Bel libro, di quelli che riescono a stilizzare
un mondo.
Vittore Guerrieri è nato in Umbria, ma le
maree della vita lo hanno per avventura depositato in Puglia, a Ceglie
Messapica, dove ha trovato casa e si è inventato un mestiere come venditore di
prodotti tipici locali per conto degli agricoltori della zona. Il lavoro è
abbastanza agevole, e gli permette di guadagnare a sufficienza per pagare
l’affitto, frequentare il solito bar e scialacquare quanto gli resta in una
delle sue periodiche incursioni al casinò insieme all’amico Mario.
Mario, originario di Ceglie, appartiene a una
famiglia di sarti pantalonai, è dotato di una straordinaria verve narrativa, ed
è il passepartout con cui Vittore riesce ad avere accesso a questa realtà tutta
meridionale, modellata nella materialità di un ruvido dialetto che conserva
un’impronta antica, quasi primitiva.
Primitivo
anche nell’aspetto è soprattutto un personaggio che a Ceglie tutti conoscono:
Cesara, “la gigantessa messapica” – una donna tanto grande nella figura da far
pensare a una mitica stirpe di individui fuori misura forse vissuti nella notte
dei tempi –, specialista nel turpiloquio e nella preparazione di inarrivabili
leccornie, di solito imbandite esclusivamente a se stessa.
È lei a coinvolgere Vittore nella triste
vicenda di Tommasina, sua nipote, una ragazza timida e studiosa, dalla
corporatura minuta e dalle smisurate poppe, che dopo essere partita per il nord
Italia ed essersi ivi diplomata infermiera, è tornata a Ceglie in preda alla
depressione, e si è impiccata nella casa della zia. Vittore deve recarsi a
Torino per lavoro: forse lì, dove Tommasina ha studiato, potrà trovare tracce
delle tre persone che, scrivendole terribili lettere colme di insulti, l’hanno
indotta al suicidio.
Caterina Emili
Da Torino il filo della storia di Tommasina
riporterà Vittore nella sua terra d’origine, a Perugia, dove dormono ricordi
antichi che preferirebbe non risvegliare; e senza che egli possa impedirlo, la
macchina di questa improvvisata indagine in cui si è impigliato lo trascinerà a
poco a poco, fino a portarlo compromettere alcuni dei punti fermi della sua
nuova vita: prima di tutto, allontanando da lui la silenziosa Lena, che è la
sua donna, ma che in passato era la migliore amica della povera Tommasina, e
accetterà per questo di farsi passivo strumento della terribile vendetta (una
vendetta degna di un mito greco) di Cesara contro chi ha voluto tanto male alla
ragazza da spingerla a uccidersi.
Caterina Emili riesce a descrivere una realtà “sporca”
e vera, senza esitare né di fronte alla rappresentazione dei suoi aspetti più
urtanti né al cospetto della sua ostica sostanza linguistica, che arriva a
permeare il carattere stesso dei personaggi, il loro modo di agire e di vedere
le cose.
Nessun commento:
Posta un commento