domenica 8 novembre 2020

Carlo Rovelli, "Helgoland", Adelphi

 
  Helgoland, letteralmente "la terra sacra", è un'isola del Mare del Nord rocciosa e quasi completamente spoglia, costantemente battuta dai venti. Postazione privilegiata per controllare l'accesso ai porti tedeschi delle imbarcazioni provenienti da nord-ovest, fu utilizzata come avamposto fortificato dalla marina germanica fino alla Prima guerra mondiale. Più tardi, il 18 aprile 1947, a Helgoland la marina inglese ammassò e fece saltare in aria gran parte del materiale bellico abbandonato dall'esercito tedesco alla fine della Seconda guerra mondiale, in quella che fu forse la più grande esplosione mai realizzata con esplosivi convenzionali. 
 E' però un altro il motivo per cui Carlo Rovelli ha scelto di intitolare proprio Helgoland il suo libro dedicato all'avvento della meccanica quantistica, alle sue implicazioni filosofiche, alle sue ricadute culturali e alle modificazioni che essa induce sul nostro modo di pensare il mondo: fu infatti qui che, nel 1925, il giovane fisico Werner Heisenberg si rifugiò per alleviare i sintomi dell'allergia di cui soffriva, contando sulla quasi totale assenza di vegetazione arborea nell'isola, e fu qui che ebbe la prima intuizione matematica della descrizione del comportamento dell'elettrone all'interno dell'atomo. 
 Utilizzando il calcolo matriciale, Heisenberg pervenne alla previsione esatta dell'energia emessa da un elettrone al momento del "salto" da un'orbita atomica all'altra, prendendo atto però dell'impossibilità di determinarne contemporaneamente posizione e velocità; in altre parole, noi possiamo predire il comportamento dell'elettrone quando osserviamo un suo cambio di stato - quando, in un certo senso, interagiamo con lui - mentre non possiamo dire nulla delle sue dinamiche quando sfugge alla nostra osservazione: è questo il Principio di Indeterminazione di Heisenberg, uno dei capisaldi della fisica e della chimica moderne. 
 L'intuizione di Heisenberg fu confermata e precisata dal contributo di altri fisici e matematici come Max Born, Wolfgang Pauli, Paul Dirac, Pascual Jordan; l'integrazione fondamentale alla nuova teoria venne però dal fisico austriaco Erwin Schrödinger, che scoprì un'equazione basata su una funzione ψ capace di considerare l'elettrone non come una particella ma come un'onda, e di dare conto del suo comportamento in termini di probabilità: in sostanza, Schrödinger ci insegna che l'orbita dell'elettrone è intrinsecamente indescrivibile se non come orbitale, vale a dire come nuvola diffusa di probabilità, all'interno della quale quella che in precedenza era considerata una particella "solida" non è individuabile con certezza.
 Questi i presupposti teorici della meccanica quantistica; le sue conseguenze gnoseologiche invece, come fa notare Rovelli, sono la "granularità" del mondo osservabile, la sua discontinuità (vale a dire il fatto che della materia si può accertare la presenza tramite misurazioni solo in determinati "stati quantici") e, soprattutto, l'interpretazione della realtà fisica non come repertorio di oggetti ma come sistema di relazioni. La metafora perfetta per illustrare questo concetto è contenuta in un altro libro di Rovelli: "il mondo non è fatto di sassi, è fatto di baci".
 E se il mondo è "fatto di baci" (una verità confermata da moltissime prove sperimentali, la più sorprendente delle quali è forse quella che ha portato a svelare il fenomeno dell'entanglement, cioè lo strano legame conservato da due particelle lontane fra loro che si sono incontrate anche una sola volta nel passato), se la materia è esplorabile solo tenendo conto dei parametri della granularità e della probabilità, si deve prendere atto del fatto che tante supposte "verità", tante certezze incorporate dal senso cumune dipendono in realtà da errori di prospettiva, da pregiudizi dettati dall'abitudine a guardare le cose in un certo modo e non in un altro.
 
Carlo Rovelli
 
 Qui le riflessioni di Rovelli spaziano acrobaticamente dalla fisica alla filosofia, dalla biologia alla letteratura e alla politica. Presentate alcune delle teorie più fantasiose derivate da alcuni assunti della meccanica quantistica e denunciati i loro limiti (la teoria "Molti Mondi", che prende alla lettera i fenomeni di sovrapposizione quantistica e immagina l'esistenza di diverse realtà parallele, la teoria delle "Variabili Nascoste", che ritiene che la sovrapposizione quantistica sia generata da un'interferenza e cerca di ritornare agli schemi della fisica classica, la teoria del "collasso fisico", per la quale le predizioni della meccanica quantistica sono solo approssimazioni, la teoria del "q-bismo", secondo la quale la funzione d'onda è solo uno strumento di calcolo che descrive non la realtà in sé ma l'indeterminatezza delle nostre percezioni), l'autore esprime le convinzioni che egli deriva dallo studio della meccanica quantistica, e che si basano su un assunto fondamentale: l'accettazione della relatività delle proprietà fisiche, che non sono scolpite nella materia inerte come la intende la fisica classica, ma dipendono dalle interazioni che le individuano; in sostanza, non ci sono proprietà al di fuori delle interazioni.
 Poi il fisico italiano si sofferma sull'Empiriocriticismo del filosofo Ernst Mach che, oltre a influenzare direttamente Einstein e Heisenberg (e anche lo scrittore Robert Musil) aiutandoli a "pensare" in modo non convenzionale, fornì i fondamenti teorici al pensiero di Aleksandr Bogdanov (alias Aleksandr Aleksandrovic Malinovskij), principale avversario di Lenin all'interno del gruppo dirigente dei bolscevichi; la "scomunica" di Lenin nei confronti di Bogdanov (nemico delle certezze assolute nell'interpretazione del materialismo storico di Marx ed Engels e propugnatore di un metodo di analisi dei rapporti storico-sociali basato sul relativismo) determinò una virata del comunismo sovietico verso una forma ottusa di dogmatismo oppressivo.
 Dopo aver compiuto una ricognizione degli interpreti contemporanei del pensiero di Mach nel contesto di una "filosofia delle relazioni", Rovelli sposta lo sguardo da Occidente a Oriente, dove Nagarjuna, un pensatore indiano del II secolo d.C., nel suo Le stanze del cammino di mezzo, espone la tesi secondo cui le cose non hanno esistenza in sé, indipendentemente da altro; una visione del mondo in singolare consonanza con le conseguenze della meccanica quantistica.
  L'approdo finale di questa lunga serie di divagazioni è un tentativo di messa a fuoco, alla luce della meccanica quantistica, delle nozioni di "significato" e "soggettività": il primo non è individuato da una determinazione preesistente al rapporto tra osservatore e fenomeno osservato, e si definisce solo alla luce dell'intenzionalità dell'osservatore che quel significato definisce; la seconda viene riconfigurata sulla base del fatto che l'uomo non è esterno alla natura, bensì parte della natura stessa (la soggettività dell'uomo che percepisce qualcosa - o si autopercepisce - è solo una delle tante possibilità di interazione che si verificano nel mondo naturale).
 Il libro offre momenti estremamente gustosi, come sempre accade con Rovelli; si aggiunga che il tentativo di divulgare i concetti fondamentali sui quali è costruita la meccanica quantistica, e di riflettere sulle conseguenze di una delle scoperte cardine della fisica moderna su tutti gli altri campi del sapere è di per sé lodevole (e condotto dall'autore sulla base di una grande erudizione, ma senza indulgere in astrusità gratuite; anzi, sebbene solide basi matematiche sarebbero indispensabili per comprendere bene questa parte della fisica, Rovelli fa di tutto per spiegare passaggi francamente difficili al lettore comune - non sufficientemente attrezzato dal punto di vista teorico - attraverso metafore spesso brillanti e molto efficaci).
 Resta il fatto che nel complesso, vuoi per l'intrinseca oscurità della meccanica quantistica, vuoi per la pretesa di concentrare in un numero limitato di pagine argomenti che richiederebbero una trattazione assai più distesa e articolata, la lettura richiede tempi di "digestione" più lunghi di quella di altre opere di Carlo Rovelli.
 
In poche parole: partendo dalle formidabili intuizioni di Heisenberg e di Schrödinger, Carlo Rovelli espone le nozioni fondamentali della meccanica quantistica, illustra i riflessi di questa costruzione teorica su vari campi del sapere e ragiona sulle logiche conseguenze che essa, nel suo insieme, implica in termini di visione del mondo (e del ruolo dell'uomo nel mondo). L'autore è come sempre assai brillante dal punto di vista comunicativo, anche se l'oggettiva complessità dei concetti esposti rende a tratti ostica la trattazione e più difficile del solito realizzare pienamente lo scopo divulgativo di un'opera come questa.
 
Voto: 7-     

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