venerdì 13 luglio 2018

Czeslaw Milosz, "La mia Europa", Adelphi


 La lettura che propongo oggi riguarda il recupero di uno dei numi tutelari della comune identità culturale dell'Europa moderna, che tanto ha bisogno di essere compresa, prima ancora che difesa e valorizzata politicamente.
 La prospettiva dalla quale Milosz guarda all'Europa è unica: uomo dell'est, polacco ma capace di vedere nell'identità nazionale una costruzione complessa e problematica, seppe comporre nella propria esperienza i frammenti di un continente lacerato. Visse sulla propria pelle le due guerre più distruttive della storia, ma questo non gli impedì di cogliere gli aspetti migliori del frammentario e multiforme mosaico culturale europeo; su di essi articolò la propria personalità, con una costante, ammirevole apertura nei confronti del nuovo e del diverso.
 Lo si vede anche dal suo modo di parlare di sé: mentre, ad esempio, uno scrittore come Canetti assorbe e fagocita tutti gli elementi culturali in cui si imbatte, Milosz prima di tutto si riconosce in essi, poi cede loro la scena, perché possano dire al posto suo.
                                                                                                 
 Czeslaw Milosz

 La bellezza e l'importanza della sua opera stanno tutte nell'esito del suo tentativo di trasformare la storia dell'Europa nella sua storia. Così, la storia si fa memoria, e la memoria poetica del racconto.
 Il paragone con Canetti (che è un po' il suo corrispettivo, il nume tutelare dell'identità dell'Europa occidentale o centro-occidentale), da questo punto di vista, è particolarmente istruttivo. Pensiamo a come Canetti e Milosz parlano della loro carriera scolastica e dei loro insegnanti: Canetti (ne La lingua salvata e ne Il frutto del fuoco) rievoca con nostalgia le figure dei propri insegnanti cercando in ciascuno di essi, nell'irripetibile peculiarità della sua persona umana, quegli atteggiamenti, quelle idee, quegli specifici elementi che hanno avuto un peso nella formazione della propria individualità e del proprio carattere.
 Milosz, invece, scava magari meno in profondità, ma proietta ogni cosa su un orizzonte più vasto: i suoi insegnanti diventano emblemi di differenti atteggiamenti culturali, dei quali egli trova tracce chiare non solo in sé, nel proprio carattere, ma anche nella mentalità della gente e nel mondo dal quale proviene.

Voto: 9

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