domenica 8 marzo 2020

Keith Gessen, "Un paese terribile", Einaudi


 Andrej è un giovane americano di origine russa, ricercatore universitario nel campo della slavistica e appassionato di hockey che, nel 2008, subito dopo essere stato lasciato dalla fidanzata Sarah, in un momento in cui negli Stati Uniti la sua carriera langue, su richiesta del fratello maggiore Dima, si trasferisce da New York a Mosca per badare, per un certo periodo, alla nonna materna ormai ottantanovenne.
 Baba Seva Efraimovna Gechtman, la nonna - una vecchina di origini ebraiche che, a suo tempo, è stata insegnante di letteratura e, in seconde nozze, dopo la morte del nonno di Andrej durante la Seconda guerra mondiale, moglie di un importante scienziato amico di Bruno Pontecorvo attivo nel campo delle ricerche petrolifere -, vive nel centro storico della capitale russa, in un appartamento di epoca sovietica detto "l'appartamento di Stalin", perché donatole dal dittatore alla fine degli anni quaranta in seguito a una consulenza storica prestata dalla donna per la sceneggiatura di un film di propaganda su Ivan il Grande.
 L'appartamento ha un aspetto obsoleto, ma la nonna lo conosce bene e, nonostante la sua mobilità sia ormai abbastanza limitata, riesce a spostarsi fra le sue stanze con grande sicurezza. Più difficile, per baba Seva, è muoversi all'interno del proprio quartiere, dove i vecchi negozi che vendevano merci a prezzi abbordabili sono stati sostituiti da nuovi esercizi commerciali di stampo occidentale, impraticabili per chi, come lei, vive di una misera pensione statale, e tutti i suoi antichi punti di riferimento sono venuti meno. In più, la donna, a suo tempo vivace e brillante, comincia ora a perdere la memoria e a mostrare i primi segni di demenza (anche se è ancora imbattibile nel comporre anagrammi).
 In questa situazione, Andrej comprende subito che il compito che lo aspetta non sarà semplice: la nuova Russia, in cui il socialismo reale ha lasciato il posto a una forma particolarmente spinta di capitalismo, in cui la violenza che riempiva le strade per via della povertà diffusa in epoca post-sovietica si è trasformata nell'aggressività generalizzata connessa all'ascesa sociale di un ceto di nuovi ricchi, in cui il pervasivo autoritarismo di Putin ha sostituito l'opprimente tirannia e l'ansia di controllo della vecchia nomenklatura comunista, lo fa sentire totalmente inadeguato, e prendersi cura della nonna è assai più impegnativo di quanto avesse pensato.
 Anche perché la mente di Andrej è tutta rivolta al mondo che ha lasciato, alle lezioni a distanza con cui mette insieme il suo magro stipendio, agli invidiati successi accademici dei suoi compagni di studi.
 I primi mesi a Mosca, così, risultano semplicemente orrendi: Andrej non trova nuovi amici, non ha modo di giocare a hockey come si era ripromesso di fare, non riesce a mettere insieme materiale sulla storia russa utile per scrivere un articolo che gli farebbe guadagnare qualche credito spendibile nei concorsi per accedere alle posizioni che si aprono nei dipartimenti di slavistica delle Università americane. E quando la crisi economica esplosa negli USA riduce i fondi destinati ai corsi on line e decurta ulteriormente il suo stipendio, pare che per il ragazzo le cose siano sul punto di precipitare.

 
 Keith Gessen

 Poi, a poco a poco, tutto comincia a cambiare: Andrej non solo impara a gestire la nonna e a muoversi in città con più disinvoltura, non solo comincia a giocare a hockey con regolarità ma, proprio grazie all'hockey, si inserisce in un gruppo di giovani - il portiere Sergej per primo - di tendenze socialiste impegnati in politica e critici nei confronti del regime putiniano e, all'interno del gruppo (denominato Ottobre) riesce anche a conoscere Julija una bella ragazza dagli occhi verdi già intravista a una cena a casa di un collega americano trasferitosi a Mosca per realizzare un progetto di ricerca grazie a una borsa di studio.
 Julija e Andrej intrecceranno presto una relazione che aiuterà entrambi a superare diversi momenti difficili dovuti alla precarietà della situazione economica in cui tutti e due versano, alle condizioni di salute sempre più difficili di nonna Seva (che, caduta dalle scale, dovrà passare diverse settimane in ospedale), all'impossibilità di fare davvero, in Russia, opposizione al Governo.
 Purtroppo, proprio a causa della politica e dell'economia, tutto presto crollerà: durante una dimostrazione pubblica di fronte alla sede della RussOil, colosso del petrolio con appoggi nell'amministrazione, non lontana dalla sede del Kgb di un tempo, Andrej sarà arrestato; la sua inesperienza lo porterà a parlare a ruota libera con la polizia dei suoi compagni con l'intento di discolparli ma in realtà compromettendoli; Sergej e altri saranno arrestati, Julija lo lascerà, il gruppo Ottobre sarà costretto a espellerlo.
 Ironicamente, l'arresto di Andrej, pur inducendolo ad abbandonare la Russia e pur facendogli perdere tutto quello che era riuscito faticosamente a conquistare nel Paese dei suoi genitori, gli permetterà di ottenere - grazie al clamore mediatico suscitato dal suo atto di dissidenza - quel posto ben retribuito presso un'Università americana di primo piano che egli aveva tanto a lungo inutilmente agognato.
 Il libro è intrigante, e in esso l'autore persegue in maniera evidente la naturalezza dei grandi narratori russi dell'Ottocento: la facilità di scrittura e la capacità di ricostruire la vita quotidiana unite alla profondità di approccio che consente di arrivare a esprimere grandi verità storiche, psicologiche, umane. Purtroppo Keith Gessen vi riesce solo in parte.
 Riuscita è la rappresentazione della Russia odierna (come detto, il tempo della storia abbraccia il periodo fra il 2008 e il 2009, ma certi paradigmi non sono cambiati da allora) come "un Paese terribile", eppure capace di offrire motivi per amarlo, a chi sia capace di guardarlo con affetto: i residui di spirito di comunità, la capacità di resistere alle avversità, il fatalismo che conduce a cercare e a volte a trovare solidarietà umana al di là delle differenze di carattere, di censo, di visione politica.
 Meno riuscito è il tentativo di trascendere dalla descrizione della quotidianità alle grandi categorie esistenziali. L'affetto fra la nonna e Andrej è autentico, il loro rapporto ha spesso risvolti umoristici, eppure la vicenda del loro anno di coabitazione non riesce a diventare in qualche modo paradigmatica; personaggi come Dima - il fratello di Andrej - o Sergej sono molto interessanti, ma non acquisiscono mai quella tipicità che li renderebbe memorabili; fra i "cattivi" che insaporiscono il romanzo, non ce n'è uno che spicchi, che assurga al ruolo di antagonista o di deuteragonista, diventando davvero notevole; la madre morta di Andrej, figlia unica di baba Seva, rimane un po' troppo sullo sfondo per assumere un ruolo davvero significativo. Il mancato sviluppo di questi personaggi e di questi nodi narrativi fa sì che spesso si rimanga in prossimità della superficie delle cose, senza che il racconto possa diventare un caleidoscopio di emozioni e di pensieri.
 Peccato, perché l'idea sulla base della quale il romanzo nasce è assolutamente non banale.

Voto: 6     

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