domenica 14 febbraio 2021

Donatella Di Pietrantonio, "Borgo Sud", Einaudi

 Romanzo caratterizzato da una facile e distesa vena narrativa, Borgo Sud mette in scena gli stessi personaggi principali del più fortunato libro di Donatella Di Pietrantonio, L'Arminuta. Anche la voce narrante è la stessa: a raccontare la storia è infatti la donna che tempo prima, nel 1975, a tredici anni, ha vissuto il trauma della "restituzione" alla misera famiglia d'origine, residente in un piccolo centro dell'entroterra abruzzese, dopo la separazione di Adalgisa e di suo marito, che si erano presi cura di lei lungo tutta l'infanzia nella loro elegante casa a Pescara, e che ella aveva sempre considerato i suoi veri genitori. 
 Solo la nascita di un rapporto saldissimo con la sorella minore Adriana, allora, era riuscito in parte ad alleviare la sofferenza derivante dal fatto di sentirsi totalmente estranea all'ambiente in cui era stata sbalestrata (a cui si era aggiunto il dolore acuto per la morte del fratello maggiore Vincenzo, nei confronti del quale ella aveva concepito un affetto speciale, tutt'altro che fraterno).
 Questa volta il fuoco della narrazione si sposta su un'epoca successiva, quella dell'ingresso della protagonista e di sua sorella Adriana nella piena età adulta, e sulle differenti traiettorie esistenziali - ciascuna costellata da soddisfazioni ma soprattutto da problemi - che le due donne seguono fino alla maturità.
 Il presente del racconto vede la protagonista, che si è trasferita in Francia e che insegna Letteratura italiana all'Università di Grenoble, richiamata improvvisamente in Italia da un'emergenza di cui per molte pagine non ci viene rivelata la natura. Proprio il ritorno a Pescara diventa per la narratrice il pretesto per ripercorere parallelamente la propria vita e quella di Adriana, del tutto differenti nonostante il persistere di un forte legame tra loro. 
 La protagonista è riuscita infatti a completare brillantemente il suo percorso di studi a Chieti, dove è diventata assistente del professor Morelli, ha sposato Piero, un uomo bello e benestante, che ha ereditato dal padre un avviato studio dentistico molto rinomato a Pescara, e in seguito ha ottenuto una cattedra all'Università di Macerata.
 Adriana, invece, ha abbandonato presto la scuola - che del resto frequentava solo saltuariamente e malvolentieri - dopo essersi innamorata ancora giovanissima di un pescatore poco più grande di lei, orfano di padre e residente a Borgo Sud, il quartiere di Pescara prossimo al porto in cui vivono tutti gli uomini di mare della città: un luogo dalla forte caratterizzazione popolare in cui ci si sente parte di una comunità separata e in cui ci si sostiene vicendevolmente, con un grande senso di solidarietà. Il problema è che Rafael, il giovane pescatore, è uno scapestrato, è incapace di comportarsi in maniera responsabile verso chi gli è vicino - forse alza addirittura le mani sulla sua donna - e accumula debiti che poi Adriana cerca in ogni modo di aiutarlo a ripianare. 
 
Donatella Di Pietrantonio
 
 Tutte queste cose, la protagonista-narratrice ricorda di averle apprese direttamente dalla sorella il giorno in cui quest'ultima è piombata in casa sua e di Piero con un neonato al collo - il figlio Vincenzo, di cui Adriana non aveva parlato con nessuno -, dopo una delle sue periodiche sparizioni, in preda a un'ingovernabile agitazione, come se scappasse da qualcosa o da qualcuno.
 Peraltro, come veniamo a sapere con lo sviluppo del lungo flashback su cui il racconto è imperniato, anche la vita della protagonista non è stata affatto priva di drammatiche turbolenze negli ultimi anni, sebbene le premesse su cui era impostata consentissero di sperare altrimenti: a un certo punto il marito Piero l'ha lasciata, rivelandole la sua latente omosessualità; è stato allora che ella ha deciso di abbandonare l'Italia per trasferirsi a Grenoble. Purtroppo, non è mai riuscita ad avere i figli che tanto desiderava.
 E' dopo tutte queste rivelazioni, portate dalle rimembranze che affollano la mente della protagonista insonne nella stanza d'albergo in cui si è sistemata dopo essere precipitosamente tornata a Pescara dalla Francia, che veniamo a sapere il vero motivo del suo rientro in Italia: Adriana si trova in gravissime condizioni in ospedale in seguito a una caduta dal terrazzo del condominio di Borgo Sud nel quale vive e sul quale stava stendendo il bucato dopo aver accompagnato Vincenzo a scuola. Non è dato sapere se la caduta sia stata accidentale o se qualcuno - forse lo stesso Rafael, dal quale Adriana si è definitivamente allontanata - l'abbia spinta a forza di sotto; molti hanno visto e sentito, ma l'omertà di cui la gente del quartiere è capace quando si tratta di proteggere uno dei loro è assoluta.
 Ed è davanti al letto nel quale Adriana giace in coma, senza sapere se riuscirà a cavarsela e se tornerà quella di prima, che la protagonista si rende conto fino in fondo dell'importanza della sorella per lei, della loro analoga tendenza a rimanere impigliate in uomini "sbagliati", della trama misteriosa degli affetti che talvolta ci legano ad alcune persone perfino al di là dell'apparente mancanza di affinità caratteriale, che dovrebbe farcele sentire non così vicine...
 Infine Adriana faticosamente e quasi miracolosamente si risveglia, e alla narratrice resta la certezza del desiderio di starle vicina, il proposito di regalarle tutto il tempo necessario a riprendersi del tutto, l'impulso di elevare una preghiera di gratitudine per la sua salvezza, pur senza avere una precisa cognizione di chi possa ascoltarla.
 La lettura è sicuramente piacevole, perché Donatella di Pietrantonio sa ben padroneggiare l'arte della narrazione e perché i drammi che racconta non sono mai banali. Certo, rispetto a L'Arminuta manca qui quello sdoppiamento del punto di vista fra la protagonista-narratrice che racconta la storia nel presente e la se stessa di un tempo che risultava là assai ben congegnato, fecondo di spunti conoscitivi, capace di innescare una profonda immedesimazione del lettore nella particolare prospettiva della ragazza. 
 Al contrario, si adottano qui altri e meno raffinati stratagemmi per tenere viva l'attenzione di chi legge, e specialmente l'uso insistito - e portato quasi fino all'esasperazione - della tecnica della suspense: lo si riscontra quando si arriva alla rivelazione dell'omosessualità di Piero, e poi ancora quando si viene a sapere che la persona per cui la protagonista è rientrata in Italia è proprio la sorella Adriana, e che l'incidente che le è capitato è gravissimo ma lascia spazio alla speranza.
 L'impressione complessiva che se ne trae è insomma quella di un libro ben congegnato ma meno felice di quello che l'ha preceduto.
 
In poche parole: caratterizzato da una facile e distesa vena narrativa, il romanzo mette in scena gli stessi personaggi del libro più fortunato di Donatella Di Pietrantonio, L'Arminuta, di cui Borgo Sud costituisce il seguito ideale. Identica è la voce narrante, appartenente alla donna che là raccontava il trauma infantile della propria "restituzione" alla famiglia d'origine da parte della donna che l'aveva allevata per tredici anni, mentre qui ripercorre la propria vita e quella della sorella Adriana, in qualche modo ad essa parallela. Se Adriana ha abbandonato permaturamente gli studi per seguire il fidanzato pescatore Rafael, entrando a far parte dell'accogliente comunità di Borgo Sud - il quartiere marino di Pescara - ma scontando la sregolatezza e la tendenza a fare debiti del suo uomo, la protagonista si è laureata, è diventata una professoressa universitaria e si è sposata con un giovane dentista bello e ricco, ma si è poi dovuta arrendere al fatto di non aver mai capito veramente il marito Piero. Ora, richiamata d'urgenza in Italia da Grenoble, dove insegna letteratura italiana, è costretta a rifare i conti con tutto quello che lei e Adriana hanno attraversato. La lettura è sicuramente piacevole e i drammi raccontati non sono mai banali, ma si riscontra nel testo un abuso un po' fastidioso della tecnica della suspense, portata quasi fino all'esasperazione. Ne risulta infine un libro nel complesso ben congegnato, ma meno felice di quello che l'ha preceduto.

Voto: 6

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