venerdì 17 luglio 2015

Caterina Emili, "L'innocenza di Tommasina", Indies g&a



 Bel libro, di quelli che riescono a stilizzare un mondo.
 Vittore Guerrieri è nato in Umbria, ma le maree della vita lo hanno per avventura depositato in Puglia, a Ceglie Messapica, dove ha trovato casa e si è inventato un mestiere come venditore di prodotti tipici locali per conto degli agricoltori della zona. Il lavoro è abbastanza agevole, e gli permette di guadagnare a sufficienza per pagare l’affitto, frequentare il solito bar e scialacquare quanto gli resta in una delle sue periodiche incursioni al casinò insieme all’amico Mario.
 Mario, originario di Ceglie, appartiene a una famiglia di sarti pantalonai, è dotato di una straordinaria verve narrativa, ed è il passepartout con cui Vittore riesce ad avere accesso a questa realtà tutta meridionale, modellata nella materialità di un ruvido dialetto che conserva un’impronta antica, quasi primitiva.
Primitivo anche nell’aspetto è soprattutto un personaggio che a Ceglie tutti conoscono: Cesara, “la gigantessa messapica” – una donna tanto grande nella figura da far pensare a una mitica stirpe di individui fuori misura forse vissuti nella notte dei tempi –, specialista nel turpiloquio e nella preparazione di inarrivabili leccornie, di solito imbandite esclusivamente a se stessa.
 È lei a coinvolgere Vittore nella triste vicenda di Tommasina, sua nipote, una ragazza timida e studiosa, dalla corporatura minuta e dalle smisurate poppe, che dopo essere partita per il nord Italia ed essersi ivi diplomata infermiera, è tornata a Ceglie in preda alla depressione, e si è impiccata nella casa della zia. Vittore deve recarsi a Torino per lavoro: forse lì, dove Tommasina ha studiato, potrà trovare tracce delle tre persone che, scrivendole terribili lettere colme di insulti, l’hanno indotta al suicidio.

 Caterina Emili

 Da Torino il filo della storia di Tommasina riporterà Vittore nella sua terra d’origine, a Perugia, dove dormono ricordi antichi che preferirebbe non risvegliare; e senza che egli possa impedirlo, la macchina di questa improvvisata indagine in cui si è impigliato lo trascinerà a poco a poco, fino a portarlo compromettere alcuni dei punti fermi della sua nuova vita: prima di tutto, allontanando da lui la silenziosa Lena, che è la sua donna, ma che in passato era la migliore amica della povera Tommasina, e accetterà per questo di farsi passivo strumento della terribile vendetta (una vendetta degna di un mito greco) di Cesara contro chi ha voluto tanto male alla ragazza da spingerla a uccidersi.
 Caterina Emili riesce a descrivere una realtà “sporca” e vera, senza esitare né di fronte alla rappresentazione dei suoi aspetti più urtanti né al cospetto della sua ostica sostanza linguistica, che arriva a permeare il carattere stesso dei personaggi, il loro modo di agire e di vedere le cose.

Voto: 7 

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