domenica 29 gennaio 2017

Erri De Luca, "La Natura Esposta", Feltrinelli


 La scrittura di Erri De Luca, sincopata, costruita su frasi brevi o brevissime, eminentemente paratattica, e impreziosita da un uso calibratissimo del lessico, induce al raccoglimento e alla meditazione: un effetto che l'autore riesce a ottenere forse grazie alla sua ben nota assiduità con le Sacre scritture.
 In questo romanzo, tale caratteristica è particolarmente evidente, e ben si attaglia al tema centrale dello sviluppo narrativo: la ristrutturazione - ricca di valori simbolici - di un crocifisso di marmo, capolavoro di uno scultore moderno, volta a restituire all'opera il profondo significato originario, compromesso da interventi successivi.
 Il racconto, condotto tutto in prima persona, procede dalla singolare esperienza del protagonista narratore, un anziano artista (che però si considera un semplice artigiano) capace in passato di raggiungere una certa notorietà, che vive in un piccolo villaggio alpino vendendo ai turisti i propri lavori - raffinate sculture in pietra e in legno - e ristrutturando le opere d'arte presenti nelle chiese delle valli circostanti. Alla sua attività ufficiale, l'uomo ne associa però un'altra: aiuta gli immigrati approdati in Italia e desiderosi di raggiungere il Nord Europa ad attraversare clandestinamente il confine, percorrendo impervi sentieri d'alta montagna. Anche il fabbro e il fornaio del villaggio svolgono lo stesso servizio; soltanto, loro si fanno pagare per quello che lo scultore si presta a fare gratuitamente. O meglio, lascia che i migranti versino la quota pattuita prima di mettersi in cammino, per poi restituirla loro quando li congeda oltre confine.
 Capita però che, un giorno, uno dei migranti racconti in un libro la sua avventura, e parli del passaggio in Italia e della singolare generosità della sua "guida"; d'improvviso il borgo montano e l'artista medesimo sono investiti da un'ondata di inattesa e indesiderata popolarità. Questo, naturalmente, segna anche la fine dei passaggi, per via dell'attenzione riservata da quel momento in avanti dalle autorità a quel tratto prima trascurato della frontiera.
 Il protagonista, ostracizzato dal fabbro e dal fornaio (che non possono più condurre liberamente i loro traffici), e guardato con sospetto da tutta la comunità del villaggio, decide allora di cambiare aria: andrà a svernare lontano dai monti, in una località sul mare a sud, e per mantenersi si metterà di nuovo sul mercato cercando qualche buona commissione.
 L'occasione di lavoro giunge presto, ed è più stimolante di quanto il vecchio artista sperasse: il parroco della "grande chiesa" del luogo è stato incaricato dalla Curia di trovare l'uomo giusto per restituire l'aspetto originale a un crocifisso in marmo nei primi del Novecento, concepito come un Cristo nudo e poi, nel primo dopoguerra, coperto con un brutto panneggio per via del cambio di mentalità e degli scrupoli del vescovo di allora.

Erri De Luca

 Il protagonista accetta subito quel compito delicato, rischioso, che altri artisti più quotati di lui hanno in precedenza rifiutato. Il problema tecnico più grosso che occorre affrontare è legato al fatto che il panneggio marmoreo è ancorato alla "natura", vale a dire alle parti intime del Cristo; rimuovendo il panneggio, si rimuove anche il sesso, e chi compie l'operazione deve poi ricostruire quanto del crocifisso va in frantumi.
 Messosi al lavoro, mentre svolge tutti gli studi storici e anatomici necessari per portare a termine l'incarico, l'uomo fa una scoperta sensazionale: in biblioteca si imbatte infatti nell'unica fotografia rimasta che documenti l'aspetto originale del crocifisso. L'immagine è sgranata ma inequivocabile: nella statua com'era un tempo, Gesù appeso nudo alla croce presentava un'evidentissima erezione. Il particolare non costituisce semplicemente e banalmente un tratto iperrealistico; vuole rappresentare invece l'assunzione su di sé da parte di Cristo di ciò che è umano nella sua totalità, fino all'umiliante esposizione della meccanica fisiologica delle parti intime del condannato, fino all'estremo, imbarazzante guizzo della vita subito prima della morte, visibile nei luoghi riposti della sensualità e del desiderio.
 La fase dell'analisi delle tecniche di riproduzione del sesso maschile nella statuaria antica, della scelta del marmo per la parte da ricostruire, della realizzazione del restauro, si intreccia con la singolare storia personale che coinvolge il protagonista, e che - tortuosamente - avvicina la sua vicenda sia a quella dell'autore della statua (morto in montagna subito dopo il compimento del suo capolavoro), sia a quella di Cristo, tradito, condannato ed appeso sulla croce nella sua inerme nudità.
 L'uomo, infatti, incontra mentre passeggia sulla spiaggia una giovane donna con la quale, a poco a poco, entra in intimità. Quando la relazione tra i due è ormai avviata, la donna, venuta a sapere dei "passaggi" dei clandestini a cui l'uomo si dedicava, chiede al restauratore di condurla per quei sentieri segreti. Solo che, al momento dell'accompagnamento - compiuto quando ormai l'opera di restauro è prossima al termine -, si scopre che altre sono le reali intenzioni di quella che sembrava avviata a diventare la compagna del protagonista, e che invece tenta di farlo uccidere da un misterioso complice con il quale progettava di espatriare segretamente, forse in fuga dalle forze dell'ordine.
 Vivo solo grazie al tempestivo intervento dei suoi ex amici - il fabbro e il fornaio -, capace ora di identificarsi fino in fondo con l'umanità di Cristo e con quella dello scultore della statua, che prima di lui era arrivato a sublimarsi in quel processo di immedesimazione, l'artista porta a termine la sua opera, accompagnando la sua realizzazione con la richiesta al parroco e alla Curia che il suo nome non compaia da nessuna parte.
 Il pene di Gesù, in marmo verde, leggermente più scuro rispetto a quello in cui è scolpito il resto della statua, prende infine il suo posto con il massimo della naturalezza, così come deve essere.
 Il libro è bello e godibile, la storia insolita e intrigante, e riesce ad arrivare al lettore con grande intensità. Qualche limite è riscontrabile nella meccanica dello sviluppo narrativo e, soprattutto, nella definizione della fisionomia dei personaggi: la donna che seduce e poi tradisce il protagonista finisce per essere più una funzione narrativa che un personaggio a tutto tondo, e gli ingranaggi di quella parte dell'intreccio in cui è coinvolta risultano un po' rugginosi (non si capisce bene chi sia e cosa abbia fatto il suo misterioso complice, perché sia necessario per lei appoggiarsi al protagonista per espatriare, e perché poi progetti di ucciderlo); lo stesso protagonista narratore, con tutta la sua abnegazione, con la sua esibita umiltà, con l'eccessiva ostinazione nel rifiutare qualsiasi titolo di merito, nell'arte come nella vita, finisce per ribaltare la sua apparente, assoluta modestia nel suo opposto speculare, vale a dire una estrema superbia e, agli occhi del lettore, diventa antipaticissimo (se così è consentito esprimersi a proposito di un uomo fatto di carta e di parole).
 Ma, a conti fatti, tutto ciò poco toglie all'innegabile valore di questo romanzo.

Voto: 7  

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