domenica 24 maggio 2020

Gian Mario Villalta, "L'apprendista", Sem


 L'amicizia è uno dei temi che sono stati trattati con più frequenza nella storia della letteratura, e tra le tante coppie di amici raccontate da poeti e narratori alcune sono protagoniste di vicende tanto memorabili, intense e commoventi da essere diventate paradigmatiche. Ciò nonostante non ho mai incontrato nelle mie letture due amici simili ai protagonisti di questo romanzo.
 Fredi e Tilio sono i due anziani sacrestani, silenziosi, riservati ed efficienti, della chiesa parrocchiale di un piccolo centro della provincia veneta; la chiesa è formalmente ancora una "concattedrale" e conserva una preziosa pala di Tiziano - che di tanto in tanto gruppi di turisti di passaggio chiedono di vedere -, ma non è considerata particolarmente importante ed è ormai frequentata soltanto da pochi fedeli, perlopiù avanti con gli anni.
 Per essere precisi, il sacrestano è Fredi, mentre Tilio è il suo aiutante o, se si vuole, il suo apprendista: l'uomo che, da qualche tempo, gli dà una mano. D'altra parte, sebbene siano entrambi in pensione da tempo, Fredi e Tilio non hanno affatto la stessa età: il primo ha ormai 85 anni, le sue condizioni di salute sono piuttosto precarie e, nonostante abbia una volontà di ferro, tenere pulita la chiesa è un impegno sempre più gravoso per lui. Il secondo invece di anni ne ha solo 72, è un uomo onesto e tranquillo, ma non è mai stato un "baciapile": prima di conoscere Fredi, in chiesa ci veniva giusto a Natale, o in occasione di matrimoni e funerali; l'ultima volta per assistere al funerale di sua moglie Irma, morta da due anni.
 Le giornate di Fredi e Tilio sono scandite dalle messe e dalle altre cerimonie religiose che si succedono a orari precisi: la messa prima, alle sette; la domenica, la messa grande, a mattina inoltrata; nel tardo pomeriggio, la messa serale. E poi i vari suffragi, fatti celebrare dai fedeli in memoria di parenti defunti, a cui partecipa normalmente solo una manciata di persone.
 Il compito dei due uomini è quello di preparare tutto l'occorrente per la funzione e di assistere il prete durante la celebrazione, guidandolo discretamente nei passaggi da una fase all'altra del rito, affinché tutto proceda fluidamente e il ruolo del sacerdote spicchi in tutta la sua ieratica centralità. Uno dei due, al momento stabilito, passa tra i banchi a raccogliere le offerte in denaro. Poi, al termine della messa, si deve pulire la chiesa, vanno spente le candele accese dai fedeli e occorre cominciare a predisporre ogni cosa per l'evento successivo. 
 I sacerdoti che si avvicendano all'altare non sono tutti uguali: don Livio è colto, distante, molto compreso nel suo ruolo, e durante le sue prediche ha l'abitudine di commentare il Vangelo citando altri passi delle Scritture; don Luigi è più semplice, meno rigoroso, nelle sue prediche tende spesso a perdere il filo e qualche volta fa discorsi sconclusionati, ma la sua domestica mediocrità può sembrare rassicurante a molti fedeli; don Andrea, il giovane prete che viene in parrocchia solo in speciali circostanze, invece, è molto energico, concreto e assai in gamba e, sebbene non possa contare sulla preparazione teologica di don Livio, riesce a interpretare le Scritture in maniera assai efficace.

 Gian Mario Villalta

 Fredi e Tilio hanno ciascuno il suo preferito, e a volte ne discutono anche, nelle lunghe ore di pausa, passate all'ombra della sacrestia: d'inverno sotto pesanti coperte - dato che la chiesa è mal riscaldata - a sorseggiare caffè corretto con la vodka, d'estate a ristorarsi nel fresco garantito dalle spesse mura dell'antico edificio bevendo caffè freddo. Del resto Fredi e Tilio hanno temperamenti molto diversi: uno è "fermo in se stesso", rigoroso nei suoi principi, pieno di riserbo, e considera l'etica del dovere da compiere come un argine contro le inquietudini capaci di distrarre dal proprio compito e di destrutturare la propria personalità; l'altro è più incline alla fantasticheria (più sognarello), più portato a farsi domande e a mettere tutto in discussione, anche se non è mai stato un uomo di studi e non ha mai fatto scelte consapevolmente "trasgressive".
 Anche le loro storie sono molto diverse; e proprio nella graduale condivisone delle loro vicende esistenziali, nella confidenza che matura a poco a poco e si fa strada in due caratteri non troppo espansivi, germoglia lentamente il seme di un'amicizia profonda e autentica, che lascia venire a galla l'irriducibile complessità umana di due individui solo apparentemente privi di complicazioni.
 Scopriamo così che Tilio ha sviluppato un'idea assai problematica della fede, messo duramente alla prova dalla malattia e dalla morte della moglie Irma; che Veronika, la badante ucraina che negli ultimi mesi dell'agonia di Irma è stato costretto a mettersi in casa perché gli desse una mano, non ha costituito per lui il pretesto per abbandonarsi a svaghi boccacceschi alle spalle della moglie - come raccontano i pettegolezzi di paese -, ma l'ancora di salvezza a cui aggrapparsi per non andare umanamente alla deriva, quando tutto sembrava crollargli addosso; che il figlio Paolo, istruito e benestante, responsabile e dedito al lavoro tanto da diventarne quasi schiavo, avrebbe ancora qualcosa da imparare dal padre in termini di lucidità nella concezione del mondo e di franchezza nei rapporti umani.
 Scopriamo che Fredi, il cui rigore può essere scambiato per conformismo, ha avuto in realtà una vita molto avventurosa, e ha saputo fare scelte scomode: entrato nell'esercito sulle orme del padre, militare di carriera, ne ha preso congedo dopo avere saputo che il genitore, durante la guerra, non è stato un eroe dell'onore e delle libertà, ma uno squallido repubblichino al servizio dei nazisti; in profonda crisi esistenziale, ha lasciato la fidanzata Simona - studentessa di lettere all'Università di Trento - che era in procinto di sposare, e ha deciso di partire per il Giappone come missionario laico. In Giappone, al servizio della Chiesa cattolica, è restato diversi decenni, ha assorbito la cultura del Paese del sol levante e ha anche avuto una lunga storia con una donna, anche se non ha più pensato al matrimonio. E' rientrato in Italia solo per veder morire suo padre e poi più tardi, ormai anziano, per mettersi a riposo.
 A saldare l'amicizia fra Fredi e Tilio, così, finisce per essere non solo la disponibilità a mettere a confronto, a tollerare e a conciliare le rispettive visioni del mondo, ma anche la condivisione delle debolezze e dei rimpianti di ciascuno, il tentativo di trovare nella loro nuova confidenza la giusta misura per comprendere e accettare la propria finitezza, la propria fallibilità, la propria disperazione senza arrendersi passivamente ad esse.
 Da tutto ciò viene fuori una storia di vibrante lirismo, esaltato dall'utilizzo di uno stile semplice, piano, a tratti ricalcato su un'oralità intrisa di dialettismi, attraversata da silenzi carichi di ritegno: l'idioma popolare dei sentimenti autentici.
 Sentimenti espressi nell'ultimo messaggio vergato di suo pugno da Tilio affinché il prete lo possa leggere in chiesa in sua vece quando Fredi muore, prostrato dagli anni e dal mal di cuore, ma che con un pudore che sarebbe piaciuto all'amico, l'apprendista decide infine di censurare: E' stato un onore contare le candele per te, mio samurai, mi dispiace soltanto di averti abbracciato una sola volta.
 Il libro è davvero bello, così inconfondibilmente italiano eppure giocato su toni e su temi inconsueti nella nostra letteratura, che mi ricordano piuttosto una raffinata scrittrice americana come Marilynne Robinson.

Voto: 7 

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