giovedì 16 luglio 2020

Kent Haruf, "La strada di casa", NN Editore


 Libro dopo libro, Kent Haruf ha legittimato la propria candidatura al ruolo di "Edgar Lee Masters della prosa americana". Lo conferma questo suo romanzo, l'ultimo fino ad oggi non ancora pubblicato in Italia, che mette in scena una manciata di nuovi indimenticabili personaggi di quell'esemplare microcosmo specchio dell'umanità universale rappresentato dall'immaginaria città di Holt, in Colorado.
 Protagonista della vicenda narrata è Jack Burdette, ex popolarissimo campione di football della squadra liceale della contea, uomo dall'indubbio, istintivo carisma, ma dall'intelligenza modesta e dalle ambizioni sproporzionate rispetto alle sue reali capacità.
 Burdette è colto nel momento in cui - a metà degli anni ottanta - torna a Holt al volante di una scintillante Cadillac nove anni dopo essere scomparso con i soldi derivanti da una colossale truffa ai danni del locale Consorzio dei produttori di granaglie, di cui era stato nominato presidente esclusivamente in virtù della sua affabilità.
 I soci del Consorzio sono ancora infuriati con lui; lo sceriffo, Bud Sealy, lo arresta immediatamente in attesa di sapere se il suo reato continui a essere penalmente perseguibile, ed è allora che il narratore comincia dal principio a raccontare la sua storia: la morte del padre, travolto da un treno al passaggio a livello incustodito mentre una sera tornava a casa ubriaco quando egli era ancora un bambino; gli anni faticosissimi della scuola, per la quale Jack era assolutamente negato; la sua trasformazione in una piccola stella dello sport locale grazie a una possanza fisica colossale; l'amore devoto di Wanda Jo Evans, destinata ad aspettare per anni di essere sposata solo per essere invece infine scaricata, un giorno, senza troppi complimenti; l'arrivo all'Università di Boulder con una borsa di studio per meriti sportivi e la quasi immediata espulsione dall'ateneo per un banale furto; il ritorno ad Holt, l'assunzione della presidenza del consorzio, l'improvviso e inatteso matrimonio con l'affascinante Jessie durante una trasferta a Tulsa, in Oklahoma - dove era stato inviato proprio dalla cooperativa per un convegno sui fertilizzanti agricoli -; la clamorosa truffa ai danni degli agricoltori di Holt; la scomparsa e l'abbandono di Jessie, lasciata con due bambini e incinta del terzo a fronteggiare l'ira implacabile dei truffati.

 Kent Haruf

 A raccontare tutte queste cose è Pat Arbuckle, che del cronista ha la stoffa e l'esperienza, perché è proprietario e direttore dell'Holt Mercury, il settimanale che vive su articoli di servizio e notizie di rilevanza provinciale, che egli ha ereditato dal padre.
 Pat, conosce bene Jack Burdette, che è un suo coetaneo e un ex compagno di scuola. Inoltre, dopo la scomparsa di Burdette, le circostanze hanno fatto sì che incrociasse in maniera singolare la sua storia: in seguito alla tragica scomparsa dell'amatissima figlia Toni e alla separazione dalla moglie Nora Kramer, Pat è infatti diventato il compagno di Jessie, l'ex consorte del truffatore, e il padre putativo dei suoi figli.
 Così sarà lui, al momento della scarcerazione del protagonista - perché il suo reato è ormai caduto in prescrizione -, a dover fare in conti con le conseguenze dell'inopinata reazione di un uomo determinato a reclamare anche con la violenza la sua vita di un tempo.
 Il romanzo è estremamente coinvolgente; vi si trova già l'eccezionale capacità di modellare in maniera raffinatissima ogni personaggio e quel senso profondo di pietà per un'umanità dolente che diventerà la nota caratteristica della "Trilogia della pianura".
 C'è forse qui una maggiore asprezza di quella presente nei libri successivi: un vibrato più teso, che veicola una visione del mondo meno pacificata, una resa più severa delle dinamiche psicologiche sottese all'azione narrativa (specchio di un giudizio sempre articolato ma fondamentalmente pessimistico sulla natura umana), una più cupa concezione della società - anche di quella poco più che paesana di Holt - e dei suoi meccanismi, spesso pervasi e dominati dall'egoismo, dalla meschinità e dalla grettezza, a volte addirittura dalla violenza.
 A fare da controcanto a tutto questo, che ammanta il racconto di un'aura malinconica, resta il finale aperto, che prospetta la seppur tenue possibilità di una soluzione positiva della dolorosa vicenda narrata.
 Insomma, il testo ha indubbiamente le qualità per essere considerato una tappa importante della carriera letteraria di quel classico moderno che Kent Haruf, a pochi anni dalla morte, è ormai - meritatamente - diventato.

Voto: 7

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