Nonostante il lieto fine che
sovente ne corona la conclusione, le fiabe hanno la capacità di raccontare con
straordinaria dolcezza e indicibile malinconia verità terribili, orrori che non
risparmiano nessuno e che sono lo specchio di un mondo ai cui mali nemmeno
l’infanzia – spesso convenzionalmente ritenuta una sorta di giardino felice –
può sfuggire.
Lo sa bene Corrie, un ragazzo
inglese di sedici anni che da pochi mesi ha perso tragicamente la madre, caduta
vittima di un attentato terroristico a Roma. Corrie attraversa un’età che lo
pone giusto sul crinale che separa il mondo dei bambini da quello degli adulti,
è in grado di osservare entrambe le condizioni, e può constatare come quasi mai
ai bambini sia garantita quella serenità di cui avrebbero bisogno.
Nella rarefatta atmosfera del
Natale, mentre apre i regali assieme ai fratelli più piccoli, egli prova a
sprofondare nell’illusione di essere ancora coccolato e protetto contro ogni
avversità come si ritiene lo debbano essere i bambini, quando si rifugia nel
seno della sua famiglia. E tuttavia si rende presto conto che l’illusione non
può durare al cospetto della drammatica realtà che ha costantemente sotto gli
occhi.
La televisione, infatti, manda
continuamente da Berlino le immagini del sequestro degli alunni di una scuola
elementare da parte di un gruppo di terroristi appartenenti alla “Fenice Rossa”
che minaccia di farne strage; e davanti a quei filmati Corrie soffre due volte,
perché si identifica con i piccoli ostaggi e, contemporaneamente, non può che
pensare al recente assassinio di sua madre. Inoltre, consultando l’archivio
della sua biblioteca scolastica, negli ultimi tempi il ragazzo vi ha trovato
una quantità di lettere risalenti agli anni trenta del Novecento e provenienti
dalla Germania: lettere di genitori ebrei che supplicavano il direttore
dell’istituto di accettare l’iscrizione dei propri figli minacciati dalla
mannaia delle leggi razziali promulgate dal regime hitleriano. Quanti di quei
ragazzi, quanti di quei genitori sono
riusciti a salvarsi dall’Olocausto?
Peter Rushforth
La domanda si è fatta più urgente da quando
Corrie ha scoperto di avere anche sangue ebreo nelle vene: ebrea è infatti sua
nonna Lilli, che emigrò dalla Germania nazista in Inghilterra quando la
situazione si fece insostenibile.
Ma c’è di più: a Berlino Lilli
era una giovane e brillante illustratrice di libri per l’infanzia che i nazisti
non tardarono a dare alle fiamme; e da allora non ha più toccato un pennello. Solo
di fronte alla tragedia dei nipoti rimasti orfani di madre e alla prospettiva
della morte prossima l’anziana signora decide di tornare alla sua attività.
Il dono a Corrie di una sua
splendida tavola raffigurante Hansel e Gretel consentirà al ragazzo di chiudere
dentro un cerchio magico, proprio come nelle fiabe, tutte le sue sofferenze.
A quasi quarant'anni dalla sua uscita, il capolavoro di Peter Rushforth - scrittore inglese scomparso nel 2005 - conserva intatta tutta la sua bellezza e originalità. Il mondo delle fiabe, con la sua levità e la sua disarmante semplicità, fa esplicitamente da controcanto al mondo reale, rivelando quanto esso sia spietatamente crudele, forse addirittura senza prospettiva alcuna di riscatto, e non dia a nessuno la possibilità di essere veramente innocente.
Voto: 7
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