domenica 22 maggio 2016

Roberto Bolaño, "Notturno cileno", Adelphi


 Ecclesiastico, membro dell’Opus Dei, sostenitore del regime di Pinochet, già celebre critico letterario – noto con lo pseudonimo di Ibacache – e mediocre, pretenzioso poeta, Sebastián Urrutia Lacroix giace sul letto della sua ultima agonia.
 Sta morendo, ma non muore pacificato con se stesso e con il mondo: nel delirio gli si para davanti un “giovanotto invecchiato”, che forse è creato dalla sua stessa coscienza, e che gli muove contro spietate, violentissime accuse, alle quali egli non è in grado di controbattere argomentando razionalmente ma, disarmato dalla morte, soltanto facendo emergere dal profondo della memoria i propri ricordi.
 Ecco allora i tempi del proprio apprendistato letterario presso un altro celebre critico, Farewell, anch’egli conservatore, ma capace di intrattenere rapporti con personaggi come Pablo Neruda e Salvador Reyes (protagonista di un singolare incontro, nella Parigi occupata dalle truppe naziste durante la Seconda guerra mondiale, con Ernst Jünger); ecco un singolare viaggio in Europa e la bizzarra descrizione, ricca di implicazioni metaforiche, di una serie di preti dediti alla falconeria; ecco l’avventura quasi onirica che portò don Lacroix a diventare maestro di marxismo dei membri della giunta militare golpista; ecco le scanzonate feste presso l’elegante villa di María Canales, che nascondeva in realtà una sala di tortura per gli oppositori del regime.
 Alla fine a Ibacache non resta che un disperato corpo a corpo, che non può che vederlo soccombente, con la propria coscienza nera.

Roberto Bolaño

 Il libro è sicuramente affascinante per impostazione e contenuto, ma non è uno dei migliori di Bolaño, e ancora non presenta quel modo di raccontare che diventerà caratteristicamente suo nelle prove più alte, e cioè quella "narrazione collettiva" costruita attraverso un composito collage dei punti di vista di diversi testimoni, ciascuno dei quali gioca il ruolo di micro-narratore interno nell'ambito di un racconto plurale di cui è per lo più inconsapevole (a meno di non considerare Ibacache stesso – o meglio la coscienza di Ibacache − un involontario testimone di un’epoca altrimenti irraccontabile come quella di Pinochet in Cile).

Voto: 6,5

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