sabato 9 dicembre 2017

Kjell Westö, "Miraggio 1938", Iperborea


 Kjell Westö, scrittore finlandese di lingua svedese, firma un grande romanzo, forse il libro migliore che mi sia capitato di leggere quest'anno. 
 I fatti narrati in Miraggio 1938 abbracciano otto mesi (dal 16 marzo al 16 novembre), e si svolgono a Helsinki nell'anno chiave in cui l'Europa fu costretta ad assistere sgomenta e impotente a quella drammatica accelerazione del programma politico hitleriano che vide prima la realizzazione dell'Anschluss (l'annessione dell'Austria alla Germania nazista), poi l'occupazione tedesca della Cecoslovacchia - con la scusa della cosiddetta "questione dei Sudeti" -, infine l'esplodere della violenza antisemita nella raccapricciante Notte dei Cristalli, il pogrom in cui in tutta la Germania si scatenò una spietata caccia all'ebreo quasi casa per casa (a centinaia gli ebrei furono uccisi, i loro negozi e le loro abitazioni furono devastati, le Sinagoghe date alle fiamme).
 Questi angosciosi avvenimenti trovarono allora larga parte del ceto medio e dell'alta borghesia finlandese niente affatto ostile al regime nazionalsocialista e ai suoi presupposti: nonostante le perplessità suscitate in alcuni dalle intemperanze e dagli eccessi dei nazisti, Hitler era perlopiù guardato con simpatia - in quanto baluardo contro il bolscevismo - in un Paese che aveva conquistato l'Indipendenza dall'Impero Russo solo vent'anni prima, durante il Primo conflitto mondiale, passando attraverso una guerra civile breve ma atroce; una guerra in cui si contrapposero i Rossi, filocomunisti, che incarnavano il sogno di riscatto delle classi popolari ma erano sostenuti dai rivoluzionari russi - guardati con sospetto da tutti coloro che temevano il perpetuarsi del dominio straniero sulla loro terra -, e i Bianchi, alfieri delle ragioni dei nazionalisti e della borghesia conservatrice, spalleggiati da contingenti dell'esercito tedesco.
 I Bianchi riuscirono infine a prevalere, la Finlandia si staccò dalla neonata Unione Sovietica diventando una nazione indipendente, e per questo contrasse con la Germania - pure di lì a poco sconfitta nella Grande Guerra - un permanente debito di gratitudine.
 Contro i Rossi di scatenarono le vendette e non di rado il sadismo dei vincitori: umiliati pubblicamente, molti furono passati per le armi in seguito a processi a dir poco sommari, e ancora più numerosi furono quelli che morirono d'inedia e di stenti dopo essere stati rinchiusi nei cosiddetti "Campi di affamamento", in qualche modo tristi antesignani dei Lager della Seconda guerra mondiale.
 La guerra civile, naturalmente, ebbe strascichi che fecero sentire la loro influenza sulla società finlandese nei decenni seguenti; e la Finlandia del 1938 descritta da Westö appare un Paese che, in un mondo in tumultuosa trasformazione, è pesantemente zavorrato dalle scorie del suo recente passato, e per questo non riesce a esprimere un'opinione pubblica in grado di comprendere con lucidità il presente dell'Europa di allora.
 Protagonisti del libro sono l'avvocato Claes Thune e la sua segretaria, Milja Matilda Wiik.
 Thune ha poco più di quarant'anni, ed è un perfetto esponente di quella minoranza linguistica svedese che per secoli ha costituito la spina dorsale della classe dirigente della Finlandia (che, prima di passare sotto il dominio russo, era per l'appunto una propaggine della Svezia).
 Pur avendo parteggiato per i Bianchi durante la guerra civile - per via della sua appartenenza di classe -, Thune è decisamente un liberale per temperamento e convinzioni. Prima di darsi alla libera professione, ha fatto parte del corpo diplomatico finlandese a Stoccolma e a Mosca; rientrato a Helsinki, ha dovuto affrontare la dolorosa separazione dalla moglie tedesca Gabi, di cui è ancora malinconicamente innamorato, ma che lo ha lasciato per il suo migliore amico, il dottor Robi Lindemark.
 Il tradimento di Gabi e di Robi Lindemark ha profondamente prostrato Thune, in primo luogo perché l'avvocato considerava il fatto di avere sposato la moglie (bella, colta, di buona famiglia) la dimostrazione che sua madre - una aristocratica signora dalla mentalità reazionaria - ha torto nel considerarlo un fallito; in secondo luogo perché non si aspettava quel colpo basso da Robi, con cui aveva condiviso tutto fin dagli anni del liceo, compresa la fondazione del Circolo del Mercoledì, l'istituzione che riunisce i loro amici, tutti di lingua svedese e tutti appartenenti all'alta borghesia della Capitale, che una volta al mese si ritrovano a discutere di politica, cultura e società in un clima rilassato e conviviale.
 Il turbamento di Thune è vieppiù accresciuto dal disagio che gli provoca l'entusiasmo con cui molti dei suoi parenti e dei suoi stessi sodali guardano alla Germania nazista; eppure si sente tanto integrato nell'ambiente da cui proviene da non riuscire neppure a immaginare di staccarsene.
 Matilda Wiik, invece, ha quasi trentasette anni, è una donna riservata ed elegante e - dopo essere stata abbandonata dal marito - vive sola in un piccolo, decoroso appartamento in Michelingatan. In realtà non pare soffrire in maniera particolare di solitudine: quando può, fuori dal lavoro, ama prendersi cura di sé magari concedendosi una manicure in un salone di bellezza, o passare del tempo con le amiche; le piace leggere, ascoltare musica, ma soprattutto andare al cinema. Matilda non si perde un film fra quelli proiettati nelle sale di Helsinki - finlandese o straniero che sia -, conosce tutti gli attori originari del suo Paese e prova un'ammirazione sconfinata per i divi hollywoodiani.
 Sul lavoro, invece, è seria, silenziosa, svelta, irreprensibile. Thune non può che essere soddisfatto di lei, anche se non può dire di conoscere davvero la sua impiegata; sa soltanto che proviene da una famiglia modesta e laboriosa.

Kjell Westö

 La chiave dell'intreccio romanzesco sta nel continuo passaggio dal punto di vista di Thune a quello di Matilda; solo che, mentre di Thune riusciamo a seguire in maniera chiara lo sviluppo del pensiero e possiamo cogliere dubbi, dolori, debolezze, quando la prospettiva è quella di Matilda tutto diventa più nebuloso e problematico: un passato misterioso e terribile, che fatica a emergere e che appare tanto stridente con il presente della signora Wiik da sembrare irreale, tiene prigioniero tutto il suo essere fino a paralizzarne sentimenti e ragionamenti.
 A poco a poco qualcosa capiamo: Matilda, a soli sedici anni, dopo la morte dei genitori, per cercare di mantenere il fratello, si è aggregata all'esercito delle Guardie Rosse, alle cui ragioni la sua famiglia di estrazione proletaria era vicina; persa la guerra, è stata rinchiusa in un Campo di affamamento, dove ha assistito a orrori indicibili, ed è poi stata trasferita in un altro campo di prigionia nei pressi di Helsinki insieme ad alcune compagne. Qui, quasi ogni notte, ha dovuto sottostare alle violenze di un giovane ufficiale bianco (che Matilda ricorda semplicemente come il Capitano), che veniva a trovarla nella sua cuccetta prendendola con la forza.
 Il fatto è che Matilda ritrova il suo aguzzino quando meno se lo aspetta e dove meno se lo aspetta: è uno degli amici del suo datore di lavoro, uno di coloro che vengono spesso a trovarlo in ufficio e che ogni mese partecipano alle riunioni del Circolo del Mercoledì.
 I fantasmi del passato, così, tornano a perseguitare la signora Wiik, tanto più che il suo molestatore - che non l'ha riconosciuta - comincia a farle la corte. Matilda, da un canto, vorrebbe fuggire lontano da lui, dall'altro è spinta da quella parte di sé che non è mai uscita dal campo di concentramento (e che viene quotidianamente a tormentarla come uno spettro nell'incubo di un folle) a frequentarlo per cercare l'occasione di consumare finalmente la sua vendetta.
 Al lettore non viene rivelato fino alla fine il nome dell'amico di Thune dietro il quale si nasconde l'antico violentatore di Matilda; si è così portati a fare delle congetture sull'identità del Capitano (si tratta forse del ricco Polle Grönroos, uomo d'affari anticomunista e cliente dello studio di Thune, di Guido Röman, il giornalista sportivo dal membro virile di dimensioni spropositate, capace di suscitare l'ammirazione e la meraviglia di chiunque lo veda nudo, oppure di Lorens "Zorro" Arelius, medico di destra, ex atleta, nazionalista convinto, che condivide molte delle teorie dei nazionalsocialisti, il loro culto della "sanità" della mente e del corpo e il loro aggressivo atteggiamento verso la vita? Tutti costoro hanno prestato servizio nei Bianchi al tempo della Guerra civile...) che, però, si riveleranno inevitabilmente fallaci.
 Il progressivo crescere dell'inquietudine di Thune riguardo al futuro procede di pari passo con il montare in Matilda dell'orrore riguardo al suo passato.
 Thune precisa sempre di più il suo antinazismo, e arriva a dichiararlo a chiare lettere in un editoriale pubblicato sul principale quotidiano di Helsinki, che gli attira gli strali degli ambienti della destra reazionaria e porta addirittura a un'aggressione ai suoi danni da parte di due sconosciuti che lo aspettano una sera sotto il suo ufficio e lo percuotono fino a fargli perdere i sensi. E tuttavia egli sente come il proprio ragionevole argomentare sia del tutto inutile al cospetto del fanatismo e delle formule preconfezionate che gli contrappongono persone che pure hanno una formazione simile alla sua e appartengono alla sua stessa classe sociale, come Polle Grönroos o Zorro Arelius.
 La degenerazione del clima politico e sociale finlandese è drammaticamente rappresentato, agli occhi di Thune, dal precipitare nella follia di Jogi Jary, un brillante attore teatrale, un altro dei suoi amici d'infanzia e membro del Circolo del Mercoledì: Jogi è ebreo, e la sua ipersensibilità e la sua fragilità vengono esasperate dalle notizie delle violenze sistematiche sugli ebrei perpetrate in Germania e in Austria. Il colpo di grazia alla sua salute mentale viene inferto quando, durante una manifestazione internazionale di atletica leggera, il nipote Salomon Jary - che è uno sprinter di talento e che è in predicato di rappresentare la Finlandia ai prossimi Giochi Olimpici programmati per il 1940 - è scandalosamente retrocesso dal primo al quarto posto dai giudici di gara, disposti a coprirsi di ridicolo pur di compiacere gli ospiti della Federazione tedesca presenti allo stadio, che sarebbero infastiditi dalla premiazione di un ebreo (un episodio analogo è realmente attestato nelle cronache del tempo: il 21 giugno 1938, allo stadio di Helsinki, nella gara dei 100 metri piani, il velocista Abraham Tokazier, primo al traguardo, venne fatto figurare quarto nella classifica ufficiale, suscitando le proteste di una parte del pubblico che gremiva le tribune).
 A un certo punto pare che l'angoscia di Thune e quella di Matilda siano destinate a incontrarsi affinché i due possano sostenersi vicendevolmente. Ma capita invece che l'avvocato e la sua graziosa impiegata si sfiorino soltanto, precipitando poi ciascuno nel proprio buco nero: Matilda verso il tragico e autodistruttivo compimento del definitivo castigo del proprio carnefice (la cui identità viene svelata solo nelle ultime pagine del libro); Claes Thune verso la dissoluzione di ogni residua illusione di capire la realtà che si erge minacciosa contro di lui e di incidere su di essa per renderla migliore. La sua resa finale sta nella disperata constatazione che tutto ciò che pensava di vedere intorno a sé si è in verità rivelato un puro e semplice miraggio.
 Il libro è un autentico capolavoro: l'efficacia e la credibilità della sostanza narrativa si sposano con la meticolosa precisione nella resa del periodo storico e del clima emotivo che lo caratterizza; la scorrevolezza della scrittura esalta l'appassionante dinamismo della trama; la complessità della vita interiore dei protagonisti e la finezza del profilo umano di tutti gli altri personaggi sublima la rappresentazione di  meccanismi storico sociali la cui analisi filosofica risulterebbe sempre troppo schematica, banalizzante o comunque insoddisfacente.
 In parecchi hanno ultimamente paragonato la fase storica che stiamo vivendo al periodo che precedette la Seconda guerra mondiale (pensiamo ad esempio all'ultimo libro di Roberto Calasso). Alla luce di un simile accostamento, un romanzo come questo diventa uno strumento preziosissimo per meglio comprendere il presente.
 Assolutamente da leggere.

Voto: 9

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