domenica 7 giugno 2020

Pier Antonio Quarantotti Gambini, "L'onda dell'incrociatore", Mondadori


 Torno oggi a occuparmi di un classico del Novecento, L'onda dell'incrociatore di Pier Antonio Quarantotti Gambini, romanzo del 1947 recentemente riedito da Mondadori nella collana degli Oscar moderni. Per tematiche trattate e sensibilità di fondo il libro ricorda in qualche modo Agostino di Alberto Moravia: al di là della differente ambientazione, il racconto dello scrittore romano è giocato forse su atmosfere più intime e su una rappresentazione più limpida, raffinata e profonda dell'affettività preadolescenziale, quello dell'autore istriano è narrativamente più vivace e riesce a mettere in scena una dialettica emozionale più tesa e inquieta. L'uno è l'altro sono consapevolmente costruiti su logiche psicanalitiche.
 Il protagonista della storia raccontata è Ario, un ragazzino che vive in una casa galleggiate nel mandracchio (una piccola darsena che si allunga a ridosso di un molo secondario) del porto di Trieste insieme alla madre, che si occupa del ricovero e della cura dei natanti da diporto per conto del locale circolo velico. Il padre ha abbandonato la famiglia tempo prima, partendo per l'America con la scusa di accompagnare un atleta alle "regate di San Francisco", e da allora non ha più fatto sapere nulla di sé.
 Nella casa che sorge sul pontone gemello di quello del circolo velico - sede del circolo vogatori - vivono Berto e Lidia, pressoché coetanei di Ario, con i loro genitori; Berto e Lidia, per la verità, sono fratellastri, perché la ragazza è nata da una relazione prematrimoniale della madre di Berto con un uomo diverso da suo marito.
 Ario, Lidia e Berto sono praticamente cresciuti insieme: hanno passato tutta l'infanzia dentro il mandracchio, dividendosi fra l'aiuto ai loro genitori nella gestione delle canottiere (per cui hanno imparato a ricoverare e lucidare gli skiff, sistemare i remi sulle rastrelliere, raccogliere e arrotolare fiocchi e vele, accatastare cordami e pezzi di pagliolo, assicurare le imbarcazioni ai gavitelli, ecc.) e le libere e avventurose scorribande in tutta l'area del porto. Con il caicio, una piccola barca a remi, i tre ragazzi si sono sempre mossi con agilità fra trabaccoli, bragozzi, maone e rimorchiatori, i velieri che scaricano sabbia o legname e le chiatte che trasportano il carbone destinato ad alimentare le caldaie delle imbarcazioni più grandi; sono abituati a correre sui moli - dove giungono i binari ferroviari che permettono ai vagoni di trasportare fin sotto le murate delle navi i carichi destinati a lunghi viaggi per mare - e a nascondersi sul ponte degli scafi in disarmo.
 Lì hanno inventato tutti i loro giochi e concepito tutti i loro sogni per l'avvenire; lì, diventando grandi, hanno conosciuto i loro primi brividi erotici, con Lidia che, con naturale sfrontatezza, si alzava la gonna di fronte ai due compagni, o accettava di spogliarsi nuda "per penitenza" e di distendersi sul ponte rovente di un natante attraccato in un angolo appartato del porto.
 Finché, a sconvolgere la vita dei tre amici, non è arrivata l'adolescenza con tutte le complicazioni personali e relazionali dovute a un modo più articolato di interagire con il mondo. A rompere l'armonia che fino ad allora aveva regnato fra i ragazzi del mandracchio ha contribuito la comparsa al circolo vogatori di Eneo, un giovane atleta dal fisico eccezionale che promette di diventare un campione di canottaggio.
 Eneo, in effetti, nonostante le sue indubbie qualità non si allena con la determinazione che un aspirante professionista dovrebbe avere, un po' perché - non essendo di estrazione borghese - è costretto a lavorare duramente come fuochista sui rimorchiatori che prestano servizio nel porto, un po' perché ama troppo le donne e la bella vita, e vede nello sport solo un facile mezzo di promozione sociale e un possibile passaporto per entrare nel bel mondo.

Pier Antonio Quarantotti Gambini

  La sola presenza del giovane, con il suo vigore muscolare e l'aura di predestinato che lo circonda, però, riescono a gettare scompiglio nell'universo di Ario. Non solo, infatti, sua madre - che da qualche tempo, per lo sgomento del figlio, ha ricominciato a frequentare le taverne dei marinai e, di tanto in tanto, di notte si porta un uomo nello stanzone in cui dorme - diventa l'amante di Eneo; ma anche Lidia, in segreto, comincia ad accompagnarsi all'aitante vogatore.
 Ario, nella sua ingenuità, non lo capisce subito: per lui Lidia è la stessa ragazza che per anni è stata sua compagna di giochi, ed egli fatica persino a realizzare di esserne innamorato. E' Berto - che, a sua volta, è acceso da una torbida attrazione nei confronti della sorellastra - a raccontargli la verità: Lidia ha concesso a Eneo tutto quello che poteva concedergli; e questo non perché abbia perso la testa per lui, ma per pura lascivia, dato che, mentre Eneo era impegnato nella sua sfortunata spedizione a Napoli per i campionati italiani di canottaggio, la ragazza non si è peritata di mettergli le corna con altri giovani marinai.
 Ario è sconvolto dalla rivelazione al punto da tale da essere sommerso e accecato da una tempesta di sentimenti contrastanti: l'umiliazione cocente per essere stato trattato da Lidia alla stregua di un ragazzino, il risentimento impotente verso Eneo, l'odio, il disprezzo e il dolore concepiti vedendo la madre lottare per i favori del maschio con una donna molto più giovane di lei, un cupo e masochistico bisogno di complicità con Berto, la gelosia - tanto forte da arrivare a stordirlo - nei confronti di tutti loro, la voglia di scappare lontano da casa (come un tempo ha fatto suo padre), un insopprimibile desiderio di rivalsa su chiunque unito a un senso di assoluta solitudine.
 Il modo di prendersi una rivincita glielo suggerisce proprio Berto, presentandoglielo come uno scherzo un po' forte, proprio nel giorno in cui gli incrociatori della Regia Marina arrivano in porto trasportando i reduci della guerra d'Etiopia, acclamati dalla folla dopo la conclusione vittoriosa del conflitto. Dato che ogni sera, al tramonto, Lidia ed Eneo si rifugiano a fare l'amore nella cabina della maona, una zattera ormeggiata poco lontano dai loro pontoni e caricata ogni pomeriggio col carbone destinato a rifornire i natanti in partenza all'alba del giorno successivo, perché non praticare con un trapano tre fori nello scafo dell'imbarcazione ancora vuota, chiuderli con dei tappi di sughero e, sul far della sera, dopo che la zattera è stata riempita del suo carico e la linea di galleggiamento si è abbassata, tornare a togliere i tappi allagando la cabina diventata nel frattempo un'alcova per i due amanti, così da costringerli a uscire nudi sul molo e da svergognarli davanti a tutti?
 Ario fa sua l'idea dell'amico e si impegna a fondo nella sua realizzazione per rifarsi aspramente delle delusioni patite; ma lo scherzo gli sfuggirà di mano e finirà in tragedia, perché la maona, occupata in realtà non da Lidia ed Eneo, ma da qualcun altro, appesantita dall'acqua filtrata all'interno della cabina dopo la rimozione dei tappi, sarà travolta e rapidamente affondata dalla grande onda sollevata dagli incrociatori in uscita dal porto dopo la giornata di festa.
 Il libro è strutturalmente e stilisticamente equilibratissimo: 22 capitoli, una grande fluidità narrativa, la scena d'apertura che fotografa l'ingresso in porto degli incrociatori da battaglia la mattina, e poi un lungo flashback che, occupando tutta la giornata, ricostruisce la storia dell'amicizia di Ario, Berto e Livia e dei difficili rapporti tra Ario e sua madre, per tornare infine al presente con lo scherzo dall'esito drammatico che ha luogo in concomitanza con l'uscita degli incrociatori dal porto sul far della sera.
 L'utilizzo frequente di un gergo specificamente marinaresco, ricco di termini peregrini (almeno per me) crea atmosfera e aggiunge fascino alla scrittura; ma ciò che risulta più interessante è il contrasto tra l'equilibrio formale di cui si è parlato e l'intensità amara che, nella prospettiva di Ario assumono eventi in sé e per sé non eccezionali, fino al terribile incidente finale. E' come se una scossa di corrente percorresse tutto il libro trasmettendosi al lettore. E' un romanzo, questo, che meriterebbe di essere frequentato di più anche in ambito scolastico.

Voto: 7,5

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