domenica 3 maggio 2020

Alessio Forgione, "Giovanissimi", NN Editore


 Marocco ha poco meno di quindici anni e vive in un piccolo appartamento nel quartiere napoletano di Soccavo insieme al padre, che lavora in città come impiegato. La madre, invece, se ne è andata alcuni anni prima, proprio alla vigilia della partenza della famiglia per le vacanze al mare, ponendo fine a una stagione di liti furiose con il marito e abbandonando il figlio ancora bambino. Da allora non ha più fatto avere sue notizie; si sa solo che si è trasferita a Bologna.
 Il ragazzo sente moltissimo la mancanza della mamma, e più cresce, più il vuoto che avverte tende a trasformarsi in una rabbia sorda, in una disperazione nutrita dal sospetto che la madre non provi più alcun affetto per lui, e che i ricordi che gli restano dei suoi teneri abbracci siano soltanto frutto di fantasia.
 Questo disagio, negli ultimi mesi, ha cominciato a ripercuotersi anche sul suo rendimento scolastico: se quando frequentava la scuola media era un ottimo studente (grazie a un equilibrio fondato sulla certezza che tutto in famiglia si sarebbe presto sistemato e sulla speranza che suo padre, per premiarlo dei buoni risultati, gli avrebbe comprato un motorino), ora, al liceo, i suoi voti sono sconfortanti e l'estraneità che sente rispetto all'ambiente in cui è costretto a passare gran parte del suo tempo - complice anche l'insensibilità di alcuni insegnanti - è totale.
 Neppure il contesto che fa da sfondo alla sua inquieta adolescenza - e del cui degrado egli si rende conto sempre meglio - lo aiuta: il quartiere è povero, grigio e sporco, e la criminalità è tanto pervasiva che può capitare, mentre si torna a casa, di trovare il cadavere di un morto ammazzato a pochi passi dal portone del proprio palazzo. E quando, di pomeriggio, Marocco incontra i suoi amici Marco, Tonino e Lunno davanti allo stadio in cui la domenica gioca il Napoli, il loro passatempo preferito è fumare hashish mentre si raccontano storielle sporche sulle ragazze che conoscono.
 Poche sono le cose che interessano davvero il protagonista, e lo fanno stare bene o sentire importante. Fra di esse, l'ufologia, la lettura dei fumetti di Dylan Dog, Maria Rosaria (la ragazza dalla lunga coda di cavallo e dalle "belle zizze" di cui è innamorato) e, soprattutto, il calcio: Marocco gioca a centrocampo in una squadra della categoria Giovanissimi, ed è una vera promessa, tanto che gli osservatori della Salernitana lo tengono d'occhio insieme ai compagni Gioiello, Fusco e Petrone.
 Questi sembrano i punti fermi a partire dai quali sarebbe forse possibile, per lui, ritrovarsi e imparare a poco a poco ad affrontare i propri spettri. Ma la vita urge, non rispetta i nostri tempi e ignora i nostri desideri, e la realtà ci assedia con la sua crudezza, il suo cinismo, la sua tortuosità, la sua inesorabilità. 
 Succede così che Lunno, il migliore amico del protagonista, la persona che egli stima di più per la calma che unisce alla sua straordinaria forza fisica, per la sua sobrietà e per la sua maturità, lo coinvolga in un piccolo spaccio di stecche di "fumo" da smistare nei bagni del suo liceo e poi - pur senza volergli fare del male di proposito - gli "porti via" Maria Rosaria, facendosi vedere sempre più spesso con lei a scambiarsi tenerezze; succede così che un destino crudele travolga i migliori compagni di squadra di Marocco: Gioiello - il centravanti veloce e spietato -, rinchiuso in un carcere minorile dopo aver ucciso a coltellate durante una rissa un altro ragazzo per difendere la sua fidanzatina, e Fusco - il maestro dei calci di punizione - morto precipitando da un balcone durante un tentativo di rapina in un appartamento del centro città.  

Alessio Forgione

 Mentre tali amari e tragici avvenimenti si accavallano lasciando Marocco affranto e frastornato, mentre le settimane passano avvicinandolo al momento in cui dovrà prendere atto dell'inevitabile bocciatura, un solo raggio di luce riesce a squarciare il pesante tappeto di nubi che soffoca le sue giornate: l'incontro con Serena - la cugina di Maria Rosaria -, che egli all'inizio trova semplicemente non sgradevole, per la quale concepisce poi un'attrazione basata sulle sue doti di giovane maggiorata fisica, e con la quale nasce infine una intesa profonda, una tenerezza fatta di comprensione reciproca e di una passione già quasi adulta.
 Grazie a Serena, Marocco si riconcilia con Lunno - l'amico sincero di cui ha più che mai bisogno -, e la dolce presenza della ragazza accanto a lui riesce a far sembrare ogni cosa più sopportabile: lo squallore di Soccavo, le sfuriate della professoressa Raiola, i brutti voti in latino, la paura di deludere suo padre, l'appannamento della sua vena calcistica, i malumori del Mister, persino la sorte atroce di Gioiello e Fusco e il dolore acuto dovuto all'assenza della madre. 
 Insieme a Serena il ragazzo scopre la purezza di un amore appena nato - e, a poco a poco, anche le gioie dell'erotismo -, e con Lunno concepisce il progetto ardito di andare a trovare lei e Maria Rosaria al mare, in Calabria, nel successivo mese di luglio.
 Alla fine, però, ancora una, volta l'aridità del reale prosciugherà il pozzo dei suoi sogni: proprio quando tutto sembra andare per il meglio e il momento della partenza si avvicina, lui e Lunno avranno uno stupido incidente mentre corrono sul motorino comprato con i proventi dei loro piccoli affari illeciti; Marocco si fratturerà malamente una gamba - compromettendo forse il suo futuro sportivo -, ma il suo amico perderà addirittura la vita, segnando inevitabilmente con la sua morte la fine prematura di tutte le illusioni concepite dal giovane cuore del protagonista.
 Il libro, con la facilità e la franchezza del suo stile, ha la capacità rara di conquistare l'attenzione del lettore e di appassionarlo alla trama e ai suoi personaggi; in più il titolo "calcistico" è sicuramente azzeccato, e richiama in me ricordi personali ed emozioni di un'epoca ormai lontana (quasi quanto quello scelto alcuni anni fa da Cristiano Cavina per una sua storia molto diversa da questa: Un'ultima stagione da esordienti). 
 Oltre al tono, molto riconoscibile, la virtù principale di questo romanzo è proprio la capacità di mettere in scena personaggi perfettamente credibili, in particolare Lunno e Serena, che presentano notevoli tratti di originalità e risultano figure memorabili. In un certo senso viene trattata come un personaggio - guardato con affetto e nel contempo con rammarico - anche la città di Napoli, che in questo libro (come già accadeva del resto in Napoli mon amour, la prova d'esordio dell'autore) rappresenta una realtà totalizzante, imprescindibile, al punto tale che diventa anche difficile immaginare di superarne i confini.
 E' forse per questo che qui, come nel precedente romanzo, Forgione sceglie per concludere la trama l'esito apparentemente più facile: là la morte del protagonista, in questo caso la morte del migliore amico del protagonista (che proietta però anche su Marocco l'ombra di una fine ineluttabile). Si tratta della traduzione tematica di un giudizio meditato, sconfortato e sconfortante su tutto un universo sociale e culturale - in sostanza la presa d'atto dell'incapacità di Napoli di andare oltre se stessa - o di un limite della fantasia dello scrittore? Ai lettori l'ardua sentenza.

Voto: 6,5    

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