domenica 17 gennaio 2021

Peter Cameron, "Cose che succedono la notte", Adelphi


 Più che un romanzo onirico, What Happens at Night è un romanzo mistico: un libro in cui paure e desideri non sono solo il materiale da costruzione di una complessa cattedrale narrativa nella quale ogni particolare possiede un rilievo simbolico, ma diventano anche porte di accesso a un mondo sontuoso e strano, più vero del vero, concreto e invitante ma per nulla rilassante, come tutte le realtà a cui non si è abituati e sulle quali occorre riparametrarsi.
 Il libro inizia con una coppia di newyorkesi - marito e moglie - in viaggio in treno in un paese buio e freddo. Non viene detto di quale parte del mondo si tratti, ma l'onnipresenza della neve, l'essenzialità del paesaggio, la scarsità e la laconica impemeabilità degli abitanti, la severa cupezza dell'architettura dominante, le inflessioni misteriose e profonde della lingua parlata, e la tipizzazione degli stranieri che frequentano quella terra fanno pensare a una remota località della regione siberiana.
 La coppia si è recata lì per adottare un bambino dal locale orfanotrofio, dopo aver tentato inutilmente per anni di avere un figlio proprio; l'età non più giovanissima dei due e le condizioni di salute della donna - che ha subito un'isterectomia ed è gravemente malata, tanto che forse le rimane poco da vivere - renderebbe arduo ricorrere in patria a un normale iter adottivo.
 La donna soprattutto vuole più che mai un bambino perché sente la morte vicina, e desidera lasciare al marito qualcuno che gli faccia compagnia dopo la sua scomparsa, e gli ricordi il loro amore e gli anni passati insieme.
 Dopo essere scesi dal treno in una stazione semideserta, i due approdano al Borgarfjaroasysla Grand Imperial Hotel, un albergo immenso e vuoto, in cui le stanze hanno il pavimento ricoperto da una moquette folta e antiquata e sono scaldate da poderosi termosifoni di ghisa. La donna, stanchissima, si corica subito sotto le coltri pesanti del letto e si addormenta, mentre il marito torna nell'atrio monumentale dell'edificio e comincia a fare la conoscenza dei pochi, singolari personaggi che popolano l'hotel: innanzitutto Larus, il barista, un giovane alto, scuro e rigido, dai lineamente vagamente asiatici, che rimane eternamente impalato in un angolo dietro il bancone, davanti a una porta capitonné verde, a fissare il nulla; poi un equivoco uomo d'affari - mediatore nel settore petrolifero - che sembra avere qualcosa da nascondere e, con patente volgarità, comincia a fare al protagonista proposte oscene; infine Livia Pinheiro-Rima, un'artista ormai anziana ma ancora affascinante, che nella propria vita è stata trapezista in un circo, ballerina, cantante, attrice, e ora anima le serate degli sporadici clienti di quel grande albergo nell'estremo nord.
 Tutti costoro, ciascuno in modo diverso, incoraggiano l'uomo a confidare le sue pene e, a poco a poco, si trasformano, per lui e per sua moglie, nelle guide che svelano loro gli arcani di una dimensione diversa da quella che conoscono. In quella dimensione, ogni cosa assume una fisionomia diversa da quella apparente e l'esito di ogni iniziativa finisce per suggerire la possibilità che essa abbia uno scopo segreto differente da quello dichiarato. Presto si scopre che anche il viaggio dei due coniugi ricade in questa casistica.
 Non lontano dall'albergo, infatti, sorge non solo l'orfanotrofio, ma anche un altro grande edificio isolato - forse una ex scuola - presso il quale risiede padre Emmanuel, un misterioso guaritore; e le due realtà risultano segretamente legate. Quando marito e moglie cercano di recarsi all'orfanotrofio per conoscere il bambino che intendono adottare, il tassista, forse per errore, forse imbeccato da Livia Pinheiro-Rima, li porta dal guaritore. 
 
Peter Cameron
 
 Dopo quella visita apparentemente casuale - e dopo aver conosciuto a sua volta Livia Pinheiro-Rima - la donna inizia a sentirsi inspiegabilmente meglio. Addirittura, comincia a coltivare la convinzione di essere sulla via della guarigione e, assurdamente, di dover rinunciare all'adozione per riprovare ad avere figli propri, nonostante l'isterectomia subita lo renda ormai impossibile.
 Naturalmente, la convinzione della donna di essere destinata alla guarigione è fallace, e anzi il momento della morte per lei si sta avvicinando a grandi passi; eppure, nell'atmosfera ovattata dell'albergo, per il marito e per la moglie si compie un processo di trasfigurazione che porta entrambi a chiarire e a esplicitare i rispettivi desideri, e a identificarsi pienamente in essi.
 Questi desideri inducono l'uomo a coltivare la propria sete di vita e di avventura (che passa attraverso un paio di avventate e pericolose scorribande in compagnia dell'equivoco uomo d'affari, e si concretizza nell'effettiva adozione di un bel bambino dai capelli biondi, Simon, destinato a crescere solo con lui); e conducono la donna ad assecondare il suo desiderio di libertà e di riposo per abbandonarsi finalmente nelle braccia del sonno eterno (allontanandosi sempre più dal marito, la protagonista dimenticherà definitivamente la pratica dell'adozione, si affiderà totalmente a padre Emmanuel e morirà nella casa del guaritore).
 Il libro si conclude con l'uomo che, insieme a Simon, riprende il treno verso sud, cercando inutilmente di convincere Livia Pinheiro-Rima - che si è ormai trasformata per lui in una sorta di sostituto materno - ad accompagnarlo a New York e, poco dopo la partenza, in una piccola stazione di transito, incontra il fantasma della moglie avvolta in una calda pelliccia; i due si salutano affettuosamente e si congedano l'uno dall'altra, in una malinconica ma serena accettazione del loro diverso destino.
 E' un romanzo, questo, che sembra di leggere quasi sotto ipnosi: molto di quello che vi accade è inspiegabile, quasi assurdo, eppure il flusso narrativo riesce a catturare il lettore con un fascino magnetico, nutrendosi delle logiche che governano l'inconscio e strutturandosi sulla sua specifica grammatica. Si finisce così per trovare perfettamente plausibile, addirittura normale, quello che non siamo abituati a ritenere tale, ma che rivela rispondenze profonde nella nostra vita interiore. 
 L'abilità dell'autore è quella di modulare questo meccanismo attraverso uno strumento linguistico duttile, che designa gli oggetti con precisione, come fossero appigli a cui le nostre percezioni possono aggrapparsi con sicurezza, per farli svanire subito dopo in una nebbia di emozioni in cui il surreale arriva a prevalere sul reale.
 
In poche parole: Cose che succedono la notte è un romanzo che riesce a catturare il lettore con il fascino quasi ipnotico del flusso narrativo, sebbene quello che vi accade sia spesso inspiegabile e quasi assurdo. Nella singolare avventura di due coniugi newyorkesi in viaggio nella neve e nel buio di un Grande Nord, verso il luogo dove sperano di riuscire ad adottare quel figlio che non sono mai riusciti ad avere, avvenimenti, personaggi e oggetti, sebbene designati con precisione, sono solo apparentemente degli appigli sicuri per le nostre percezioni; ogni cosa viene subito avvolta da una nebbia di emozioni e trasfigurata surrealisticamente, nutrita delle logiche dell'inconscio e strutturata sulla base della sua specifica grammatica, in maniera tale da perdere aderenza rispetto alla realtà effettuale e da trovare rispondenze profonde nella nostra vita interiore.  
 
Voto: 7 

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