domenica 18 ottobre 2020

Rocco Carbone, "L'apparizione", Castelvecchi

 Alcune settimane ho fa ho recensito un libro di Emanuele Trevi che ricordava le figure di due scrittori contemporanei molto diversi fra loro, scomparsi da pochi anni e meritevoli entrambi di continuare a essere letti: Pia Pera e Rocco Carbone. 
 Di Rocco Carbone prendo oggi in considerazione il romanzo forse più rappresentativo, un testo del 1992 di grande intensità espressiva, intitolato L'apparizione. Si tratta della breve storia di un delirio emotivo portato dal protagonista - che ne è vittima - fino alle sue estreme conseguenze, vale a dire fino alla propria autodistruzione.
 Nell'antichità classica, e nelle culture che ne sono in qualche modo derivazione, l'invasamento era un fenomeno paradossale, che portava l'invasato, ispirato da un dio, a svincolarsi dalle logiche utilitaristiche che governano questo mondo per attingere a una verità più profonda, capace di donare per un breve periodo un senso di pienezza esistenziale simile all'estasi, sovvertendo però le strutture stesse intorno alle quali si era costruita nel tempo la propria personalità. La più comune e la più potente delle forme di invasamento era quella determinata dal dio Amore.
 Carbone immagina qualcosa di simile nel suo romanzo: Iano, un insegnante quarantenne attivamente impegnato a combattere la dispersione scolastica andando in soccorso degli studenti in difficoltà, sposato con Rosa, una donna graziosa e amorevole, in un weekend di pioggia, mentre è ospite nella grande casa di campagna di una coppia di amici in attesa che la moglie lo raggiunga, incontra rientrando nella propria stanza un giovane malvestito accompagnato da un cane, con cui scambia poche parole. Lo stato di lieve alterazione dovuto a una modesta febbre da influenza e alle due aspirine che ha assunto circonfonde l'incontro di un'aura vagamente surreale. 
 Subito dopo Iano trova nella propria stanza uno stiletto acuminato, e contemporaneamente Sara, la padrona di casa, scopre nella sua camera da letto uno strumento analogo, ma con la punta piegata. Comprensibile spavento della donna. Tanto che, quando Iano riferisce l'episodio della misteriosa apparizione, tutti pensano ad un ladro o peggio; un ladro, però, sparito senza toccare nulla e senza lasciare traccia. Anche i carabinieri - chiamati e prontamente accorsi - ipotizzano che si tratti di uno sbandato o di un topo da appartamento, e promettono di fare ricerche fra i delinquenti comuni della zona. Ricerche che non portano a nulla.
 In seguito a questo misterioso episodio, giorno dopo giorno, nella mente del protagonista - che progressivamente realizza di essere preda di un sentimento nuovo - si fa strada una strana convinzione: quel giovane era un dio che voleva farsi latore di un messaggio. Iano, infatti, si è innamorato di Sara e crede di capire di essere destinato a intraprendere con lei una vita nuova.
 Un viaggio compiuto casualmente insieme all'amica diventa l'occasione per dichiararsi; la donna appare lievemente sconcertata di fronte all'atteggiamento di Iano, ma non si mostra scandalizzata, non prende drasticamente le distanze dall'amico e presume che tutto possa rientrare presto nella normalità.
 Invece Iano lascia la moglie - alla quale rifiuta qualsiasi spiegazione - prende congedo dal lavoro e, in preda a una strana euforia, comincia a riempire Sara di regali e a tempestarla di chiamate, che solo per fortuna sfuggono all'attenzione di suo marito Dario. 
 
Rocco Carbone
 
 Isolatosi sempre di più, divenuto irriconoscibile persino per gli amici di antica data, respinto definitivamente da Sara, Iano scivola a poco a poco dall'euforia alla depressione, senza però rinnegare la sua scelta e senza venire meno alla sua convinzione di essere stato eletto da un dio per compiere un'esperienza eccezionale.
 Devono intervenire coloro che gli sono più affezionati - che, anche su sollecitazione della moglie Rosa, gli stanno vicini - per convincere Iano a rivolgersi a uno psichiatra e ad accettare di farsi curare.
 Ma fra il protagonista e lo psichiatra (un luminare di nome Redondo) l'antipatia è immediata: la cura prescritta, a base di antidepressivi, non dà gli effetti sperati (probabilmente anche perché Iano continua a bere alcolici e a fumare moltissimo), la salute mentale e l'aspetto fisico di Iano continuano a peggiorare, e la sua esasperazione arriva fino a spingerlo, nell'ambulatorio di Redondo, ad aggredire il professore con un pesante portacenere, lasciandolo sul pavimento esanime e forse morto.
 Iano, a questo punto, è un latitante; sfuggendo alla polizia cerca prima rifugio presso un amico, poi fa un'ultima visita al preside della scuola nella quale lavorava, infine si reca brevemente dalla moglie Rosa - che lo tratta con delicatezza. 
 Prima di lasciare la propria città incontra anche Nino, un bambino rimasto orfano di genitori che egli è riuscito a convincere a tornare a scuola, e sua sorella diciottenne Cata, che forse è innamorata di lui. Dopo di che si mette in macchina e raggiunge l'anziano padre che vive in una località di mare nel sud Italia (i riferimenti geografici sono sempre piuttosto vaghi nel libro, ma si può facilmente dedurre che la città nella quale Iano risiede è Roma, mentre la città del padre è forse Reggio Calabria).
 L'incontro con il padre è pieno di calore e quasi commovente; ma l'incalzare delle forze dell'ordine costringe nuovamente Iano a mettersi in macchina e a fuggire. 
 A questo punto all'uomo, che sembra non avere più vie d'uscita, durante una sosta, appare ancora il giovane malvestito accompagnato da un cane che egli crede un dio, e la cui originaria comparsa in casa di Sara ha dato inizio a tutta la sua avventura. La visione conforta Iano, che crede una volta di più di avere fatto bene a seguire il suo sogno d'amore e a vivere i suoi ultimi giorni con una pienezza prima sconosciuta.
 Il suicidio - compiuto lanciandosi con l'auto in mare giù dalla scogliera a una curva delle strada - sarà il sigillo a una esperienza umana che egli percepisce come straordinaria.
 Sotto l'aspetto stilistico il libro è ammirevole: attraverso una scrittura estremamente pulita e precisa, minuziosa come quella di un verbale, ma filtrata attraverso il punto di vista necessariamente straniato di Iano, si raggiungono effetti di eccezionale trasparenza e, insieme, di notevole concretezza, che conferiscono al romanzo l'ideale fisionomia di un cristallo. 
 E' solo attraverso la sapiente gestione dei tempi narrativi - che ci consente di mettere a confronto lo Iano dopo il delitto per il quale è ricercato con quello di prima del delitto - che riusciamo a ricostruire il delirante percorso del protagonista e, in qualche modo, a oggettivare la sua condizione, che nella sua stravaganza egli vive con assoluta naturalezza. 
 Tale impostazione si traduce in un profondo rispetto delle facoltà interpretative del lettore, che è messo di fronte al resoconto dettagliato e assolutamente neutro di un'esperienza umana assai singolare, senza che gli sia data una chiave di decodifica di questa particolare vicenda diversa da quella - invero bizzarra - proposta dell'inaffidabile protagonista.
 Così, il piano della razionalità e quello dell'irrazionalità slittano l'uno sull'altro chiamando chi legge, sulla base della propria sensibilità e delle propria apertura alle più varie suggestioni, a inserire nella giusta prospettiva quanto viene raccontato.
 
In poche parole: il romanzo, avvalendosi di una scrittura di assoluto rigore e di grande precisione, capace di creare geometrie stilistiche di cristallina purezza, racconta la storia di un uomo - Iano - che, in seguito alla strana e inspiegabile apparizione di un ragazzo sconosciuto accompagnato da un cane a cui gli capita di assistere, si convince di essere destinato a perseguire una vita nuova, coltivando l'amore per una donna diversa da sua moglie. 
Questo "invasamento", simile a quello di coloro che, nei miti classici, venivano scelti da un dio per compiere un'esperienza fuori dal comune, si trasforma presto in vero e proprio delirio autodistruttivo che né la vicinanza degli amici, né l'intervento di uno psichiatra consentono al protagonista di arrestare. Anzi, con l'aggressione fisica dello psichiatra che lo ha in cura, il protagonista imbocca una strada senza ritorno, che lo porterà al definitivo rifiuto di tutto ciò che umanamente è stato fino a quel momento e, infine, all'inevitabile suicidio.
 
Voto: 7  

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