamata a servire e a intrattenere raffinatamente gli uomini ai quali è assegnata, senza che questo intrattenimento abbia necessariamente implicazioni erotiche.
 Tutto lascia pensare che Sayama e Otoki si siano suicidati insieme, utilizzando una bibita avvelenata contenuta in una bottiglia trovata vicino ai loro corpi: la polizia ipotizza che Sayama - uno dei testimoni chiave nell'inchiesta sulla corruzione di alcuni alti funzionari del Ministero nel quale è impiegato - si sia tolto la vita per non essere costretto ad accusare i suoi capi, tradendoli e coprendosi così di disonore; la donna, con ogni probabilità la sua amante, avrebbe deciso di uccidersi con lui, assecondando una tradizione assai radicata nel Paese del Sol Levante.
 Il problema è che nessuno era a conoscenza di un legame tra Sayama e Otoki, che nonostante la sua proverbiale riservatezza avrebbe verosimilmente rivelato alle amiche l'esistenza di un amante. Solo pochi giorni prima del ritrovamento dei cadaveri, due colleghe della ragazza, Yaeko e Tomiko, avevano scorto con grande sorpresa Otoki alla stazione di Tokyo in compagnia di un uomo - quasi sicuramente Sayama - mentre si accingeva a salire sull'Asakaze, l'espresso che collega Tokyo all'isola di Kyushu. Le due ragazze si trovavano alla stazione per accompagnarvi il signor Yasuda, un imprenditore cliente abituale del Koyuki, che doveva recarsi in treno a Kamakura a far visita alla moglie malata di tubercolosi; era stato proprio Yasuda, che conosceva molto bene Otoki, a far notare la sua presenza sul binario 15 a Yaeko e Tomiko.

 Matsumoto Seicho

 Il caso verrebbe senz'altro archiviato come un duplice suicidio, se non fosse per l'intuito di un vecchio poliziotto di Hakata, magro, grigio, quasi stropicciato: Torigai Jutaro. Nella tasca del cappotto di Sayama, infatti, è stata ritrovata una ricevuta relativa a un pranzo consumato da una sola persona sul vagone ristorante dell'Asakaze; e a Torigai sembra semplicemente inverosimile che una donna tanto innamorata del proprio uomo da decidere di suicidarsi con lui lo lasciasse mangiare senza compagnia mentre viaggiava sul suo stesso treno verso la morte. Il suo sospetto, dunque, è che Sayama viaggiasse da solo verso Hakata, e che Otoki fosse in realtà scesa dal treno prima della sua destinazione finale. Ma allora, dove è scesa dal treno Otoki, e dove è stata per tutto il tempo che separa la sua partenza dal ritrovamento del suo cadavere, mentre Sayama soggiornava in un ryokan (una specie di pensione tradizionale) nei pressi di Hakata?
 Torigai prova a raccogliere qualche indizio che avvalori il dubbio che ha concepito: si reca alla stazione dove Sayama e Otoki devono essere scesi per raggiungere la spiaggia sulla quale - cinque giorni dopo la loro partenza da Tokyo - si sarebbero suicidati; va alla ricerca di testimoni capaci di riconoscere e ricordare una coppia corrispondente alla descrizione dei due giovani; soprattutto, comincia a studiare l'orario ferroviario per ricostruire nel dettaglio i possibili spostamenti dei due sventurati amanti.
 Per la verità l'indagine personale di Torigai non sembra fare significativi passi avanti; se non che il suo testimone viene raccolto da un agente della polizia di Tokyo, Mihara Kiichi, il quale, ben conoscendo l'importanza della figura di Sayama come possibile teste dell'accusa nel processo che prometteva di sconvolgere il Ministero nel quale il Vicecapo sezione lavorava, non può convincersi fino in fondo della volontarietà del suo gesto: troppi e troppo importanti sono coloro che hanno tratto beneficio dalla scomparsa di Sayama!
 Mihara, con grande acume e incomparabile tenacia, riesce a scoprire che il signor Yasuda - l'imprenditore cliente del ristorante Koyuki che ha creato le condizioni affinché vi fossero testimoni del legame tra Sayama e Otoki, indispensabile per avvalorare l'ipotesi del doppio suicidio - è uno dei fornitori più importanti del Ministero coinvolto nello scandalo; che il diretto Asakaze si può vedere fermo sul binario 15 della stazione di Tokyo solo per un breve intervallo di 4 minuti, perché in qualsiasi altro momento la visuale è coperta dalla presenza in stazione di altri convogli fermi sui binari adiacenti, e che proprio in quel breve intervallo di tempo Yasuda si è fatto accompagnare dalle due ragazze del Koyuki al proprio treno, che però sarebbe partito solo diversi minuti dopo; che Yasuda conosce alla perfezione l'orario ferroviario, vista la frequenza delle sue visite alla moglie malata a Kamakura; che la moglie di Yasuda, la delicata Ryoko, che si diletta di letteratura, ha addirittura scritto un racconto il cui bizzarro tema è l'orario delle ferrovie, e la sua facoltà di evocare luoghi lontani e per lei irraggiungibili.
 Yasuda diventa dunque agli occhi di Mihara il principale sospettato di quello che potrebbe rivelarsi non un suicidio di coppia, bensì un duplice omicidio.
 Sfortunatamente Yasuda possiede un alibi di ferro: il giorno della morte di Sayama e di Otoki si trovava non in Kyushu, e neppure a Tokyo, ma addirittura a Sapporo, nell'isola di Hokkaido, nel nord del Giappone, dove si era recato per affari, come sono in grado di confermare non solo testimoni diretti, ma anche le carte di imbarco firmate dallo stesso Yasuda al momento di prendere il traghetto.
 Solo in virtù della sua straordinaria pazienza, della sua incrollabile acribia analitica e di molti caffè, Mihara riuscirà a smontare l'alibi di Yasuda e a incastrare l'imprenditore, portando avanti un'indagine molto simile a una partita a scacchi tutta giocata con quel codice particolarissimo e assai complesso costituito dall'orario ferroviario e dai finissimi ricami da esso intessuti sul filo dei minuti.
 La soluzione del caso ci riserverà anche un colpo di scena finale, che darà al lettore la possibilità di rileggere i rapporti fra i personaggi alla luce della declinazione tutta giapponese di concetti quali amore, sessualità, affetto, gelosia, onestà, rispetto.
 Il libro è bello e piuttosto originale: lo allontanano dalla tradizione del romanzo poliziesco occidentale non solo la diversa contestualizzazione, le differenti "categorie dello spirito" che vengono prese in considerazione e il ritmo un po' meno incalzante rispetto a quello dei gialli a cui siamo abituati, ma anche la presenza non di uno ma di due investigatori (Torigai e Mihara), che si passano il testimone dell'indagine (e del punto di vista prevalente adottato nel corso della narrazione) facendola quasi assomigliare a un'inchiesta collettiva. 
 Occorre inoltre sottolineare il carattere totalmente incruento della storia raccontata, laddove l'intreccio si presenta simile a un intricato labirinto, pieno di falsi passaggi e di muri ciechi, per uscire dal quale è indispensabile operare con logica sottile e con invincibile forza di volontà.
 E mai come in questo caso, la sostanza del racconto è più importante del suo esito finale.

Voto: 6,5

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