venerdì 22 dicembre 2017

Peter Rushforth, "Kindergarten", Elliot edizioni


 Nonostante il lieto fine che sovente ne corona la conclusione, le fiabe hanno la capacità di raccontare con straordinaria dolcezza e indicibile malinconia verità terribili, orrori che non risparmiano nessuno e che sono lo specchio di un mondo ai cui mali nemmeno l’infanzia – spesso convenzionalmente ritenuta una sorta di giardino felice – può sfuggire.
 Lo sa bene Corrie, un ragazzo inglese di sedici anni che da pochi mesi ha perso tragicamente la madre, caduta vittima di un attentato terroristico a Roma. Corrie attraversa un’età che lo pone giusto sul crinale che separa il mondo dei bambini da quello degli adulti, è in grado di osservare entrambe le condizioni, e può constatare come quasi mai ai bambini sia garantita quella serenità di cui avrebbero bisogno.
 Nella rarefatta atmosfera del Natale, mentre apre i regali assieme ai fratelli più piccoli, egli prova a sprofondare nell’illusione di essere ancora coccolato e protetto contro ogni avversità come si ritiene lo debbano essere i bambini, quando si rifugia nel seno della sua famiglia. E tuttavia si rende presto conto che l’illusione non può durare al cospetto della drammatica realtà che ha costantemente sotto gli occhi.
 La televisione, infatti, manda continuamente da Berlino le immagini del sequestro degli alunni di una scuola elementare da parte di un gruppo di terroristi appartenenti alla “Fenice Rossa” che minaccia di farne strage; e davanti a quei filmati Corrie soffre due volte, perché si identifica con i piccoli ostaggi e, contemporaneamente, non può che pensare al recente assassinio di sua madre. Inoltre, consultando l’archivio della sua biblioteca scolastica, negli ultimi tempi il ragazzo vi ha trovato una quantità di lettere risalenti agli anni trenta del Novecento e provenienti dalla Germania: lettere di genitori ebrei che supplicavano il direttore dell’istituto di accettare l’iscrizione dei propri figli minacciati dalla mannaia delle leggi razziali promulgate dal regime hitleriano. Quanti di quei ragazzi,  quanti di quei genitori sono riusciti a salvarsi dall’Olocausto? 

 Peter Rushforth

 La domanda si è fatta più urgente da quando Corrie ha scoperto di avere anche sangue ebreo nelle vene: ebrea è infatti sua nonna Lilli, che emigrò dalla Germania nazista in Inghilterra quando la situazione si fece insostenibile.
 Ma c’è di più: a Berlino Lilli era una giovane e brillante illustratrice di libri per l’infanzia che i nazisti non tardarono a dare alle fiamme; e da allora non ha più toccato un pennello. Solo di fronte alla tragedia dei nipoti rimasti orfani di madre e alla prospettiva della morte prossima l’anziana signora decide di tornare alla sua attività.
 Il dono a Corrie di una sua splendida tavola raffigurante Hansel e Gretel consentirà al ragazzo di chiudere dentro un cerchio magico, proprio come nelle fiabe, tutte le sue sofferenze.
 A quasi quarant'anni dalla sua uscita, il capolavoro di Peter Rushforth - scrittore inglese scomparso nel 2005 - conserva intatta tutta la sua bellezza e originalità. Il mondo delle fiabe, con la sua levità e la sua disarmante semplicità, fa esplicitamente da controcanto al mondo reale, rivelando quanto esso sia spietatamente crudele, forse addirittura senza prospettiva alcuna di riscatto, e non dia a nessuno la possibilità di essere veramente innocente.

Voto: 7

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