Testo pubblicato per la prima volta nel 1905.
Il dottor Tyko Gabriel Glas ha
trentatré anni e non è mai stato con una donna. Troppo forte è il suo
disincanto di fronte al cinismo e alla freddezza dei processi e degli impulsi
naturali; e, nello stesso tempo, troppo inebriante è stata la sua fugace
esperienza dell’amore, e troppo alta la concezione che egli si è fatta della
bellezza che questo sentimento dovrebbe incarnare.
La sua vita – dopo aver
riscattato con la propria professione la rovina economica del padre, e dopo
essere rimasto solo, una volta morti o partiti tutti quelli che gli erano
vicini un tempo – è completamente consacrata alla quiete, all’ordine, alla
prudenza, alla distinzione borghese.
Al conformismo egli sacrifica per
intero il proprio sentire, agendo spesso in contrasto con le proprie più intime
convinzioni, pur fra mille dubbi e resistenze.
Qualcosa però cambia quando una
sua giovane paziente gli confessa di avere un amante, e lo implora di aiutarla
a trovare una scusa per sfuggire alle attenzioni troppo pressanti del marito;
ad assecondare i desideri della donna lo spingono sia l’amore che
paradossalmente Glas concepisce per lei, sia il suo odio per il marito, il
pastore Gregorius, un uomo anziano, ripugnante e grottesco nella sua lascivia,
profondamente ipocrita.
Hjalmar Söderberg
Sullo sfondo di una Stoccolma
piena di bagliori e di fascino poetico, per tutta l’estate il pensiero fisso di
Glas sarà trovare il modo di togliere di mezzo il pastore Gregorius, di cui
arriverà infine a programmare l’omicidio.
Ma la vita umana è troppo elusiva
e proteiforme perché sia così facile intervenire su di essa per cambiarla in
meglio.
Questo romanzo breve (o racconto
lungo) è un vero capolavoro, e una pietra miliare nella storia della letteratura
svedese moderna.
Söderberg, attraverso le pagine del diario del protagonista, crea una voce letteraria capace di esemplificare con vivezza come si possano mescolare, nel lago della coscienza, lucida razionalità e folle tracotanza.
Voto: 8
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