martedì 4 luglio 2017

Milena Agus, "Terre promesse", Nottetempo

 Se c'è una scrittrice italiana contemporanea a cui si attaglia alla perfezione la categoria - spesso abusata - del realismo magico, questa è senza dubbio Milena Agus. La sua scrittura piana - lessicalmente semplice, fondamentalmente paratattica, priva di asperità vernacolari nel dialogato - sa dare un orizzonte solido alle cose, descrivere con precisione sentimenti e situazioni, addomesticare sogni, stranezze e bizzarie individuali, drammi e angosce personali. Ne è un esempio significativo questo suo ultimo libro.
 Terre promesse è un romanzo famigliare che abbraccia sessant'anni e tre generazioni, accomunate dalla medesima aspirazione a trovare il luogo in cui riuscire a realizzare compiutamente i desideri su cui si modella il proprio immaginario. Ambientato tra la Sardegna, il Nord Italia e gli Stati Uniti, è diviso in tre parti e in 50 brevi capitoli.
 I protagonisti della prima parte, intitolata il Continente, sono Ester e Raffaele, due fidanzati che dopo anni di separazione si ritrovano, alla fine della Seconda guerra mondiale, nel villaggio sardo in cui sono nati. Al primo incontro, però, Ester si rende conto subito di come i suoi sentimenti si siano assai raffreddati rispetto a un tempo: Raffaele, infatti, è povero in canna, gli anni della guerra (e della prigionia in Germania) lo hanno molto provato fisicamente, rendendolo meno attraente, e la madre di lei non fa nulla per nascondere il suo malcontento per quel legame. Eppure la ragazza non rompe il fidanzamento, perché il giovane, che ha scelto di non fare il contadino restando in Sardegna, ma ha trovato lavoro a Genova, all'Ansaldo, rappresenta per lei l'unica speranza di lasciare l'isola e il villaggio d'origine, il cui provincialismo non riesce più a sopportare. 
 Per colmo d'ironia, dopo il trasferimento a Genova e successivamente a Milano (dove i due sposi troveranno la metropoli repingente, e finiranno per detestarla), Ester e Raffaele - ridotti sul lastrico da un investimento sbagliato - torneranno a vivere  in Sardegna insieme alla figlia Felicita (chiamata così in memoria di un fratello di Ester morto suicida), trovando nel loro villaggio natale quanto di più simile a una terra promessa potessero concepire.

 Milena Agus

 La seconda parte, intitolata la Sardegna, è focalizzata proprio su Felicita che, con il suo carattere solare e il suo atteggiamento sempre positivo nei confronti della vita, al contrario della madre, cresce amando la sua isola, e cercando la sua terra promessa più negli uomini e nel mondo delle idee e dei sentimenti che in un luogo fisico. Affezionatissima alla burbera nonna materna (che convince ad andare a vedere per la prima volta il mare, dopo una vita passata senza muoversi dall'entroterra), innamorata fin da bambina dell'introverso e altero Pietro Maria Sisternes, rampollo della ricca e nobile famiglia locale, ma nel contempo iscritta al PCI, Felicita rende onore al suo nome affrontando le difficoltà e l'ostilità degli altri sempre con allegria e con un disarmante sorriso sulle labbra. 
 Divenuta adulta, con Sisternes, nonostante i suoi chili di troppo e la sua non eccessiva avvenenza, intreccerà una appassionata relazione, e di lui rimarrà presto incinta. E tuttavia rinuncerà a sposarlo, a dispetto delle vantaggiosissime nozze già organizzate, dopo essersi accertata di non essere davvero ricambiata nel suo amore. Facendo credere a Pietro Maria di avere abortito, Felicita si trasferirà invece a Cagliari, e lì partorirà il figlio Gregorio, crescendolo con l'aiuto di Marianna, la professoressa di lettere solo apparentemente scontrosa che è proprietaria del piccolo appartamento in cui si è stabilita.
 La terza parte, intitolata l'America, è quella caratterizzata da una maggiore coralità. Teoricamente la figura centrale dovrebbe essere quella di Gregorio che, cresciuto ereditando l'amore per il jazz del padre Pietro Maria e del nonno Raffaele, si trasferisce a New York per provare a intraprendere la carriera del musicista. In realtà, protagoniste vi sono ancora Felicita e Marianna: la prima, ammalatasi di cancro, riuscirà a reagire conservando tutto il suo ottimismo e la sua gioia di vivere, asseconderà i sogni di Gregorio, lo sosterrà nelle avversità, abbandonerà definitivamente il pensiero di Sisternes, e si innamorerà di Gabriele, un uomo silenzioso e solitario incontrato d'inverno sulla spiaggia del Poetto. Marianna, dal canto suo, porrà fine al proprio scontroso isolamento trovando inopinatamente l'amore in Pietro Maria, l'anima gemella di cui non aveva mai sospettato l'esistenza, la vera terra promessa del suo "paesaggio dell'anima".
 Il romanzo costituisce una lettura molto piacevole, come tutti i libri della Agus; lo spin narrativo è vivace (senza che la voce narrante risulti minimamente invadente), lo stile è fluido, naturalmente comunicativo, caratterizzato da una levità che può essere sinonimo di leggerezza, di spensieratezza, di equilibrio, ma anche di efficace essenzialità (come quando viene raccontato in poche parole il suicidio di Felice, gettatosi in un pozzo) o di tranquillo ardimento (mi ha sempre colpito, ad esempio, la scanzonata audacia con cui la Agus descrive le scene di sesso).
 Se un difetto si può trovare a questa scrittrice è l'incapacità di rappresentare personaggi maschili originali, credibili e brillantemente stilizzati come lo sono invece quasi tutte le sue figure femminili. Ma è un particolare che non inficia il valore complessivo delle sue opere.

Voto: 6,5

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