domenica 14 agosto 2016

Federico Buffa e Paolo Frusca, "L'ultima estate di Berlino", Rizzoli


 L’ultima estate di Berlino nasce come testo teatrale col titolo Le Olimpiadi del 1936, prima di diventare un romanzo. Si tratta della rivisitazione letteraria della storia delle ultime settimane di vita di Wolfgang Fürstner, Capitano della Wehrmacht, veterano pluridecorato della Prima guerra mondiale, responsabile della perfetta macchina organizzativa delle Olimpiadi di Berlino del 1936.
 Ma, nella distorta visione del mondo dei nazisti, le capacità personali, l’efficienza e le benemerenze acquisite servendo la patria nulla contavano al cospetto di una presunta “purezza” razziale; così, quando Der Judenkenner – un foglio di propaganda razzista tenuto in grande considerazione dai gerarchi del Partito – rivelò che Fürstner aveva un nonno ebreo, il Capitano venne rimosso dall’incarico proprio alla vigilia dell’evento tanto atteso, pur restando all’interno del comitato organizzativo in posizione subordinata.
 Le Olimpiadi furono per la Germania un grande successo da ogni punto di vista, anche per merito di chi tanto si era speso affinché tutto funzionasse a meraviglia; ma Fürstner, forse sconcertato dal vuoto che improvvisamente si era fatto intorno a lui, pochi giorni dopo la fine dei Giochi si suicidò con un colpo di rivoltella.
 Alfred Rosenberg, uno degli ideologi del nazismo, così commentò la notizia sul proprio diario, sprofondando involontariamente nel ridicolo: “Apprendo oggi 21 agosto del suicidio del capitano Fürstner, responsabile dell’organizzazione del Villaggio olimpico. Si era saputo da qualche tempo che aveva sangue ebraico. Ha ottemperato ai suoi doveri fino all’ultimo giorno delle Olimpiadi, e poi è caduto vittima di un esaurimento nervoso. Uno dei molti, tristi casi limite. Rispetto assoluto per questo gesto di dignità, che gli proviene certamente dal suo lato germanico!”

Wolfgang Furstner

 Il romanzo è narrato da un duplice punto di vista: da una parte ci sono i sentimenti e i pensieri sempre più cupi di Wolfgang Fürstner, che ragionando in prospettiva futura vede chiudersi rapidamente l’orizzonte per se stesso e per la Germania intera; una prospettiva tanto più dolorosa in quanto contemplata sullo sfondo della bellezza dei Giochi Olimpici, della grandezza di molti dei personaggi che allo spettacolo delle Olimpiadi del 1936 diedero vita, e dello sconfinato amore per lo sport che nutre il Capitano.
 D’altra parte ci sono le impressioni di Dale Warren, giornalista americano al seguito della delegazione di atleti spediti in Germania dal suo Paese – uno dei pochi personaggi del libro che non siano storicamente documentati −, insieme ammirato dall’efficienza tedesca, stupito dall’entusiasmo dei cittadini del Paese organizzatore, e infastidito dall’eccesso di militarismo e di soldatesca disciplina che si percepisce a Berlino.
 Le parabole di Fürstner e Warren, in quella memorabile estate, incrociano tanti uomini e tante donne le cui vicende meritano di essere raccontate. C’è, naturalmente, Jesse Owens (a proposito del quale non si fa cenno al rifiuto del Führer di stringergli la mano, un vero e proprio falso storico), che era trattato molto peggio negli Stati Uniti della segregazione razziale di quanto lo fu sui campi di atletica dell’Olimpiade tedesca.
 C’è Carl Ludwig “Lutz” Long, che a Berlino vinse la medaglia di bronzo nel salto in lungo e di Owens divenne amico, dopo avergli consigliato durante la gara come correggere il suo stacco per rendere il proprio salto più efficace.
 C’è Leni Riefenstahl, la regista di Hitler, donna dall’innato carisma, dal gelido magnetismo.
 C’è Avery Brundage, capo della spedizione americana nel 1936 e poi, nonostante il suo fervente filonazismo, a lungo presidente del Comitato olimpico internazionale nel corso del dopoguerra.
 C’è Eleanor Holm (in alcuni passi chiamata erroneamente Horn), campionessa olimpica nel nuoto per gli Stati Uniti durante le Olimpiadi di Los Angeles del 1932, espulsa dalla squadra americana da Brundage durante la traversata dell’Atlantico per il suo comportamento disinvoltamente anticonformista, divenuta corrispondente per diverse testate giornalistiche durante le Olimpiadi di Berlino, e in seguito stellina del cinema hollywoodiano e poi ricca ereditiera.

Federico Buffa

 C’è Werner Seelenbinder, possente campione tedesco di lotta greco-romana, fiero oppositore del regime in nome della propria ideologia comunista, che sarà arrestato e decapitato in un carcere nazista nel corso della Seconda guerra mondiale.
 C’è Glenn Edgard Morris, fantastico campione di decathlon che dopo le Olimpiadi recitò a Hollywood nel ruolo di Tarzan, a fianco di Eleanor Holm nei panni di Jane.
 Vi viene nominato persino James Naismith, l'inventore del basket, che a Berlino fu chiamato a consegnare le medaglie ai membri della squadra vincitrice del torneo.
 Ci sono diversi esponenti delle forze armate tedesche, dall’infame Ministro della guerra Werner Fritz von Blomberg al barone Werner Albrecht von Gilsa, tipico esponente dell’aristocrazia militare degli Juncker, che alla fine della Seconda guerra mondiale morì suicida dopo aver consegnato la piazza di Dresda, di cui era comandante, nelle mani dei Sovietici.
 La storia più commovente è però quella del coreano Sohn Kee-Chung, vincitore della Maratona di Berlino, dove fu costretto a gareggiare sotto la bandiera degli invasori giapponesi, dai quali − durante la cerimonia di premiazione − fece di tutto per manifestare la propria presa di distanza con passività tutta orientale. In patria, i giornalisti che sottolinearono le sue origine coreane furono duramente perseguitati. Nel 1988 fu l’ultimo tedoforo durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Seul, 52 anni dopo il trionfo berlinese. 
 Il libro è sicuramente godibile; se un difetto va sottolineato è quello dell'eccessiva enfasi di determinati passaggi, che si traduce nella rappresentazione quasi caricaturale di talune scene e di taluni personaggi. Un difetto che gli deriva, con ogni probabilità, dalla superfetazione a seguito di un testo teatrale.

Voto: 6+

Nessun commento:

Posta un commento