sabato 21 marzo 2020

William Faulkner, "Gambetto di cavallo - Sei racconti polizieschi", La nave di Teseo


 Il libro consta di cinque racconti e un romanzo breve, quel Knight's Gambit che dà il titolo all'intera raccolta. Il filo conduttore dei diversi pezzi narrativi, al di là dell'ambientazione delle vicende narrate nel Sud degli Stati Uniti fra gli anni trenta e gli anni quaranta del Novecento, è la presenza, in qualità di investigatore, dell'avvocato Gavin Stevens, procuratore della contea di Yoknapatawpha, nello stato del Mississippi. 
 Stevens è un personaggio molto particolare: uomo di raffinata cultura (ha studiato in Europa - ad Heidelberg - e ad Harvard, conosce la filosofia e le lingue antiche e moderne), è però profondamente radicato nella sua terra, e riesce a capire alla perfezione anche le persone più umili che ad essa appartengono, a sentirsi solidale e a comunicare con loro.
 Stevens, per la verità, non è un vero e proprio investigatore, e il termine "racconti polizieschi" appare quasi usurpato da questi testi. Nelle prime pagine di An Error in Chemistry, il quinto racconto, ha luogo un confronto tra lo sceriffo di Jefferson e Gavin Stevens; il primo sostiene di perseguire la verità, il secondo ribatte di essere più interessato alla giustizia e agli esseri umani. "Perché, la verità e la giustizia non sono la stessa cosa?" chiede allora lo sceriffo. E Stevens, di rimando: "In passato ho avuto modo di vedere verità che sono tutto meno che giuste, e ho constatato con i miei occhi che la giustizia ricorre a mezzi e strumenti che mi rifiuterei di toccare anche con un bastone lungo tre metri".
 Il procuratore, insomma, è molto più uno psicologo e un filosofo che un investigatore, e Faulkner, attraverso la trama dei suoi racconti, appare sempre più interessato a portare alla luce l'irriducibile complessità della mente umana che a smascherare l'insidiosa ingegnosità dell'agire criminale. Anzi, a volte il delitto sembra solo un pretesto per sviluppare un carattere, per rivelare un lato oscuro del nostro essere emotivo, per indagare le discrasie esistenti fra la legge degli uomini, le dinamiche della nostra psiche e concetti ideali quali moralità, probità, rettitudine; altre volte l'individuazione e la punizione del colpevole sembra inessenziale al compimento dello sviluppo narrativo; altre volte ancora, addirittura, non c'è neppure un vero delitto sul quale indagare.   
 Il primo racconto, Smoke (Fumo), è in effetti il più poliziesco di tutti: parla di un'intricata vicenda di liti familiari, trascinatasi per anni, e causata soprattutto da uno scontro di temperamenti diversi. Quando il vecchio Anselm Holland - in aperto contrasto con i due figli ormai adulti - muore a causa di un incidente, nessuno sospetta un omicidio, fino a che l'anziano giudice Dukinfield chiamato a dirimere la questione dell'eredità dei terreni appartenuti a Holland, viene a sua volta assassinato. Solo a questo punto fa la sua comparsa Gavin Stevens che, pur non avendo uno straccio di prova, con uno stratagemma costringe l'insospettabile assassino ad autoaccusarsi del delitto.
 Anche qui, però, il colpevole resta sullo sfondo: a dominare la scena sono i tre personaggi del vecchio proprietario terriero, rimasto sempre estraneo alla comunità che tanti anni prima l'aveva accolto nel suo seno, e dei due figli gemelli Anse e Virge, diversissimi tra loro; oltre, naturalmente a quello del procuratore Stevens, che risolve il caso agendo quasi come un prestigiatore, e sfoggiando un acume e un'arguzia degni di Sherlock Holmes.
 Il secondo racconto, Monk, parla di un povero ragazzo dalla limitatissima intelligenza che, per due volte, viene accusato ingiustamente di delitti che non ha commesso. In entrambi i casi Gavin Stevens riesce a dimostrarne l'innocenza, ma inutilmente: la prima volta, infatti, Monk - il protagonista eponimo - rifiuta di firmare la domanda di grazia che gli permetterebbe di uscire dal carcere, perché si è affezionato al guardiano del penitenziario che lo ha preso sotto la sua ala; la seconda volta, il governatore dello Stato, per ragioni politiche, rifiuta di rendere pubblica la notizia della non colpevolezza di Monk, nel frattempo condannato a morte e impiccato in seguito all'uccisione, durante un tentativo di evasione, di quello stesso guardiano di cui era diventato il protetto. Ciò che spicca nel testo è la solidarietà umana che Stevens prova e riesce a esprimere nei confronti del più umile degli uomini, un orfano esposto dal proprio assoluto candore alla malvagità e al cinismo della maggior parte di coloro che incrocia sulla sua strada.

 William Faulkner

 Hand upon the Water è la storia di un duplice omicidio: del primo, commesso ai danni di un pescatore che viveva del poco ricavato dal suo lavoro in un'umile capanna vicino al fiume, Gavin Stevens scopre il responsabile - riuscendo ad andare oltre i luoghi comuni che vedrebbero nel colpevole il più ovvio dei sospettati -, e cerca di assicurarlo alla giustizia; del secondo l'investigatore nasconde invece l'autore, un sordomuto che era il figlio adottivo della vittima del primo delitto, e che si era scagliato contro l'assassino del padre con l'intento di vendicarlo, salvando contemporaneamente la vita proprio a Stevens. Notevole, per un racconto poliziesco ambientato in America, è il fatto che, quando Stevens  si appresta ad affrontare l'assassino del pescatore, decida di farlo senza portare con sé la propria pistola ("Per lo meno non sarà con questa che mi uccideranno" riflette tra sé e sé riponendo l'arma in un cassetto).
 Domani è invece un racconto che non si sviluppa intorno alla ricerca del colpevole di un delitto, bensì alla ricognizione delle labirintiche dinamiche degli affetti umani. Un uomo, un umile, onesto, maturo agricoltore delle colline, chiamato a far parte di una giuria popolare tenuta a giudicare il caso di un cittadino che, palesemente per legittime difesa, ha ucciso chi lo minacciava, si rifiuta di mandare assolto l'uccisore perché - come Stevens scopre - il teppista ucciso era figlio della donna che egli amava, morta di parto; l'uomo lo aveva allevato dalla nascita fino ai due anni di età, prima che i rozzi fratelli di lei glielo togliessero, forti di un'ingiunzione del tribunale. Pur essendo passati diversi lustri, il contadino non riesce a non vedere in quel prepotente l'inerme bambino di un tempo.
 Un errore di chimica, dietro la struttura narrativa del racconto poliziesco, nasconde una riflessione sulla labile fisionomia dell'identità individuale: in questo caso, infatti, un uomo - in passato celebre illusionista ed escapista in un circo - uccide la moglie e, pur avendo la possibilità di fuggire, si lascia catturare per poi evadere, sopprimere anche il suocero e cercare di sostituirsi a lui con un incredibile travestimento per vendere le sue terre e lasciare in seguito tranquillamente il paese con i proventi della transazione. Solo il caso consente a Stevens di scoprire il trucco. 
 Gambetto di cavallo, infine, oltre ad avere un passo diverso rispetto ai racconti precedenti, per via dell'ampiezza della struttura narrativa, ha anche caratteristiche formali differenti: innanzitutto il narratore non è più un conoscente o un anonimo nipote di Gavin Stevens (sovente chiamato "zio" negli altri testi), ma un narratore esterno, che però delega il punto di vista o allo stesso Stevens o a Charles, il figlio diciottenne della sorella del procuratore, che vorrebbe arruolarsi nell'aeronautica per partecipare alla guerra da poco scoppiata in Europa. Inoltre qui non muore nessuno, e non viene neppure consumato un delitto vero e proprio: il crimine viene solo architettato, ma Stevens impedisce che venga realizzato.
 La cosa più importante, però, è che la psicologia di Gavin Stevens si arricchisce di nuovi elementi: egli non è più soltanto il sofisticato investigatore capace di mettere la pietà davanti al trionfo della giustizia, ma un uomo di cinquant'anni per il quale è venuto il tempo di guardarsi indietro, di redigere un bilancio della propria esistenza, di fare piazza pulita di ogni rimpianto e di compiere finalmente scelte eluse tanti anni prima. Tanto che, alla fine del romanzo, il procuratore sposerà la vedova Harriss, l'amore di gioventù che, quando non aveva ancora trent'anni, si era lasciato sfuggire per inseguire le sue chimere in Europa.
 Tutti i testi che fanno parte della raccolta sono caratterizzati da uno stile impostato su una sintassi particolarmente elaborata, eminentemente ipotattica, in cui la complessità della frase riproduce mimeticamente la complessità di un mondo le cui storture l'investigatore protagonista dei racconti è chiamato non tanto a dirimere quanto a svelare e a riconoscere come tali.
 Nei pezzi più riusciti, questo tipo di scrittura diventa uno scandaglio efficacissimo per esplorare gli aspetti più problematici della frastagliata psicologia dei personaggi; talvolta ho però l'impressione che Faulkner si lasci un po' prendere la mano dal mestiere letterario, e il dettato raffinato dei brani più felici si trasformi in alcuni casi in una prosa estremamente involuta, difficile, gratuitamente oscura, persino fastidiosa, a tratti. 
 Fra tutti i racconti che fanno parte della raccolta, il mio preferito è probabilmente Monk.  

Voto: 6,5

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