domenica 23 agosto 2020

Emanuele Trevi, "Due vite", Neri Pozza

 
 Il libro ha lo scopo di ricostruire l'avventura umana e culturale di due scrittori di valore, che di Trevi furono amici, e che dopo la loro scomparsa hanno visto ingiustamente la loro fama appannarsi un po': Rocco Carbone e Pia Pera. Le parti del testo dedicate all'uno e all'altro personaggio si alternano e si intrecciano praticamente senza soluzione di continuità, senza uno schema preciso, dando l'idea dell'evolversi piuttosto casuale - come nella vita - del rapporto di amicizia di Rocco e Pia fra loro e con l'autore.
 Rocco Carbone, originario di Reggio Calabria ma trasferitosi a Roma per motivi di studio, di estrazione abbastanza modesta, aveva un carattere aspro e spigoloso, un'indole risentita, incapace di compromessi, intrinsecamente massimalista. La sua vocazione per lo studio teorico, per il rigore scientifico delle discipline specialistiche e per i saperi di nicchia avrebbe forse dovuto indurlo a scegliere la carriera accademica; volle invece farsi romanziere, e alla narrativa applicò la sua acribia analitica e il suo nitore logico.
 Soffriva dello scarso successo commerciale dei suoi libri, pur sapendo benissimo che non erano realizzati pensando al grande pubblico, ai cui gusti dominanti la scrittura di Carbone nulla concedeva. Pervenne però a risultati notevoli; L'apparizione, così tipicamente suo, secondo Trevi è un testo che merita un posto fra le opere delle letteratura italiana contemporanea destinate a durare.
 Fu quasi sempre infelice, e anche i suoi rapporti con le donne non erano mai del tutto sereni. Morì improvvisamente in un incidente stradale nel luglio del 2008, a soli 46 anni.
 Pia Pera, lucchese, era figlia del celebre giurista Giuseppe Pera, uno dei fondatori del diritto del lavoro. Crebbe in un ambiente culturalmente stimolante ed economicamente privelegiato, che le consentì di coltivare la propria eccentricità. 
 Come ricorda Emanuele Trevi, sapeva scrivere di sesso molto meglio di tanti "specialisti" della letteratura di genere, con senso dell'equilibrio, la giusta sensibilità, una punta di opportuna malizia e la capacità di chiamare le cose con il loro nome, senza eufemismi. La raccolta di racconti La bellezza dell'asino ancora oggi costituisce un libro in grado di mostrare in maniera esemplare come si possano incrociare in chiave narrativa erotismo, sociologia e psicologia.
 
 Emanuele Trevi
 
 Fu forse questa sua abilità a suggerirle di cimentarsi con Il diario di Lo, originale riscrittura della Lolita di Nabokov in chiave femminile, dal punto di vista della piccola Dolores: un'operazione, da una parte, poco riuscita dal punto di vista letterario, dall'altra, fallimentare dal punto di vista editoriale, dato che una denuncia per plagio da parte del figlio di Vladimir Nabokov sfociò in una prolungata e sgradevole lite giudiziaria e portò al sequestro di tutte le copie del testo distribuite nelle librerie.
 In realtà, Pia Pera, specialista di letteratura russa, aveva un talento particolare soprattutto come traduttrice: le sue traduzioni dell' Eugenij Onegin di Aleksandr Puskin, e di Un eroe del nostro tempo di Michail Lermontov raggiungono eccezionali vette di raffinatezza.
 Ma la sua versatilità le consentiva anche escursioni negli ambiti più diversi: nel 2007 collaborò con Gianna Nannini per la realizzazione del comcept album Pia come la canto io, dedicato alla figura dantesca di Pia de' Tolomei; più tardi si trasferì in campagna prendendo a condurre vita ritirata e, sulla base della propria personale esperienza, si trasformò in una originale e apprezzatissima saggista capace di raccontare senza caricaturali pose da maestra l'arte del giardinaggio.
 E quando si ammalò di Sclerosi laterale amiotrofica, riuscì a fondere il proprio personale dolore e l'amore per la cura del verde condiviso con i suoi abituali lettori nella singolare confessione Al giardino non l'ho ancora detto.
 La malattia, infine, se la portò via nell'estate del 2016, ad appena sessant'anni. 
 La virtù principale di questo testo sta nella sua capacità di instillare il desiderio di prendere in mano le opere dei due scrittori rievocati. Le pagine più belle sono quelle in cui, dopo la morte di Rocco Carbone, l'autore si sente in modo misterioso "tormentato" nottetempo dal suo spirito, che non riesce a trovare pace fino a quando egli non porta a termine Per il tuo bene, il romanzo che Carbone aveva lasciato incompiuto al momento della sua tragica scomparsa. 
 I passaggi meno gradevoli (addirittura un po' fastidiosi) sono quelli in cui l'autore sembra non rendersi conto che il mondo letterario italiano esiste anche al di fuori dell'élite decisamente privilegiata e discretamente autoreferenziale costituita dalla cerchia relativamente ristretta delle relazioni intrecciate nell'ambito dell'alta borghesia romana e delle sue connessioni ed estensioni.  

Voto: 6 +

Nessun commento:

Posta un commento