giovedì 29 giugno 2017

Roberto Bolano, "Il gaucho insopportabile", Adelphi


 Il gaucho insopportabile consta di cinque racconti e di due brevi saggi, ed è l'ultimo libro confezionato in vita da Roberto Bolano (anche se venne pubblicato solo dopo la sua morte). La malattia e l'ansia della fine, una costante sensazione di straniamento, il tentativo di esorcizzare la paura attraverso l'ironia sono le caratteristiche e i temi dominanti di questa raccolta.
 Il primo, breve racconto, Jim, ha come protagonista un "nordamericano triste", una poetica figura di bizzarro vagabondo che sembra sempre in attesa dell'epifania di una misteriosa verità.
 Il secondo racconto, Il gaucho insopportabile, che dà il titolo all'intera raccolta, parla di Héctor Pereda, un anziano avvocato di Buenos Aires che, arrivato all'età della pensione, dopo la morte della moglie e il fallimento dello Stato argentino, si trasferisce nella Pampa, in una malandata fattoria di sua proprietà, e comincia a vestire, a vivere e a comportarsi come un vecchio gaucho, muovendosi sempre a cavallo: si costruisce, in pratica, una sorta di nuova identità, tanto da arrivare a percepire come estraneo tutto quello che un tempo gli era così famigliare.
 Il poliziotto dei topi, invece, ha come protagonista José detto Pepe el Tira, singolare figura di topo-sbirro in una comunità di roditori dotati di coscienza antropomorfa, che vive nelle fogne di una grande città. Pepe è presentato come il nipote di Josephine la Cantante, il personaggio creato da Kafka in un suo famoso racconto scritto negli ultimissimi mesi di vita; se la Josephine kafkiana era simbolo dell'arte e della capacità dell'arte di dare valore e dignità alla vita del singolo individuo al di là delle circostanze collettivamente determinate in cui essa si svolge, e al di sopra dell'utilitarismo materialistico che spesso la domina, Pepe el Tira coglie, grazie alla sua professione, il lato oscuro dell'individualismo: abituato a imbattersi nei cadaveri di roditori caduti nelle grinfie di grossi predatori o vittime di tragici incidenti, Pepe scopre con sorpresa e orrore che esistono topi che uccidono altri topi senza che vi sia un motivo particolare, soltanto per una terribile ansia di autoaffermazione sui propri simili. La scoperta getta un'ombra oscura sui topi - e sugli uomini di cui sono il simbolo, naturalmente -, e mette in dubbio l'idea che essi possano in qualche modo elevarsi davvero dalla volgarità di base della loro condizione esistenziale.

 Roberto Bolano

  Il viaggio di Alvaro Rousselot è forse lo scritto in cui meglio si riconosce il tipico stile di Bolano, ed è centrato sul personaggio di uno scrittore argentino di discreto successo - Alvaro Rousselot - che si accorge con sommo disagio che esiste un regista cinematografico francese, tale Guy Morini, che nelle sue opere misteriosamente trasfigura i soggetti e i temi di Rousselot non solo senza dichiararlo, ma anche senza avere avuto apparentemente alcun contatto con i libri di quest'ultimo. Durante un suo viaggio in Francia, Rousselot si mette febbrilmente sulle tracce di Morini: la ricerca di quello che percepisce sempre di più come un vero e proprio alter ego lo condurrà a disfarsi di tutte le sue false convinzioni e persino a rinnegare l'artefatta personalità che, senza rendersene bene conto, negli anni, aveva costruito intorno al suo ego autentico; alla fine si innamorerà di una prostituta, trovando nel suo amore una pace disperata.
 Due racconti cattolici è uno scritto bipartito, costituito da due storie diverse accomunate dalla presenza di personaggi deliranti, che vivono la propria fede con rassegnata angoscia o con allucinato fatalismo.
 Infine, dei due saggi in chiusura, pensati per le ultime conferenze tenute dall'autore in vita, quello di maggiore spessore è sicuramente il primo, che tratta del rapporto tra Malattia e Letteratura e, passando per Baudelaire, Rimbaud, Lautreamont, Mallarmé e Kafka, argomenta su come il viaggio, il sesso e i libri, sebbene forse non abbiano alcun senso e non portino da nessuna parte, siano l'unica arma da opporre al fondamentale "male di vivere", e rappresentino l'unica via per provare a trovare qualcosa in cui possa magari conservarsi il valore - qualunque esso sia - della nostra transeunte esistenza.
 Il secondo, intitolato I miti di Cthulhu, è un ironico excursus sulla letteratura spagnola in cui, fra il tentativo di definire e ridefinire continuamente un pantheon di grandi autori di riferimento, e l'ambizione spasmodica degli scrittori emergenti, si è affermato un modus operandi dove alla ricerca della verità si è sostituita la ricerca della rispettabilità. 
 Nel complesso si può dire che, leggendo questo libro, ci si rende perfettamente conto di essere di fronte a un intellettuale di eccezionale levatura e a uno scrittore di prima grandezza, anche se forse non si trova qui la maggior parte delle sue pagine più incisive o più emozionanti. Fa impressione pensare che, mentre completava questa raccolta (dal sapore davvero "definitivo"), Bolano sapesse perfettamente di avere poche settimane di vita davanti a sé.

Voto: 7      

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